L’apertura per via giurisprudenziale alla stepchild adoption in Italia ha conosciuto stamattina una battuta d’arresto. La sesta sezione della Corte di Cassazione, infatti, non si è pronunciata sul caso di due uomini che chiedevano l’adozione del figliastro. La Suprema Corte ha rinviato gli atti alla prima sezione civile, che nel giugno scorso si era già espressa a favore dell’adozione di una bambina da parte, in quel caso, di una coppia di donne.
In piazza Cavour, davanti al Palazzaccio, un gruppo di manifestanti, composto da membri del Comitato Difendiamo i Nostri Figli (Cdnf) e da politici avversi alla legge sulle unioni civili (Giovanardi, Gasparri, Formigoni, Roccella, Quagliariello), si è radunato per esprimere disappunto rispetto ai tentativi della magistratura di “legittimare l’abominevole pratica dell’utero in affitto, che mercifica la donna e il nascituro”.
Tentativo che oggi sarebbe stato reso vano proprio da questo sit-in e dalla conseguente attenzione mediatica che è stata data al caso in questione. Lo ha sostenuto Carlo Giovanardi parlando con la stampa.
Il senatore di Idea stigmatizza tuttavia la scelta di affidare alla prima sezione la sentenza. Egli ha ricordato che la procura generale della Cassazione ha chiesto più volte che siano le sezioni unite a pronunciarsi su di un tema delicato quale la stepchild adoption.
Ricordando che già il Tribunale e la Corte d’Appello di Campobasso hanno respinto la richiesta dei due uomini di poter adottare il bambino (che non si sa se è stato ottenuto attraverso maternità surrogata), Giovanardi ha affermato che il presidente della Repubblica “non può tollerare” che “venga stravolta una regola fondamentale del nostro ordinamento giuridico che riserva alle sezioni unite della Cassazione il compito di pronunciarsi sulle questioni controverse di grande rilievo giuridico, politico, sociale e di costume”.
L’appello al capo dello Stato riecheggiava anche sullo striscione srotolato davanti al Palazzaccio: “Presidente Mattarella: il superiore interesse dei bambini è avere una mamma e un papà”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Giovanardi il suo collega Maurizio Gasparri (Forza Italia), secondo cui “non si può aggirare il Parlamento con sentenze spot”. Il senatore azzurro fa riferimento allo stralcio da parte del Senato della stepchild adoption dalla legge Cirinnà. Tuttavia “l’attuale confusione” – gli fa eco la deputata Eugenia Roccella (Idea) – “è stata prodotta da una maggioranza furbetta, che ha finto di stralciare l’adozione gay e, tramite il comma 20, l’ha di fatto demandata ai magistrati”.
Tema, quest’ultimo, che è stato ripreso anche da Massimo Gandolfini, portavoce del Cdnf. Il neurochirurgo bresciano ha precisato che “non si vogliono negare diritti civili legati alle persone”, ossia quelle “formazioni sociali” di cui parla la legge Cirinnà.
“Bisogna però tenere distanti i due istituti giuridici – ha aggiunto Gandolfini -: un conto è la formazione sociale tra persone di pari sesso che vivono un rapporto di affetto e mutuo soccorso, altro conto è la famiglia, che è basata su un patto sociale ed è adibita al mantenimento della prole, la quale garantisce la prosecuzione della società”.
Il portavoce del Cndf ha ricordato che la questione dell’adozione omosessuale “coinvolge l’intera nazione”, come è stato “plasticamente dimostrato con le due piazze gremite del Family Day”. Di qui la necessità che la sentenza su un tema così sensibile “abbia una rappresentazione massima nelle sezioni riunite della Corte di Cassazione”.
Gandolfini ha poi promesso che non è intenzione del Comitato deporre l’ideale ascia di guerra. “Ribadiamo come solenne il diritto del bambino di avere un padre e una madre – ha detto -. Qualsiasi tipo di alchimia giuridica che cercherà di negare questo diritto, ci vedrà sempre contrastanti”.
Comitato Difendiamo i Nostri Figli - ZENIT FC
Adozioni gay: protesta davanti alla Cassazione
Politici ed esponenti del Family Day chiedono a Mattarella di impedire che la stepchild adoption, bocciata dal Parlamento, venga legittimata dalle sentenze dei giudici