È gente ferita quella che siede oggi in Aula Paolo VI. Ferita nel corpo e nell’anima dal dolore di aver visto il proprio figlio, i propri genitori, fratelli, sorelle, parenti, amici, travolti da quel maledetto camion che la sera del 14 luglio, a Nizza, ha trasformato una serata di festa in una strage.
Oltre 80 le vittime di quell’attacco insensato. Circa mille di loro familiari si sono ritrovati tutti stamane in Vaticano per ricevere l’abbraccio del Papa: alcuni sono vestiti di nero in segno di lutto, altri indossano la kippah o lo chador. Non c’è, infatti, distinzione di religione, quella “cieca violenza” ha travolto tutti.
Anziani e bambini, donne e uomini: molti di loro piangono mentre il Papa, commosso e con la voce sommessa, si dice desideroso di “condividere il vostro dolore”. “Un dolore che si fa ancora più forte quando penso ai bambini, persino a intere famiglie, la cui vita è stata strappata all’improvviso e in modo così drammatico”, afferma. “Una sera di festa, la violenza vi ha colpito ciecamente, voi o uno dei vostri cari, senza badare all’origine o alla religione”.
A ciascuno, Francesco assicura la sua compassione, vicinanza e preghiera. E come balsamo a questa sofferenza, chiede di “stabilire un dialogo sincero e relazioni fraterne tra tutti, in particolare tra quanti confessano un Dio unico e misericordioso”. È, questa, “una urgente priorità che i responsabili, sia politici sia religiosi, devono cercare di favorire e che ciascuno è chiamato ad attuare intorno a sé”.
“Quando la tentazione di ripiegarsi su sé stessi, oppure di rispondere all’odio con l’odio e alla violenza con la violenza è grande, un’autentica conversione del cuore è necessaria”, afferma Bergoglio. “Si può rispondere agli assalti del demonio solo con le opere di Dio che sono perdono, amore e rispetto del prossimo, anche se è differente”.
Il Pontefice prega quindi il Padre celeste, “Padre di tutti”, perché accolga con sé i defunti, affinché “trovino presto il riposo e la gioia della vita eterna”. Proprio la certezza della vita eterna è il dono che invoca per questa gente sconvolta. Per i cristiani è “fondamento della speranza” – Cristo morto e risorto – ma essa appartiene anche a credenti di altre religioni.
“La certezza della vita eterna – prega allora il Vescovo di Roma – possa esservi di consolazione nel corso della vita, e costituire un forte motivo di perseveranza per continuare con coraggio il vostro cammino quaggiù”.
Il pensiero del Papa va anche a tutte le persone rimaste ferite, “in certi casi atrocemente mutilate, nella carne o nello spirito”, che per questo non sono potute venire all’udienza o sono ancora ricoverate in ospedale. “La Chiesa vi resta vicina e vi accompagna con immensa compassione”, dice Francesco, “con la sua presenza accanto a voi in questi momenti così pesanti da affrontare, essa chiede al Signore di venirvi in aiuto e di mettere nei vostri cuori sentimenti di pace e di fraternità”.
Il Pontefice non manca inoltre di ringraziare coloro che “immediatamente hanno dato soccorso alle vittime, o che fino ad oggi, e di certo ancora a lungo, si dedicano a sostenere e accompagnare le famiglie”. “Il dramma che ha conosciuto la città di Nizza ha suscitato dappertutto significativi gesti di solidarietà e di accompagnamento”, osserva.
In particolare, la gratitudine è per la Comunità cattolica e il vescovo André Marceau, ma anche ai servizi di assistenza e al mondo associativo, specialmente l’associazione Alpes-Maritimes Fraternité che raccoglie rappresentanti di tutte le confessioni religiose. “Questo è un segno molto bello di speranza”, annota il Papa, come lo è pure “vedere che tra voi le relazioni interreligiose sono molto vive. E questo “non può che contribuire ad alleviare le ferite di questi drammatici avvenimenti”.
Prima di scendere dal palco e andare ad abbracciare uno ad uno i suoi ospiti, Bergoglio innalza a Dio un’ultima preghiera per la Francia e per i suoi responsabili, “affinché si costruisca senza stancarsi una società giusta, pacifica e fraterna”.
Che, a nome di tutti, ha ringraziato il Pontefice dicendo: “Abbiamo una sola parola da dirle: grazie. Il 14 luglio a Nizza, famiglie e bambini stavano vivendo nella gioia la nostra festa nazionale. Non avevano nessun odio e sono stati colpiti proprio dall’odio. Grazie di aver aperto le vostre braccia per abbracciarci, assetati della misericordia divina. Abbiamo bisogno di ascoltare la voce dell’umanità saggia. Grazie Santità, per ricordarci che gli uomini non sono stati creati per uccidersi tra loro ma per amarsi”.