L’ozono è un gas formato da molecole triatomiche di ossigeno, una struttura chimicamente instabile che lo porta a combinarsi molto facilmente con altri elementi: uno dei tre atomi di ossigeno si lega ad altre strutture molecolari, creandone nuove. Tutto questo può avvenire anche nel nostro organismo, influenzando il metabolismo e la vita delle cellule. Per chiarire il funzionamento dei processi chimici originati dalla somministrazione medica di ozono, che hanno effetti benefici nel corpo umano, nel primo numero di OzoneTherapy (rivista medico-scientifica, in lingua inglese, della Sioot, Società scientifica di ossigeno-ozono terapia, scaricabile gratuitamente dal sito http://www.ozone-therapy.org/) è stato pubblicato l’articolo Oxygen-ozone therapy: paradoxical stimulation of ozone. Gli autori sono il professor Luigi Valdenassi, Docente presso l’Università di Pavia e membro del Direttivo Sioot, il professor Marianno Franzini, Presidente e fondatore di Sioot e Docente Università di Pavia, il dottor Vincenzo Simonetti, membro del direttivo Sioot, e il professor Giovanni Ricevuti Ordinario Università degli Studi di Pavia e direttore di OzoneTherapy.
Il principale obbiettivo dell’articolo è spiegare questa proprietà “paradossale” dell’ozono per cui, nonostante si tratti di una sostanza ossidante, può stimolare reazioni chimiche antiossidanti e benefiche per l’organismo, se somministrato nei tempi, modi e quantità giuste. “L’ozono – scrivono gli autori – una molecola degna di nota per la sua particolarità, è stato a lungo guardato con sospetto in quanto possibile generatore di radicali liberi e patologie correlate. Ma è importante distinguere tra i danni ossidativi provocati dai radicali liberi, caratterizzati da modifiche irreversibili a livello molecolare, e gli effetti fisiologici provocati dai radicali liberi, caratterizzati invece da reversibili e selettive alterazioni chimiche, che sono potenzialmente adatte a diventare parte attiva nei vari meccanismi di regolazione del metabolismo, con effetti positivi su diverse patologie”.
“Paradossalmente – si legge ancora nell’articolo – nonostante l’ozono sia una molecola ossidante, aumenta le proprietà antiossidanti dei tessuti e delle strutture su cui agisce. E l’efficacia dell’ossigeno-ozono terapia si basa esattamente su un controllato e moderato stress ossidativo prodotto dalle reazioni dell’ozono con le differenti componenti biologiche dell’organismo”. Paragonato all’ossigeno, l’ozono è “una molecola più pesante e dieci volte più solubile nell’acqua”. Caratteristiche importanti per capire la rapidità con cui si combina con altri elementi. Se infatti, per esempio, “quando l’ossigeno entra in contatto con il plasma nel sangue, ha una solubilità molto lenta e satura solo l’emoglobina”, l’ozono invece si combina istantaneamente con diversi tipi di molecole, avviando una serie di reazioni chimiche che “aumentano la produzione di enzimi antiossidanti”, con effetti benefici sulla vita e il funzionamento delle cellule nelle zone in cui è somministrato.
“Questo meccanismo – spiegano gli autori – rappresenta la base della comprensione del fenomeno paradossale per cui una molecola ossidante innesca, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, una forte reazione antiossidante. Ovviamente, per ottenere un effetto terapeutico, e non dannoso, dallo stress ossidativo indotto dall’ozono, questo deve essere somministrato con precisione in quantità e concentrazioni ben definite. Solo in un ambito selezionato, chiamato finestra terapeutica, l’ozono può avere una reale efficacia clinica, inducendo stabilità nell’equilibrio dell’ossidoriduzione e conferendo alle cellule una maggiore resistenza ai traumi ossidativi. Tutto questo avviene in base al tipo di patologia trattata, al suo avanzamento e alle caratteristiche del singolo paziente”.
Il tutto si collega alla questione dei radicali liberi: si tratta di molecole molto reattive chimicamente, che si formano in diversi processi del corpo umano. Tendono a combinarsi prevalentemente con grassi, proteine e acidi nucleici. Le cellule possiedono alcuni strumenti, come per esempio degli enzimi specifici, per metabolizzare e neutralizzare i radicali liberi, ma quando la loro concentrazione diventa troppo alta, il funzionamento della cellula può risultare compromesso anche in modo irreversibile.
“È necessario sottolineare – sostengono gli autori – il fatto che, fino alla seconda metà del XX secolo, la ricerca sui radicali liberi ha reso il loro nome sinonimo di eventi molecolari nocivi. Solo nei primi anni del nuovo secolo, le nuove conoscenze hanno sostanzialmente cambiato questo concetto, conferendo ai radicali liberi un potenziale funzionale che permea quasi tutti i fenomeni biologici. Perciò abbiamo la prova che i radicali liberi hanno un’importanza biologica (fenomeno di ossidoriduzione) e giocano un importante ruolo nella trasmissione di segnali fra cellule e tessuti per la regolazione delle funzioni organiche”.
Tutte queste considerazioni portano Valdenassi, Franzini, Simonetti e Ricevuti ad affermare che: “Dopo parecchi anni di ricerca scientifica e accurata pratica clinica, l’ossigeno-ozono terapia continua a rappresentare un metodo pieno di prospettive e nuove opportunità”. La speranza è che queste nuove prospettive e opportunità si confermino tali e siano destinate ad aumentare sempre più.
WIKIMEDIA COMMONS
Ozono: l’ossidante antiossidante
Un articolo su “OzoneTherapy”, rivista medico-scientifica della Sioot, illustra i benefici dell’ozonoterapia nel metabolismo delle cellule