Daily meditation on the Gospel

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Liberati, liberi e liberatori!

Meditazione della Parola di Dio di lunedì 10 ottobre 2016 – XXVIII settimana del Tempo Ordinario

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Lettura
Oggi nel Vangelo seguiamo il resoconto di uno dei tanti scontri che Gesù ha avuto con i suoi oppositori. Specialmente con quelli che, avendo il cuore chiuso, si ostinavano a non credere. Anzi, lo sfidavano a compiere un ulteriore prodigio per accreditare la sua fama di taumaturgo e di messia. E ancora una volta il Signore ci ricorda che il prodigio che ci concede, l’unico che egli è disponibile a donarci, è la sua Pasqua di morte e risurrezione.
Meditazione
La fede non è un braccio di ferro con Dio e tanto meno una sfida lanciata a lui. Per questo c’è sempre bisogno di verificare e purificare le intenzioni con cui ci avviciniamo a lui. Non è un caso che Gesù senta il bisogno di ricordare alla folla che si accalca intorno a lui, e oggi lo ribadisce pure a noi, che forse il motivo di tanta ressa non è poi così nobile e disinteressato. Ogni generazione che cerca un segno, fuori da quello che il Signore ci vuole dare, diventa malvagia. Per capire quale segno chiediamo a Dio, il Vangelo precisa che è un segno dall’alto, cioè un miracolo, un prodigio, qualcosa di eclatante e stupefacente. E Gesù ci dice che su questo versante è assolutamente indisponibile. Nessun altro segno se non quello di Giona profeta, anticipo e profezia, lontana nel tempo ma sicuramente chiara e puntuale, della sua Pasqua di morte e risurrezione, di sofferenza e di gloria. Come Giona, infatti, è rimasto tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così lui è risorto dalla morte ugualmente al terzo giorno. La Pasqua, quale unico segno che possiamo chiedere per la nostra fede, ci interroga sulla incidenza che essa ha nella nostra vita. Alla predicazione di Giona Nìnive si convertì; e noi cosa facciamo del dono della risurrezione? Se e quanto ci smuove, ci cambia, ci converte? Qui ed ora, in Gesù, noi abbiamo più di Giona e di Salomone. Su questo teoricamente siamo tutti d’accordo. Ma questo ci spinge a convertirci, a cambiare vita, ad averne una nuova, ad essere nuove creature? Siamo cristiani della Pasqua, del Signore crocifisso e risorto per noi, o siamo di quelli che cercano non tanto il Signore ma i suoi miracoli? Questo ci interroga personalmente e comunitariamente. E deve continuare ad interrogare e scomodare ogni generazione di credenti, che si vuole chiedere se, per credere, le basta la sua Pasqua.
Preghiera:
Signore, rendici cercatori e testimoni della tua Pasqua. Fa’ che crediamo più al prodigio del tuo immenso amore, e non ai tanti segni che ti suggeriamo di compiere a sostegno della nostra fede. Convertici al tuo amore e alla tua Pasqua, perché possiamo vivere e morire sempre in attesa di celebrare in cielo la Pasqua definitiva.
Agire:
Cercherò e riconoscerò il Signore nelle cose umili e ordinarie della vita, e non starò a chiedere e aspettare la luna.
***
Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile MessaMeditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.

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ZENIT Staff

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