Il culto della Nostra Signora della Porta dell’Aurora

Il prof. Karol Klauza dall’Università Giovanni Paolo II a Lublino, spiega in un saggio il culto di Maria Madre di Misericordia

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Qual è l’importanza e il culto della Beata Vergine Maria Madre di Misericordia? Perché è chiamata la Madre di Misericordia? Nel suo saggio, il professore Karol Klauza prova a rispondere  riferendosi alla fede, alla storia e al contesto con la Madonna come madre.
All’inizio, Klauza si riferisce sull’immagine del Theotókos e spiega che nel Nuovo Testamento la Madre di Dio è rappresentata come misericordiosa, sempre aiutando quelli che ne hanno bisogno.
Questa caratteristica è anche descritta nei Vangeli, in particolare nell’attenzione verso suo figlio Gesù.
Secondo Klauza, il momento più importante che mostra la misericordia di Maria è la sua presenza sul Monte Calvario. Il mistero della sua compassione misericordiosa, la lotta e il dolore nell’accettare la morte di Gesù, così come la speranza nella sua resurrezione dopo tre giorni.
Il momento dell’incontro tra Maria e Gesù resuscitato Gesù è così intimo, che nemmeno gli scrittori dei Vangeli sono riusciti a raccontarlo. Rimanendo sul Monte Calvario e soffrendo con Gesù, Maria mostra una grande fede nella misericordia, e promuove l’accettazione della sofferenza mantenendo la speranza a tutti i credenti.
I titoli come “Madre della misericordia” o “Signora della compassione” sono apparsi nel contesto teologico e mariologico abbastanza tardi, mentre l’osservazione del suo amore misericordioso esiste fin dall’inizio del culto della Madonna.
Questo è successo secondo il ‘sensu fideliu’, cioè la storia popolare sancita nei dogmi mariologici, su di quali l’arte sacra nell’est e nell’ovest hanno molto lavorato.
Il titolo romano di Maria come “Salus populi Romani” ha trovato il suo centro di adorazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore nel 432. Mentre nella Chiesa bizantina i dipinti di Maria sono mostrati con i reliquiari dedicati alla Madonna sempre misericordiosa.
Fattori speciali nelle descrizioni di Maria – innanzitutto nel periodo post-bizantino – sono i simboli come i raggi di sole, i veli della virtù e le intercessioni dal cielo.
Secondo Klauza, questi segni sono visibili nel dipinto della Nostra Signora della Porta, che nella tradizione del culto mariologico nell’Europa centrale e orientale sono diventati molto popolari.
Secondo quanto riportato da Santuari Mariani, (http://www.santuarimariani.org) la Nostra Signora della Porta dell’Aurora E’ il santuario nazionale e rappresenta per la Lituania l’equivalente di Czestochowa per la Polonia e di Lourdes per la Francia.
Il suo nome “Ausros Vartai”, “Porta dell’Aurora”, è derivato dalla sua posizione al di sopra della porta orientale del muro di cinta, costruito attorno alla città all’inizio del XVI secolo.
Formata da tre piani, la Porta dell’Aurora racchiudeva al primo piano un’immagine della Madonna che, nel 1508, fu sostituita da quella attuale, dipinta su tavola, in stile Rinascimento, di autore ignoto.
Nel 1629, i Carmelitani costruirono nelle vicinanze della Porta dell’Aurora un convento e, fra il 1621 e il 1650, una chiesa dedicata a S. Teresa.
L’immagine, ritrovata intatta dopo l’attacco dei Russi a Vilnius e l’incendio di 17 giorni che devastò tutta la città, destò il loro interesse e li decise ad elevare, nel 1671, una cappella in legno sopra la porta per deporvela con grande partecipazione del popolo, sotto la guida del vescovo Alessandro Sapiega.
Il modesto oratorio si trasformò presto in luogo di pellegrinaggio, e Carmelitani e Gesuiti lo fecero conoscere in Lituania e nei Paesi confinanti. Molti miracoli furono registrati sotto giuramento nell’arco di quasi cento anni, dal 1671 al 1761.
Un cronista riferisce, in particolare, che un fanciullo caduto dal secondo piano di una casa e restato esanime al suolo, riprese vita dopo che la madre era corsa a gettarsi ai piedi di Maria della Porta dell’Aurora.
Parimenti, un violento incendio che devastò Vilnius, nel 1706, e uno successivo, nel 1715, furono spenti per l’intercessione della Vergine.
A partire dal XVIII secolo, i vescovi di Vilnius e i papi hanno riconosciuto il carattere miracoloso dell’immagine.
Nel 1927, Pio XI concesse a Nostra Signora di Vilnius gli onori dell’incoronazione e il titolo di “Madre della Misericordia”. Prima della seconda guerra mondiale nel santuario, ogni giorno, dall’aurora a mezzogiorno venivano celebrate sante Messe e, nel pomeriggio, si cantavano litanie ed inni in onore di Maria.
Durante queste celebrazioni, non solo la cappella, ma anche tutte le strade vicine erano piene di fedeli. Da ogni regione i pellegrini si recavano a gruppi al santuario, specialmente la terza domenica dopo Pasqua e il 16 novembre, festa della Madre di Misericordia. Le vie convergenti alla Porta dell’Aurora erano allora riservate ai soli pedoni, i quali, anche non cattolici, si scoprivano umilmente il capo.
La devozione veniva espressa anche attraverso gli ex voto, tanto che già nel 1820 ne furono contati ben 487, che in seguito si sono moltiplicati fino allo zucchetto cardinalizio di Giovanni Paolo II.
Durante la dittatura sovietica, le strade sono state aperte alle automobili, le processioni interdette, ma la gente ha continuato ad inginocchiarsi e a pregare sopra i marciapiedi.
La Porta dell’Aurora ha ispirato parecchi scrittori, poeti e musicisti lituani e polacchi, che hanno esaltato Maria, a “sicura difesa del castello di Gedymin”, l’unica gioia della città di Vilnius”, la “potente Avvocata”, la “grande Principessa di Lituania e la Regina di Polonia”.
In Lituania quindici chiese sono state dedicate alla Beata Vergine della Porta dell’Aurora; all’estero cinque negli Stati Uniti, una in Canada, una in Argentina e una cappella nella basilica Vaticana.
Ancora adesso la cappella è frequentata continuamente, anche se, data la ristrettezza del luogo, non può accogliere molti pellegrini.
Anzi si può dire che lo spazio della porta e la strada stessa costituiscano un santuario, in quanto vi sosta sempre della gente in raccoglimento e anche in ginocchio. Gli stessi non credenti, passando per la Porta dell’Aurora, tengono un contegno rispettoso.
Giovanni Paolo II, nella celebrazione del sesto centenario della cristianizzazione della Lituania, ha salutato il santuario come “un rifugio di pace ed un saldo punto di riferimento non solo per i Lituani e i Polacchi, ma anche per i cattolici delle nazioni vicine.
Esso è diventato così un segno di speranza per un popolo che si riconosce nel messaggio di salvezza che da quel santuario emana: un messaggio di amore, di pace, di giustizia e di libertà”.
L’immagine, sulla quale si è concentrata la ricerca del prof. Klauza è la cosìddetta “Ostrobramska”, un dipinto di Maria, senza Gesù Bambino. Fu fatto probabilmente nella prima metà del seicento a Cracovia da un artista sconosciuto, influenzato dall’arte italiana.
Sul dipinto, Maria è appoggiata in un gesto di umiltà e richiesta, ed il suo sguardo va verso sinistra. In contrasto con le mani sovrapposte, si trova un raggio circolare di splendore sopra la testa che forma il centro e da tono al dipinto di Vilnius.
La Madonna incorpora i simboli dell’innocenza e della prudenza. Il velo combina i simboli tradizionali e canonici della Madre di Misericordia.
Lo sfondo dell’immagine è dipinto in colori scuri (marrone), interrotto dal raggio chiaro con gli abiti di Maria colorati di rosso e di bianco.
Il colore marrone – anche quello del velo – simboleggia la parte terrestre della fede umana, la quale è stata condivisa da Maria, così come la natura della creazione.
Per Kaluza le mani congiunte in croce, dimostrano la sua umiltà, la supplica e la preghiera. Nello stesso tempo, dimostra il dialogo diretto con suo figlio, al fine di accogliere i bisogni delle persone in preghiera vicini ai suoi piedi.
Il culto del dipinto che si trova nella porta della città è nato nel 1626 con la costruzione di una piccola cappella ed è diventato l’oggetto di adorazione vissuta.
Nel 1671, la Chiesa ha riconosciuto il dipinto della Madre di Dio con una solenne inaugurazione con il vescovo di Vilnius e il principato della Lituania, professori e studenti dall’Accademia di Vilnius, il consiglio comunale e i cittadini della città.
Velocemente anche in altre regioni della Repubblica di Polonia il dipinto della Nostra Signora della Porta dell’Aurora è diventato la più importante immagine della regina di Polonia – accanto alla Vergine nera di Częstochowa.
Il culto fiorente si è interrotto durante la guerra. E’ diventato difficile nel periodo della dittatura sovietica, anche se la gente di Vilnius è rimasta sempre vicina a Maria, e l’affresco è stato protetto da coloro che potevano trafugarlo o distruggere.
Fino a oggi, è rimasto un dipinto venerato dai fedeli – soprattutto della Polonia e della Lituania – Papa Giovanni Paolo II nel 1993 è venuto a visitare la Nostra Signora della Porta dell’Aurora.
 

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Jill Carnà

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