Maronite Cathedral in Aleppo

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Mons. Zenari: “Quando i giovani vanno via dalla Siria è come un nuovo bombardamento”

Il nunzio apostolico a Damasco interviene alla riunione del Cor Unum sull’emergenza in Medio Oriente. Mons. Dal Toso: “Per la pace è fondamentale l’educazione”. Mons. Audo: “Aiutateci a rimanere nel nostro paese”

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Un obiettivo di breve termine e due di medio-lungo termine: innanzitutto, favorire gli aiuti umanitari; poi, portare la pace e permettere ai profughi del Medio Oriente di tornare nelle loro martoriate terre. Sono alcuni dei punti trattati durante la riunione annuale sull’emergenza in Siria e in Iraq, tenutasi oggi alla Pontificia Università Urbaniana e promossa dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”.
I rappresentanti della Santa Sede (oltre ai membri del Cor Unum, è intervenuto il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher) si sono dunque confrontati con l’ONU, con la Caritas e con i nunzi e i vescovi mediorientali, in un dibattito a porte chiuse, preceduto dall’udienza di stamattina con papa Francesco.
A margine delle sessioni di lavoro, ZENIT ha avvicinato alcuni dei relatori, a partire dal segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, monsignor Giampietro Dal Toso, che ha parlato di una discussione mattutina molto “ricca e proficua”, corroborata dall’incoraggiamento del Santo Padre, che “ha ribadito il senso del nostro impegno, il senso di responsabilità per le comunità cristiane, l’importanza di proseguire un cammino di riconciliazione”. Secondo Dal Toso è stato significativo che il Pontefice abbia ribadito la “disponibilità della Chiesa a collaborare anche in questi giorni così delicati”, in cui la tregua è stata violata.
Dal dibattito, è emersa anche la conferma che “l’unica vera soluzione a questo conflitto è quella pacifica” ed anche l’inviato speciale dell’ONU i Siria, Staffan De Mistura, ha potuto contare sull’appoggio della Chiesa alla missione delle Nazioni Unite: “qualunque sforzo verso una soluzione pacifica non è solo benvoluto ma sostenuto dalla Chiesa, perché la prima cosa che le popolazioni locali vogliono è la pace”, ha detto l’alto prelato.
Altro passaggio della riunione odierna è stata una “indagine sulla tipologia, sulla quantità e sulla qualità dell’aiuto umanitario svolto dalla Chiesa Cattolica in quest’area”. Questa indagine, ha spiegato Dal Toso, “ha già dato dei risultati importanti per capire in che direzione dobbiamo andare”: è emersa, in primo luogo, “la necessità di investire ancor più nell’educazione”, intesa come “approccio globale alla persona”, prima ancora che scolastico. “Se non educhiamo le nuove generazioni ad un modo diverso di rapportarsi all’uomo, le guerre continueranno a moltiplicarsi”, ha sottolineato il segretario del Cor Unum.
Una “preoccupazione ricorrente” della Santa Sede è quella di “garantire un futuro alle comunità cristiane” che garantisca loro un “diritto al ritorno, in sicurezza” nelle loro terre.
Durante le sessioni, ha proseguito monsignor Dal Toso, i vescovi mediorientali hanno esplicitato in primo luogo il bisogno della pace, per la quale “è vitale la presenza delle comunità cristiane”; in questo senso le chiese del Medioriente stanno percependo da parte della Chiesa universale “una vicinanza che non è solo materiale ma anche spirituale e che le sostiene in questo momento delicato”, ha poi concluso il segretario del Cor Unum.
Da parte sua il nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari, ha apprezzato il richiamo del Santo Padre alla situazione siriana, compiuto ieri all’udienza generale, giunto proprio nel “momento opportuno” della crisi della tregua.
Per Zenari, la “preoccupazione principale è come organizzare al meglio gli aiuti umanitari”, per i quali è necessario incentivare “l’aspetto organizzativo e tecnico”: proprio per questo, “l’ideale è che cessi la violenza e ci sia l’accesso completo agli aiuti umanitari”. L’estrema brevità di questa ennesima tregua, ha aggiunto il nunzio, sta mettendo “alla prova la speranza dei siriani”.
Nel frattempo, non si fermano “l’esodo e l’emorragia di cristiani” dalla regione. “Possiamo avere qualche chiesa danneggiata – ha commentato monsignor Zenari – ma la ferita più grossa è l’esodo dei cristiani. Una chiesa intesa come edificio si può ricostruire ma la chiesa intesa come comunità viene irrimediabilmente distrutta dall’esodo: una volta partiti, i cristiani verranno accolti da altre chiese in Europa ma per le chiese apostoliche di origine, questi cristiani sono perduti…”.
Venendo più in generale al tema dei profughi, molto più rilevanti dei problemi legati al loro impatto sull’Europa, ad avviso del nunzio, sono i danni subiti dalle comunità che questi abbandonano: “Vengono meno i giovani e la società civile ne risulta danneggiata: un elettricista o un idraulico, ad esempio, non li hai più a disposizione. Quando vanno via i giovani è come un ulteriore bombardamento. Una società e una chiesa senza giovani sono società e una chiesa colpite al cuore”.
Secondo monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, non ha senso parlare semplicemente di “pace in Siria”, in quanto vanno ripristinate “pace e dignità per tutti i siriani. La dignità è qualcosa di molto importante per noi e noi l’abbiamo persa sia all’interno del nostro territorio, sia all’esterno, alle porte dell’occidente. Abbiamo bisogno di riprendere coscienza di questa dignità profonda”, ha commentato il presule.
Anche l’esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, di Benedetto XVI, ha ricordato Audo, aveva la “dignità” come parola chiave, pertanto “dobbiamo salvare la dignità di tutti, trovando la pace e cercando una strada per il futuro e una soluzione politica che rispetti tutti”.
Durante le sessioni mattutine, ha riferito il presidente di Caritas Siria, un vescovo, rivolto a monsignor Gallagher, ha sottolineato la “necessità di ascoltare di più le chiese locali”. Per Audo, si è trattato di “una sottolineatura molto importante”. Se da un lato, si tende a recepire quanto dicono le organizzazioni internazionali, come fosse una “verità eterna”, ha detto iperbolicamente il presule, dall’altro lato, si tende a “non ascoltare la gente che vive sul posto, specie i cristiani che soffrono”.
In conclusione, il vescovo caldeo di Aleppo, ha espresso il proprio pensiero sul dramma dei profughi: accoglierli in Europa, ha detto, è senz’altro un “segno di umanità cristiana”, tuttavia, al tempo stesso, “io credo profondamente, che, a lungo termine, non sia questa la soluzione”. Sebbene, vi siano paesi come la Germania che accolgono i profughi perché hanno bisogno di manovalanza, “come siriano, io chiedo: ‘aiutateci a rimanere nel nostro paese’. Siamo un popolo degno di rispetto, non si può giocare con la nostra dignità”, ha poi concluso Audo.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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