Caos in Venezuela dove il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha deciso di procrastinare ancora una volta il referendum nazionale per destituire il presidente Nicolás Maduro, un atto democratico individuato dall’opposizione come passaggio, naturale e pacifico, per l’avvio di una transizione politica.
Il voto si terrà non prima di gennaio-febbraio 2017. Una mossa politica, come rilevato dagli analisti, per impedire le nuove elezioni presidenziali alle quali si andrebbe automaticamente – come stabilito dalla Costituzione – nel caso in cui il referendum si svolgesse entro quest’anno e il presidente lo perdesse (come pronosticato da tutti i sondaggi). Qualora invece la consultazione si svolgesse il prossimo anno, dunque negli ultimi due anni del suo mandato, Maduro anche nel caso di sconfitta assumerebbe l’incarico di vicepresidente.
A pesare sulla già difficile situazione, il fatto che i promotori del referendum sono ora costretti ad un’ulteriore raccolta di firme pari a 4 milioni in 3 giorni, dal 26 al 28 ottobre. E perché l’iter sia valido, la soglia del 20% delle firme dovrà essere raggiunta in ogni Stato del Venezuela.
Intanto, alle proteste della popolazione per il rinvio del voto si aggiunge la durissima crisi economica con un’inflazione nel Paese che supera il 700%. Le difficoltà toccano anche il sistema sanitario pubblico; ha fatto molto discutere in questi giorni la fotografia postata dall’avvocato Manuel Ferreira Guzman sul suo account Twitter che mostrano alcuni neonati dormire in scatole di cartone, le stesse usate per contenere farmaci e materiale ospedaliero, nella clinica Doctor Domingo Guzmán Lander, nella città di Barcelona, stato di Anzoátegui.
Nel reparto maternità mancano le culle, denuncia Ferreira, direttore dell’ufficio Diritti umani della Mesa de unidad democrática (Mud), la coalizione di partiti ostili al governo di Nicolás Maduro. Immediata la risposta del direttore della struttura, José G. Zurbarán A., che sempre su Twitter parla di “situazioni isolate” e “dell’attacco mediatico più spietato che il sistema sanitario abbia mai ricevuto”. Sulla difensiva, anche l’Instituto Venezolano de los Seguros Sociales, istituto pubblico di assistenza sanitaria, che attribuisce la responsabilità della vicenda alla decisione non autorizzata di un dipendente dell’ospedale e accompagna la replica con altre foto che mostrerebbero le reali condizioni del reparto maternità dell’ospedale.