Disbiosi: il rimedio è nell’ozono

Il prof. Fortunato Loprete illustra la sua terapia, che può vantare circa 10mila pazienti trattati con successo

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“Subito dopo la laurea in medicina, circa 30 anni fa, ho scelto di praticare l’ozono-terapia, insieme all’attuale presidente della SIOOT, il prof. Marianno Franzini, avvalorando da subito le proprietà terapeutiche e biologiche dell’ozono”. A dirlo è il prof. Fortunato Loprete, docente di ossigeno-ozono terapia presso l’università di Pavia, medico estetico e nutrizionista, specializzato nella cura delle disbiosi. A colloquio con ZENIT, lo specialista ha illustrato altre particolarità della sua prassi medica.
Prof. Loprete, cosa si intende per disbiosi?
La disbiosi è un’alterazione funzionale della mucosa del colon e dalla conseguente modificazione della flora intestinale, con prevalenza di colonizzazioni anaerobiche di tipo batterico, fungine e parassitarie.
E da cosa è scatenata?
Alimentazione scorretta, stress, vita sedentaria e abuso di farmaci, soprattutto l’uso scorretto di antibiotici: sono tutti fattori che alterano la flora batterica intestinale, trasformandola in terreno acido, fertile per i patogeni.
E quali sono gli effetti sulla salute?
Le alterazioni della mucosa intestinale provocano a livello organico un allargamento delle giunzioni del colon, per cui gli alimenti non più correttamente processati, scatenano una reazione del sistema immunitario locale. Ed è per questo che all’incirca il 30% della popolazione totale, soffre di mal di testa, gonfiore, sonnolenza, coliti, stipsi, diarrea e intolleranze alimentari. L’intestino, non a caso, è considerato il nostro secondo cervello, perché coadiuva e condivide gli stessi mediatori del cervello.
Quindi le intolleranze sono reali o si tratta di un ‘fenomeno di costume’?
Le intolleranze sono in realtà un risultato della disbiosi intestinale. L’alterazione della mucosa causa un malassorbimento dell’alimento, che non essendo perfettamente processato, scatena una reazione immunitaria e quindi il fenomeno dell’intolleranza. Pertanto, non va demonizzato l’alimento in sé, ma si deve attuare un programma sinergico di dieta disintossicante e trattamento con l’ozono, che grazie alle sue proprietà antibatteriche, trofiche, antifungine e immunostimolanti riporta l’intestino a uno stato di eubiosi ossia di sano equilibrio batterico. La buona notizia è che riprogrammando così l’intestino, si possono re-ingerire anche gli alimenti “incriminati”.
Quanti pazienti con disbiosi ha curato con successo?
Finora ho trattato 10mila pazienti con successo, tramite ozonoterapia e la dieta. Da nutrizionista ho istruito i pazienti a uno stile di vita corretto: movimento, regime alimentare sano, congiuntamente al trattamento con ossigeno-ozono. I cibi da assumere con moderazione sono: le farine raffinate, gli insaccati, le fritture, i grassi saturi, i conservanti, la carne rossa. Tutti alimenti che, se consumati quotidianamente, sono responsabili delle disbiosi, di gastriti e ulcere.
E in che consiste il trattamento medico con O3?
L’ossigeno-ozono terapia consigliata nella cura delle disbiosi consiste in 15-20 sedute di insufflazione rettale e nel bere almeno mezzo litro di acqua iperozonizzata al giorno.  L’insufflazione rettale viene pratica con un mini sonda di circa 14 mm e con l’insufflazione di circa 250 ml di miscela gassosa. La concentrazione di ozono dipende dalla condizione iniziale del paziente e viene determinata dal medico, secondo specifici protocolli SIOOT. Dopo la prima fase di attacco, si consiglia una seduta al mese di mantenimento, insieme a un regime alimentare corretto e ricco di fibre.
E all’incirca a quanto si aggira il costo per seduta?
Il costo per il trattamento con ossigeno-ozono terapia varia da regione a regione, ma è compreso tra i 50 e i 100 euro a seduta. Se è praticato con costanza, insieme all’assunzione quotidiana di acqua iperozonizzata – prodotta con un apposito apparecchio brevettato OM3 – si scongiurano le recidive, il tutto senza nessun effetto collaterale, in modo completamente fisiologico.
Si parla sempre di più di correlazione tra disbiosi intestinali e patologie croniche neuro-vegetative, non da ultimo, l’Alzheimer.
Sì, il principio è sempre lo stesso, l’infiammazione della mucosa intestinale genera ipossia (assenza di ossigeno), acidosi e quindi la colonizzazione batterica, favorendo l’insorgere di altre patologie: colite ulcerosa, sindrome metabolica, diabete mellito, Alzheimer, morbo di Chron e persino il cancro, nei pazienti geneticamente predisposti. La ricerca condotta dai ricercatori Giovanni Frisoni e Annamaria Cattaneo del Fatebenefratelli di Brescia dimostra la correlazione tra certi batteri intestinali e l’insorgenza dell’Alzheimer. L’unica strada è la prevenzione ossia ozonoterapia e uno stile di vita corretto.

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Rita Ricci

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