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La Santa Sede aderisce alla convenzione Onu anti-corruzione

Il card. Pietro Parolin ha depositato formalmente lo strumento di adesione nell’ufficio di New York. Trattato in vigore nel Vaticano il 19 ottobre

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La Santa Sede, anche a nome e per conto dello Stato Vaticano, ha aderito alla Convenzione Onu contro la corruzione. Come riferisce un bollettino della Sala Stampa vaticana, il 19 settembre scorso, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha depositato lo strumento di adesione della Santa Sede alla Convenzione presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
Il trattato entrerà in vigore, per la Santa Sede e il Vaticano, il prossimo 19 ottobre. La Convenzione Onu era stata adottata dall’Assemblea Generale il 31 ottobre 2003. Come si legge nella nota, nell’esprimere il proprio consenso ad essere obbligata da questo trattato, anche a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, la Santa Sede ha formulato due riserve e tre dichiarazioni interpretative, che fanno parte integrale dello strumento di adesione.
La decisione segue la strada indicata da Papa Francesco che ha denunciato “la corruzione come una piaga della società e ha chiamato a combatterla attivamente”, come sottolinea in un articolo per l’Osservatore Romano, l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati.
Proprio il Papa, informa il presule, ha quindi stabilito che la Santa Sede e lo Stato Vaticano “si adeguino a più autorevoli parametri internazionali per prevenire la corruzione, sia nell’esercizio di funzioni pubbliche che in ambito economico”. Mons. Gallagher rammenta che la cosiddetta Convenzione di Mérida contro la corruzione è “il principale strumento globale per prevenire e contrastare i reati commessi nell’ambito della funzione pubblica”.
In particolare, prosegue, gli Stati che hanno ratificato la Convenzione sono tenuti a “perseguire e punire” ogni forma di corruzione “attiva e passiva” e prevede un “dettagliato impianto normativo per agevolare l’assistenza giudiziaria fra gli Stati Parte attraverso l’estradizione, le rogatorie, la restituzione di beni acquisiti illecitamente, l’assistenza tecnica, lo scambio di informazioni”.
Già in passato la Santa Sede aveva adottato strumenti giuridici al riguardo, volti a prevenire e investigare eventuali casi di corruzione e di proporre alle Autorità competenti l’adozione di politiche appropriate per contrastare il reato. D’altra parte, evidenzia Gallagher, “sarà necessario che, nel futuro, gli uffici competenti della Curia Romana e dello Stato della Città del Vaticano rivedano le proprie procedure amministrative alla luce dei parametri contenuti nella Convenzione, al fine di assicurarne la necessaria conformità”.
Di qui l’augurio che l’adesione della Santa Sede alla Convenzione di Mérida “possa contribuire agli sforzi della Comunità internazionale per garantire la trasparenza e la buona gestione degli affari pubblici”.
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ZENIT Staff

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