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Parolin: "Francesco in Georgia e Azerbaigian come un amico"

In un’intervista al CTV, il Segretario di Stato illustra i temi portanti del 16° viaggio apostolico internazionale di Francesco: incontro, riconciliazione, pace

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“Come un amico”. Così Papa Francesco si presenterà in Georgia e in Azerbaigian, i due paesi caucasici che visiterà da domani, 30 settembre, fino al 2 ottobre. Ad affermarlo è il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nella consueta intervista con il CTV alla vigilia della partenza, durante la quale illustra i temi portanti di questo 16° viaggio apostolico internazionale: incontro, riconciliazione, pace.
Il viaggio, sottolinea il porporato, completa la visita nel Caucaso meridionale che il Pontefice ha iniziato nel mese di giugno visitando l’Armenia. “Si tratta di tre Paesi di molta storia e di antica cultura, ma anche diversi tra di loro. Era abbastanza naturale che il Santo Padre li visitasse tutti e tre” e che li visitasse, come sempre, “come un amico, soprattutto per incontrare: incontrare le persone, incontrare le realtà così differenziate, per incontrare i popoli, per favorire questa cultura dell’incontro che gli sta tanto a cuore”.
Ovviamente “a questa cultura dell’incontro è vincolato tutto il tema della pace”, rimarca il cardinale. “Quindi il Papa certamente porrà al centro del suo insegnamento e della sua presenza proprio questo favorire in ogni modo la pace, la riconciliazione e l’intesa. Poi, come sempre, c’è l’incontro con la Chiesa cattolica per incoraggiarla ad andare avanti nella sua vita e nella sua missione”.
“Certo – osserva Parolin – questa è terra di confine e le terre di confine sono terre di particolare ricchezza e vivacità, ma allo stesso tempo soffrono di particolari tensioni, di tanti conflitti, di lacerazioni”. Allora “la parola del Papa potrà essere davvero una parola che invita a fare quello che lui dice spesso: fare delle differenze non motivo di conflitto ma di arricchimento reciproco”. “È la grande sfida dei nostri giorni e certamente sarà una sfida che il Papa rilancerà anche in questa terra”, assicura il porporato; “d’altra parte ci sono anche segnali positivi, incoraggianti che si sta tentando di superare certe tensioni, e anche questi il Papa cercherà di appoggiare, di sostenere, di promuovere”.
Sulla situazione e le sfide della Chiesa e della società in Georgia, il Segretario di Stato ricorda che il Paese è stato uno dei primi ad aver accettato il cristianesimo in forma ufficiale attraverso l’opera evangelizzatrice di Santa Nino, nel IV secolo. “Ancora oggi la caratteristica, l’impronta della società georgiana è cristiana. Il Papa va anche per incontrare questa Chiesa, la Chiesa ortodossa georgiana, il suo catholicos patriarca Ilia II per cercare di stringere, favorire e promuovere reciproci legami di amicizia”.
In particolare, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, essa – spiega Parolin –  “è certamente una realtà minoritaria, una realtà piuttosto piccola, limitata, ma che ha una presenza significativa in tutte le regioni del Paese attraverso i suoi tre riti — latino, armeno e assiro-caldeo — e realizza molte altre opere, oltre che dal punto di vista pastorale, soprattutto nel campo della carità e dell’assistenza e anche nel campo educativo”.
Da rilevare poi il fatto che la Chiesa cattolica in Georgia gode di uno statuto giuridico ben preciso. “Questo evidentemente aiuta il suo inserimento in quella realtà e lo svolgimento della sua attività e della sua missione”. Pensando alle sfide, Parolin ne evidenzia soprattutto una: i rifugiati, sia quelli che vengono dai Paesi mediorientali che si trovano nella situazione di conflitto (vista anche la vicinanza geografica di questo Paese), sia gli sfollati interni che hanno dovuto abbandonare i luoghi d’origine a causa dei conflitti degli anni recenti. “Una delle sfide è proprio come far fronte a questa emergenza e a questa presenza di gente che ha dovuto lasciare la propria casa”, afferma il cardinale.
Dell’Azerbaigian dice che “si sforza di essere un Paese che promuove la tolleranza fra le varie religioni e le varie culture presenti”. “Questo è di fondamentale importanza nel nostro mondo: favorire l’incontro”, osserva il Segretario di Stato. Anche lì “le attività della Chiesa cattolica godono di un riconoscimento giuridico che permette di lavorare, di assistere adeguatamente i cattolici che vivono in questo Paese, e nello stesso tempo si sforza di impegnarsi nel dialogo con l’islam e con le altre comunità presenti. Anche qui è una presenza piccola ma significativa che contribuisce, insieme alle altre realtà, al bene del Paese”.
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ZENIT Staff

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