Nonostante lo sviluppo tecnologico ed economico della società di massa, povertà e violenza persistono in molte parti del mondo. Occorre quindi ripensare lo sviluppo globale, nella sua identità e nelle sue dinamiche. Intorno a questa constatazione si è snodata la riflessione dell’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel corso di una riunione a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
“In troppi angoli del nostro mondo bambini e giovani crescono secondo le regole della guerra e non secondo quelle della pace”, ha affermato il presule nel suo intervento, riportato da L’Osservatore Romano. “Persistenti conflitti politici ed etnici, persecuzioni e atrocità di massa, estrema povertà e disuguaglianze crescenti costringono molti a diventare rifugiati e migranti, dislocano innumerevoli individui e distruggono case e proprietà”.
In effetti, ha detto Auza, “è un diritto basilare di ciascun individuo quello di restare in pace e godere di quella sicurezza che fornisce il fondamento e la stabilità necessari per uno sviluppo sociale durevole”. Il delegato vaticano presso l’Onu ha inoltre messo in rilievo soprattutto la condizione delle centinaia di migliaia di sfollati costretti a fuggire, abbandonando le proprie case e i propri beni.
Queste persone “rischiano la loro vita nelle mani di trafficanti di esseri umani”, ha sottolineato. Se sono fortunati, “raggiungono la loro destinazione, quella desiderata o una qualsiasi, ma in molti casi incontrano più ostilità, paura, ansia, razzismo e perfino xenofobia”. Per questo è necessario ripensare l’accoglienza, “i migranti — ha ricordato mons. Auza — vanno considerati come l’opportunità di una crescita umana sociale più pura e ricca”.