Prof. Rodolfo Papa / Courtesy Rodolfo Papa

La necessità dell’arte tra politica ed economia

Questo il titolo della conferenza che terrà il 12 ottobre il prof. Rodolfo Papa nell’ambito dei “Mercoledì dell’Accademia”

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Quali sono le indicazioni che la politica ha riservato e riserva al concetto di arte, nel nostro paese? Quali prospettive culturali ed economiche sono state pensate sul sistema strategico dell’arte? Dobbiamo ancora pensare le nostre accademie e le nostre università come durante gli anni orribili della guerra ideologica, negli anni della Guerra Fredda? O possiamo pensare un assetto culturale meno ideologizzato e più libero?
L’arte europea sta nuovamente riprendendo le proprie forme e si sta nuovamente orientando verso il figurativo, questa infatti è la grande novità che negli ultimi decenni sta fortemente emergendo in tutto l’occidente.
Purtroppo però molta parte delle forme artistiche che ancora circolano oggi nel “circo mediatico” sono effetti collaterali della “Guerra Fredda” che si è combattuta ferocemente, senza alcuna esclusione di colpi per oltre quaranta anni, in modo particolare, nei territori europei.
La pittura astratta e informale si è imposta a partire dal Novecento come espressione di libertà creativa, indipendenza dalle regole, dalle forme, dai contenuti, tanto che è ormai  un “luogo comune” che l’astrattismo sia pittura libera, di contro a ogni forma di figurativismo. Inoltre sembra  a molti parimenti indiscutibile che solo la pittura astratta sia la più legittima espressione della sensibilità moderna, tanto che la manualistica sembra occuparsi solo di essa. Anche mettendo da parte considerazioni teoriche, non si possono però ignorare studi storici, piuttosto documentati e ormai accettati dalla comunità scientifica, secondo i quali la pittura astratta fu un mezzo di “colonizzazione” culturale statunitense, studiato e pianificato addirittura dalla CIA. Il volume molto ricco (e apprezzato da più parti) di Frances Stonor Saunders, Who paid the Piper? The CIA and the Cultural Cold War, pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 1999 e tradotto in italiano nel 2004 con il titolo Gli intellettuali e la CIA. La strategia della Guerra Fredda Culturale ricostruisce un processo molto ampio ed argomenta che l’espressionismo astratto, inizialmente non apprezzato e ostacolato negli stessi Stati Uniti, fu poi prescelto come la migliore arma contro la cultura sovietica e contro ogni forma di realismo europeo, e dunque fu non solo finanziata e promossa, ma anche occultamente imposta dovunque la Guerra Fredda fosse combattuta.
Rileggere il secolo scorso alla luce di elementi storici di nuova acquisizione, permette anche di iniziare a condurre un bilancio culturale che ci possa permettere di pensare l’arte in maniera nuovamente libera da costrizioni ideologiche e farla uscire dalla “dittatura del relativismo” per poter nuovamente prendere il largo dopo un secolo di cattività forzata.
APPUNTAMENTO
Mercoledì 12 ottobre 2016 ore 18.00
Presso la sede dell’Accademia Urbana delle Arti
Piazza Enrico Dunant, 55 Roma  

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ZENIT Staff

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