Ha superato ormai la quindicesima edizione il Diploma di perfezionamento in Bioetica, offerto dalla Facoltà di Bioetica – l’unica presente in Italia – dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. Non c’è attività umana che non debba tener conto del punto di vista bioetico; i temi di bioetica vengono discussi dai Parlamenti di tutto il mondo e sono di scottante attualità, ma purtroppo sono anche quelli che dividono l’opinione pubblica. Per avere dettagli sul corso che inizia venerdì 14 ottobre, capire quali sono le finalità e le modalità, abbiamo intervistato il dott. Massimo Losito, coordinatore accademico del Diploma in Bioetica.
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A chi si rivolge il corso?
È la domanda più ovvia, ma non la più semplice. La questione più ampia è: chi deve sapere di bioetica oggi? O piuttosto, chi può non sapere di bioetica oggi? Le questioni di bioetica sono all’ordine del giorno sui mezzi di comunicazione, nelle scelte politiche, nelle proposte educative, nei dilemmi personali. Per fare qualche esempio dalle notizie più recenti: pensiamo ai fatti di cronaca con l’eutanasia pediatrica in Belgio, alle mobilitazioni di massa in Italia legate al dibattito sulla teoria gender, alla Giornata per la Custodia del Creato recentemente celebrata, alla discussione giuridica sull’aborto a San Marino. Per la globalizzazione, tutti gli eventi, anche locali, diventano fonte di discussioni e dibattiti in ogni parte del mondo. E sui temi della vita, della salute, della famiglia, dell’ecologia questi dibattiti sono veramente accesi! Sono questioni di cui non si può non sapere. Detto questo, più specificamente il corso si rivolge a quanti anche professionalmente sono interessati alle decisioni bioetiche: medici, biologi, infermieri e tutti gli operatori sanitari, avvocati e giuristi, educatori, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, insegnanti, specialmente di scienze, religione, filosofia. E non dimentico nemmeno voi giornalisti!
Effettivamente anche noi giornalisti avremmo bisogno di una formazione in questo campo così delicato, o almeno di avere degli esperti a cui fare riferimento…
Certo, perché le questioni di bioetica, ancorché diffuse e sulla bocca di tutti, non sono affatto questioni facili. La scienza e la tecnologia avanzano e contemporaneamente, sulla base del relativismo, sembra arretrare il senso morale: si arriva persino a dubitare della liceità di scegliere a favore della dimensione umana. Il nostro Diploma, che ha alle spalle l’esperienza nella docenza e l’attività di ricerca della Facoltà di Bioetica segue i fondamenti della Bioetica personalista, e per ognuno dei temi trattati conduce alla capacità, all’abilità di formulare un corretto giudizio etico, avendo conosciuto prima con rigore gli aspetti scientifici e gli aspetti antropologici del tema in oggetto.
Quali temi affronta il corso?
Il diploma è una buona panoramica su tutte le principali sfide, che la bioetica pone all’uomo di oggi. Ci sono temi classici (ad es. sessualità, procreazione, cellule staminali, trapianti, terapie geniche…), che però sono sempre nuovi a causa dell’innovazione tecnologica, temi che sembrano chiusi perché si è già legiferato in merito, che invece offrono sempre spazio al discernimento (vita nascente, aborto, fecondazione artificiale), temi emergenti nel dibattito (eutanasia, gender, questioni ecologiche), temi di frontiera (le nuove dipendenze come quella da social network, la neurobioetica, la tecnoetica e il transumanesimo). A questi si aggiungono lezioni sulla gestione dell’atto medico, sul rapporto medico-paziente, sui comitati etici. Non si trascura neppure la stessa epistemologia della bioetica, i suoi confini, la sua storia, le principali correnti e i suoi metodi. Oltre ai docenti della Facoltà di Bioetica, avremo professori esperti provenienti da altre università, tra cui Laura Palazzani (Lumsa, vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica), Carlo Valerio Bellieni (neonatologo presso Le Scotte Siena e membro della Pontificia Accademia per la Vita), Gabriella Gambino (Tor Vergata), Carlo Casini (Movimento Per la Vita).
Lei ha parlato di “innovazione tecnologica”: eppure il corso mostra che la bioetica non è rivale della tecnologia…
Assolutamente: alcuni filosofi dicono che “l’uomo è tecnologico per natura”, gli animali infatti non hanno tecnologia; la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso dell’uomo, se sono orientate al vero bene della persona e della società. Il corso stesso è “tecnologico” nella didattica: materiali di studio, approfondimenti sono messi a disposizione on line. Anche le stesse lezioni, che si svolgono il venerdì pomeriggio dalle 15.20 alle 18.30, possono essere seguite a distanza, per videoconferenza in sedi convenzionate o addirittura dal proprio PC, tablet, smartphone, con la possibilità di interagire in diretta col docente come se si fosse in classe. Una buona soluzione per chi è interessato al corso ma è lontano dall’ateneo. E le stesse lezioni (e altri materiali) restano a disposizione dello studente sul canale youtube dedicato.
Per finire, quali le conoscenze e le competenze acquisite dallo studente alla fine del corso?
Una solida conoscenza di tutte le maggiori questioni bioetiche, nei loro aspetti scientifici, filosofici, teologici e etici. Lo studente poi, anche sulla base di lavori di gruppo e analisi di casi, svilupperà la capacità di giudizio critico sui dilemmi etici che gli si presenteranno nella vita personale e lavorativa. Queste competenze possono rappresentare anche una crescita professionale, con la possibilità di offrire consulenze, di partecipare a Comitati Etici, di proporre corsi nelle diocesi e attività integrative nei Piani di Offerta Formativa delle scuole, di organizzare e partecipare attivamente a convegni in quest’ambito. Senza dimenticare quella competenza speciale che consiste nell’offrire a quanti ci circondano spunti di riflessione illuminati e illuminanti sui temi della vita, della morte, del dolore e della malattia. Le racconto un fatto personale: in questi giorni una coppia di nostri amici ha dato alla luce una bambina dolcissima e bellissima, che ha una malattia terminale, incompatibile con la vita. Pur sapendolo, non hanno ceduto alla tentazioni di interrompere la gravidanza, e la piccola stella è nata, pensi, proprio lo stesso giorno in cui i mass media davano la notizia dell’eutanasia su un ragazzino in Belgio. Al clamore di questa notizia di una scelta di morte, si oppone una scelta di vita compiuta in silenzio. Il fatto che la base di una scelta sia la possibilità di operare questa scelta liberamente, non implica che la libertà renda lecita ogni scelta. Anzi, potremmo domandarci, senza giudicare: quanto è stata libera la scelta di terminare la vita di quel ragazzo in Belgio? quanto si poteva fare di più in termini di formazione di quei medici,e di accompagnamento per quella famiglia? Questa coppia di amici hanno ancora fra le braccia la loro piccola, e si pensava che non sopravvivesse per più di poche ore. Sanno che, con tutta probabilità, la piccola morirà a breve, eppure, giorno per giorno, stanno regalandole e regalandosi piccoli gesti di amore, che non sono “lacrime nella pioggia” destinati a perdersi e a essere dimenticati, chiusi là nel segreto di una stanza di ospedale. No: da una vera scelta bioetica, in scienza , coscienza e amore, derivano gesti dal valore universale che rendono migliore il volto dell’umanità.
Al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, la bioetica tra scienza, coscienza e amore
Al via il 14 ottobre le lezioni per il Diploma di perfezionamento in Bioetica. Iscrizioni ancora aperte e lezioni anche in videoconferenza on line