Un “pellegrinaggio ecumenico” che ha portato i luterani dal luogo dello scisma del 1517, alla sede di Pietro, nel cuore della Chiesa Cattolica, da cui da mezzo millennio sono separati.
A pochi mesi dal 500° anniversario della Riforma e a tre settimane dal suo storico viaggio in Svezia, papa Francesco ha accolto in Vaticano, i rappresentanti della Chiesa luterana tedesca, dopo che, la scorsa settimana, aveva fatto altrettanto con gli anglicani inglesi, tenendo anche una celebrazione ecumenica dei Vespri con il loro primate Justin Welby a San Gregorio al Celio.
Anche l’incontro di oggi è qualcosa di cui rendere “grazie a Dio”, perché ormai “stiamo camminando sulla via che va dal conflitto alla comunione”, ha sottolineato il Santo Padre durante l’udienza concessa ai pellegrini luterani in Aula Paolo VI.
“Abbiamo percorso insieme già un importante tratto di strada – ha proseguito -. Lungo il cammino proviamo sentimenti contrastanti: dolore per la divisione che ancora esiste tra noi, ma anche gioia per la fraternità già ritrovata”.
Francesco si è rallegrato per la “presenza così numerosa ed entusiasta” di luterani in Vaticano, accolta come “un segno evidente di questa fraternità”, che “ci riempie della speranza che possa continuare a crescere la reciproca comprensione”.
Come richiama San Paolo, “in virtù del nostro battesimo, tutti formiamo l’unico Corpo di Cristo. Le diverse membra, infatti, formano un solo corpo”, pertanto “apparteniamo gli uni agli altri e quando uno soffre, tutti soffrono, quando uno gioisce, tutti gioiscono (cfr 1 Cor 12,12-26)”, ha ricordato poi il Pontefice.
“Possiamo continuare con fiducia il nostro cammino ecumenico, perché sappiamo che, al di là di tante questioni aperte che ancora ci separano, siamo già uniti”, ha aggiunto il Papa, rilanciando il ‘motto’ ecumenico avanzato per la prima volta da San Giovanni XXIII: “Quello che ci unisce è molto di più di quello che ci divide!”.
Di seguito, il Santo Padre ha rammentato lo scopo del suo viaggio in programma a Lund, in Svezia, il 31 ottobre e 1 novembre: fare “memoria, dopo cinque secoli, dell’inizio della riforma di Lutero” e ringraziare il Signore “per cinquant’anni di dialogo ufficiale tra luterani e cattolici”.
In realtà, ha spiegato, “parte essenziale di questa commemorazione sarà il rivolgere i nostri sguardi verso il futuro, in vista di una testimonianza cristiana comune al mondo di oggi, che tanto ha sete di Dio e della sua misericordia”.
Da tutti i cristiani, senza distinzioni, il mondo si attende una “testimonianza” che renda “visibile la misericordia che Dio ha nei nostri confronti attraverso il servizio ai più poveri, agli ammalati, a chi ha abbandonato la propria terra per cercare un futuro migliore per sé e per i propri cari”.
È proprio “nel metterci a servizio dei più bisognosi” che “sperimentiamo di essere già uniti”: è quindi “la misericordia di Dio che ci unisce”, ha affermato il Papa.
Ai giovani in particolare, il Vescovo di Roma ha chiesto di essere “testimoni della misericordia”. “Mentre i teologi portano avanti il dialogo nel campo dottrinale – ha detto loro – voi continuate a cercare con insistenza occasioni per incontrarvi, conoscervi meglio, pregare insieme e offrire il vostro aiuto gli uni agli altri e a tutti coloro che sono nel bisogno”.
In conclusione del suo discorso, il Pontefice ha esortato i luterani ad essere “liberi da ogni pregiudizio” e a fidarsi “solo del Vangelo di Gesù Cristo”, per diventare “protagonisti di una nuova stagione di questo cammino, che, con l’aiuto di Dio, condurrà alla piena comunione”.
Rispondendo alle domande degli ospiti odierni, papa Francesco ha ribadito uno dei suoi cavalli di battaglia: il proselitismo è il “peggior veleno contro l’ecumenismo”.
Ha poi sottolineato che “Ecclesia semper reformanda”, la Chiesa è sempre soggetta alle riforme, sebbene, nel corso della storia, molte di queste non siano state troppo “felici”, spesso “sbagliate” o “esagerate”. In ogni caso, ha aggiunto, “i più importanti riformatori nella Chiesa sono stati i santi”, molti dei quali, magari, non sono stati dei “teologi” ma “gente umile” e “con l’anima bagnata del Vangelo”.
Alla domanda di chi gli chiedeva cosa apprezzasse di più della chiesa luterana, ha risposto: “A me piacciono i luterani che seguono veramente la fede di Gesù Cristo”, mentre “non mi piacciono i cattolici tiepidi e i luterani tiepidi”.
È “ipocrita”, ha poi detto il Papa, “difendere il cristianesimo in Occidente” e “cacciare via un rifugiato, un affamato, uno che ha bisogno di aiuto”. Mentre l’ipocrisia è “il peccato che Gesù condanna di più”, un vero cristiano imita sempre il Buon Samaritano e trae spunto dalle Beatitudini.
La provocatoria domanda finale se l’è posta il Santo Padre a se stesso: “chi è più buono tra evangelici e cattolici?”. E la risposta – in tedesco – è stata: “Besser sind alle zusammen. Vielen Dank!”. Ovvero: “Meglio se sono tutti insieme. Molte grazie!”.
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Francesco ai luterani: “Il proselitismo, il veleno più forte contro l'ecumenismo"
Nell’udienza ai rappresentanti della Chiesa riformata in pellegrinaggio a Roma, Francesco esprime fiducia nel ritorno alla “piena comunione”