Nahed Hattar (Facebook)

Giordania. "L'omicidio Hattar è politico e non religioso"

Lo afferma un comunicato del vicariato patriarcale per la Giordania. Arcivescovo Lahham: “Gli islamisti ora stiano alle logiche della dialettica politica”

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Nessuna natura religiosa bensì politica dietro l’assassinio del giornalista giordano Nahed Hattar, colpito a morte ieri ad Amman, davanti all’ingresso del Tribunale. Lo ritiene l’arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme.
“Il fattore scatenante – ha detto all’agenzia Fides – è politico-ideologico. E non religioso”. Un concetto espresso anche in un comunicato diffuso dal vicariato patriarcale, dove si rimarca che “le differenze politico-ideologiche devono essere trattate e affrontate con gli strumenti del dialogo e del confronto, e non devono mai portare alla morte e allo spargimento di sangue”.
Oltre ad esprimere condoglianze a tutti i familiari del giornalista ucciso, il comunicato auspica che la Giordania “si rafforzi sotto la guida di Sua Maestà il Re Abdallah II Ibn al Hussein”
Una settimana fa in Giordania le elezioni legislative hanno sancito il ritorno in Parlamento del Fronte d’Azione Islamico, braccio politico dei Fratelli Musulmani nel Paese, che ha ottenuto 15 seggi su 130. Alle elezioni legislative del 2010 e del 2013 le forze islamiste avevano boicottato le elezioni. L’arcivescovo Lahham chiede ora a queste forze di non sottrarsi dalla dialettica politica.
“In ogni caso – ha detto a Fides – non è detto che i parlamentari islamisti si porranno in una posizione di opposizione frontale nei confronti dell’attuale assetto politico della Giordania: gli elementi più fanatici non sono stati eletti, e quelli tra loro che sono entrati in Parlamento rappresentano l’ala politica più competente, in grado di trattare con gli altri parlamentari e con il governo secondo le logiche proprie della dialettica politica”.

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ZENIT Staff

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