Mostra "Christus heute" (2011)

Wikimedia Commons - Daskunstmuseum, CC BY-SA 3.0

Uno sguardo completo all’essere umano

La prof.ssa Renata Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo all’Università Europea, illustra il percorso formativo offerto dalla sua cattedra: il passato al servizio del presente

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Studiare la Storia non significa solo tuffarsi nel passato, ma anche guardare al futuro. La conoscenza delle proprie radici favorisce la conoscenza di noi stessi e ci aiuta a sviluppare il dialogo con altre religioni e culture. ZENIT ne ha parlato con la prof.ssa Renata Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma.
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Prof.ssa Salvarani, ci può parlare della sua esperienza come docente all’Università Europea di Roma?
All’inizio dell’ottavo anno del mio impegno in questa Università, apprezzo soprattutto la libertà nell’affrontare i temi e le questioni storico culturali, la disponibilità ad iniziare progetti innovativi, oltre al dinamismo degli studenti, la maggior parte dei quali è aperta a vivere in una dimensione internazionale.
Quanto è importante, oggi, conoscere e insegnare ai giovani la Storia del Cristianesimo?
È l’approccio più complesso e più appassionante al fare storia. Presuppone uno sguardo completo all’essere umano, nella sua ricchezza, in una prospettiva universale e richiede competenze diversificate: metodi propri della storia, teologia, liturgia, scienze sociali, storia delle istituzioni. Legge i mutamenti indotti dal Cristianesimo nelle società e, al contempo, le trasformazioni delle comunità cristiane nei secoli, il cambiamento dei loro modi di essere nel mondo. Significativi sono anche i rapporti interconfessionali e le relazioni fra gruppi religiosi diversi. Per questo, oggi, questi studi sono di grande importanza. Per chi è cristiano, portano a guardare a noi stessi, al percorso bimillenario che ci ha portato ad essere ciò che siamo, dentro la storia e dentro la storia delle Chiese. Per tutti, aiutano a capire le dinamiche, i meccanismi e la varietà dei fattori che interessano le società e le identità, in relazione con il problematico contesto globale e interculturale in cui ci ritroviamo. Gli studenti manifestano sempre un grande interesse per queste tematiche e, con i loro occhi nuovi, pongono interrogativi molto stimolanti anche sul piano della ricerca. Le tesi di laurea e di dottorato che ho seguito in questi anni dimostrano il buon livello raggiunto anche sul piano metodologico e contenutistico grazie a questa passione.
L’Università Europea di Roma rivolge un’attenzione particolare al patrimonio culturale di Roma e dell’Italia. Può parlarci dei progetti dell’UER su questi temi?
La collocazione dell’Università Europea a Roma, insieme con la sua vocazione internazionale, la rendono naturalmente un luogo privilegiato per conoscere le bellezze della città e per approfondire i valori delle culture del vecchio continente proprio a partire dal patrimonio artistico e archeologico. Le proposte attivate nell’ambito delle humanities sono state elaborate all’interno dei corsi di laurea in Storia, ma sono rivolte a destinatari molto diversificati. Il Corso di Alta formazione per Guide turistiche, l’unico in Italia a conferire un titolo di livello universitario per questi professionisti e per i giovani che si avvicinano a questa attività, è arrivato alla terza edizione: unisce lezioni teoriche, simulazioni di visite guidate, sopralluoghi diretti e progettazioni individuali. Il Corso di Perfezionamento per Operatori della valorizzazione è incentrato sul patrimonio ecclesiastico sparso nella Penisola e oltre ed è accessibile anche ai diplomati. Quest’anno si aggiunge il programma Discovering Rome, una introduzione alla città e all’eredità europea articolata in lezioni e visite nei luoghi d’arte meno noti e più esclusivi della capitale. Può essere richiesto in lingue diverse ed è rivolto sia agli appassionati, sia agli studenti stranieri. Altri progetti, ancora in fase di studio, riguardano l’ambito delle digital humanities.
Il mondo della cultura può offrire opportunità di lavoro ai giovani?
Sì, a Roma e in Italia in particolare, ma a condizione che acquisiscano conoscenze tecniche specifiche, una buona padronanza delle nuove tecnologie e abbiano capacità imprenditoriali. Sappiamo bene che non è facile, ma molti di loro sono davvero motivati e sono consapevoli delle potenzialità del nostro Paese. Per questo, per aiutarli a inserirsi in un contesto complesso, i corsi dell’Università Europea di Roma prevedono sempre progettazioni sul campo e incontri con operatori, conservatori, manager: l’obiettivo è il passaggio da conoscenze teoriche alla capacità effettiva di operare e di farsi apprezzare, anche grazie alla conoscenza diretta di problematiche e persone.

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Carlo Climati

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