Lettura
Giobbe, provato dalla sofferenza, non maledice Dio, ma dà voce al suo dolore maledicendo il giorno della sua nascita, esprimendo in questo modo il desiderio di non essere mai nato. Nel Vangelo di ieri, dopo aver posto un bambino vicino a sé, Gesù ha svelato ai discepoli che, accogliendo quel bambino nel suo nome, si accoglie lui e, accogliendo lui, si accoglie Colui che lo ha inviato. Il brano di oggi svela come non sia facile accogliere Gesù quando “è diretto verso Gerusalemme”.
Meditazione
Il brano inizia con la descrizione di Gesù che indurisce il suo volto: “si stavano compiendo i giorni della sua elevazione” e, in questo contesto, egli accoglie ciò che lo attende scegliendo di rendere saldo il suo volto e di mettersi in cammino verso Gerusalemme. I samaritani non avevano buoni rapporti con i giudei, e una ragione di questo conflitto riguardava proprio l’identificazione del luogo in cui Dio avrebbe scelto di far dimorare il suo nome: nel tempio di Gerusalemme, secondo quanto affermavano i giudei, o nel tempio sul monte Garizìm, come credevano i samaritani. Forse, è proprio a causa di questo contrasto che essi, una volta scoperto che Gesù era diretto a Gerusalemme, non lo accolgono. Ma, per noi che ascoltiamo questo testo, Gerusalemme evoca ben altro. Durante la trasfigurazione, infatti, Gesù parla con Mosè ed Elìa del suo esodo che stava per compiersi proprio a Gerusalemme (Lc 9,31). Gerusalemme è la città che uccide i profeti (Lc 13,33-34), ed è in questa città che si compirà la passione, morte e risurrezione del Figlio dell’uomo (Lc 18,31-33). Nelle nostre orecchie, dunque, non accogliere Gesù che va a Gerusalemme significa non accoglierlo nel momento in cui si compie il suo destino di dolore, umiliazione e morte; ma, facendo questo, ci priviamo anche della possibilità di godere della sua risurrezione. Gesù rimprovera Giovanni e Giacomo, come spesso aveva rimproverato i demòni: nel loro discorso, che prospettava la distruzione di quelle persone, ci sono, dunque, i segni della presenza del cattivo spirito. Gesù non vuole la morte di quelle persone, ma si ferma davanti alla loro scelta cambiando percorso. Dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo, tornerà però a bussare alla loro porta attraverso l’annuncio portato dagli Apostoli, e troverà persone disponibili ad accoglierlo. Anche con noi il Signore ha pazienza, perché sa che in gioco non c’è solo l’accoglienza verso di lui, ma anche l’accoglienza o il rifiuto verso il Padre che lo ha mandato.
Preghiera:
«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29): chiedo al Signore la
grazia di imparare da lui la mitezza e l’umiltà di cuore.
Azione:
Cercherò di non reagire con parole o gesti violenti.
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Meditazione a cura di Marzia Blarasin, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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In cammino verso Gerusalemme
Meditazione della Parola di Dio di martedì 27 settembre 2016 – XXVI settimana del Tempo Ordinario