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Dio rimane fedele

Meditazione della Parola di Dio di domenica 9 Ottobre 2016 – XXVIII del Tempo Ordinario, Anno C

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Lettura
Il Vangelo sembra raccontarci una delle tante guarigioni operate da Gesù nel suo intenso ministero. Ma non è soltanto o tanto una guarigione dalla lebbra fisica. È, invece, una purificazione profonda di tutto l’uomo, della sua condizione e dal suo peccato. Siamo di fronte a quell’offerta totale di salvezza che soltanto Gesù può donare sempre e a tutti. Ad essa anche noi possiamo attingere, se vogliamo essere creature nuove.
Meditazione
Nel cammino di Gesù, la Galilea e la Samarìa non sono mai la meta. Egli le attraversa, perché la meta per lui e per ogni vero profeta, ieri come oggi, è soltanto Gerusalemme. Quella è la meta di ogni umano pellegrinaggio e peregrinare. Alla Gerusalemme terrena ci sforziamo di arrivare seguendo il nostro Maestro e, nella Gerusalemme del cielo, speriamo di riposare in pace e per sempre. In questi dieci lebbrosi, costretti a vivere una vita sfigurata, puzzolente e a brandelli, è facile scorgere la nostra comune condizione. Ma nell’incontro con Gesù, tutto può cambiare, anche noi. A condizione di fare nostro quel grido: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». E soprattutto con la disponibilità a fare nostra la sua terapia, la sola che ci rimette nuovamente in cammino di purificazione e di conversione. Tuttavia, per un percorso di autentico cambiamento, è veramente essenziale la disponibilità a dire grazie a quanti, in questo cammino, ci danno una mano per purificarci e liberarci dal peccato e dall’egoismo. Ma noi, veramente e concretamente, con chi stiamo? Con quell’uno: ieri samaritano, oggi immigrato, sbandato, drogato, emarginato e disprezzato, ma capace di essere grato e di restituire riconoscenza per l’aiuto ricevuto; o con gli altri nove, ugualmente guariti, sicuramente nel corpo ma non nel cuore? Perché la guarigione del cuore si misura dalla riconoscenza, dalla gratitudine, dal saper ritornare sui propri passi per dire grazie del bene e dei benefici ricevuti. E questo, sapendo che nella vita nulla ci è dovuto, perché tutto è e resta dono. Questo è un vero miracolo, ciò che soltanto la fede in Dio riesce a compiere. Perché solo la fede riesce ad aprirci il cuore agli altri, a rimetterci nuovamente “in piedi” e a darci la forza per riprendere il cammino alla sequela dell’unico Maestro. Ma egli ci troverà, qualche volta, davanti a sé per ascoltare il nostro grazie?
Preghiera
Signore, aiutaci a non avere paura della nostra lebbra, né di quella degli altri, ma di averne tanta del nostro egoismo e del nostro orgoglio. Aiutaci a confessare il nostro peccato per essere sempre traboccanti di riconoscenza non soltanto con te, ma anche con gli altri, sempre e senza distinzioni.
Agire
Oggi non esiterò a manifestare la mia riconoscenza, dicendo grazie a tutti, anche alle persone a cui mi riesce difficile farlo, e anche per le cose date per scontate.
***

Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensileMessaMeditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.

 

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ZENIT Staff

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