Graziella e Arianna

Nella fierezza di una mamma che accudisce la figlia con energia e sollecitudine, la riconoscenza che Dio dimostra ogni volta che ci lasciamo “accudire” dalla sua misericordia

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Graziella, mia sorella, una mattina, per essere più libera di lavorare in cucina, mi chiede di sorvegliare la piccola Arianna che stava dormendo nella culla, appena si fosse svegliata. Accetto volentieri.
Avvertito il pianto di Arianna, subito apro la porta della sua stanzetta, accendo la luce e vedo la piccola sporca dalla testa ai piedi, quasi un gomitolo di disperazione. Nulla di più normale; ma io, sebbene con qualche esitazione, mi avvicino e allungo le mie braccia per prenderla in braccio. La piccola si gira dall’altra parte, facendomi capire che non voleva essere raccolta se non dalla mamma.
Torno in cucina e chiamo Graziella: “Arianna vuole solo te”. “Vengo subito”, mi dice lei con un sorriso. Intanto io ritorno accanto alla culla e attendo curioso di vedere come se la sarebbe cavata la mamma. Lei apre la porta: un sorriso diretto alla figlia che subito trasforma la sua disperazione in una festa di piedini e di manine che si agitano.
La mamma allunga le braccia verso la culla, la piccola Arianna alza le sue manine con gridolini di gioia. Tutto senza alcuna esitazione né da una parte , né dall’altra.
È l’abbraccio. Avrei voluto fermare, in una foto, questa scena. È la gioia della misericordia che sposa la miseria; è l’esultanza della miseria che si lascia sposare… “e fecero festa”.
Graziella se la stringe al petto e, canticchiando “tesoro mio”, la porta nella stanza accanto. Dopo alcuni minuti le vedo tornare: la mamma gioiosa e fiera con in braccio la piccola che, lavata, profumata, vestita a nuovo, tutta tranquilla giocava con la collanina di mamma.
Mi sono ritirato un attimo per scrivere su un pezzo di carta questo momento così prezioso tra mamma e figlia, ma non meno importante per me. La mamma aveva preso in braccio la piccola così com’era; e così com’era la piccola Arianna si è lasciata raccogliere e abbracciare. Ecco perché Arianna voleva solo la mamma. Nessun rimprovero dalla mamma. Nessuna esitazione dalla bambina.
Quest’abbraccio è la festa della misericordia di Dio. È Lui la mamma, la pulizia, il profumo, il vestito nuovo. Come Arianna, anch’io, anche tu siamo pregati di donare ogni volta a Dio la gioia di potersi prodigare: “C’è più gioia in cielo”.
Con gioiosa sorpresa ho visto cosa avviene in me ogni volta che, così come sono, mi lascio abbracciare da Dio; nella fierezza della mamma che accudisce la figlia con tale energia e sollecitudine ho intravisto la riconoscenza che Dio ci dimostra ogni volta che ci lasciamo “accudire” dalla sua onnipotente misericordia.
Ecco perché a queste righe darei per titolo: “Così Dio con me, così io con Dio!”
Ciao da padre Andrea
***
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Andrea Panont

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