Assisi 2016: una “Arca di Noè” contro tutte le guerre e i terrorismi

Soddisfazione della Comunità di Sant’Egidio, dei Francescani, del vescovo e dei luterani italiani per l’esito dell’incontro “Sete di pace”

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È un clima di grande soddisfazione a permeare Assisi, all’indomani della conclusione della tre giorni Sete di pace, convocata nel trentennale del primo grande incontro interreligioso della storia.
A partire dal presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, secondo il quale, come lui stesso ha espresso a papa Francesco durante il pranzo di ieri, l’incontro di Assisi è stato una sorta di “Arca di Noè”, a protezione dell’umanità da tutte le guerre, le violenze e i terrorismi.
Sempre al Pontefice, il presidente di Sant’Egidio ha indicato la presenza a pranzo dei rifugiati non solo come “un simbolo”, ma come “una realtà, perché ogni religione cammina accanto e insieme ai poveri, come lei Padre santo, ci insegna sempre”.
Impagliazzo ha poi salutato la partecipazione del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, come quella di un uomo “che ha unito nella sua persona i due mondi dell’Oriente e dell’Occidente, polmoni della fede che ci aiutano ad andare avanti e a proteggere dalla guerra e dalla violenza tante persone che soffrono”.
Il portavoce del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato, ha parlato di una “giornata memorabile, che saremo chiamati a rileggere e riprendere in molti momenti”. Secondo padre Fortunato, la presenza del Papa “ha fatto sì che l’incontro di oggi fosse contraddistinto da profonda cordialità e amicizia tra i leader religiosi. Ad Assisi si è respirata una umanità bella”.
Il recente incontro interreligioso “è stato un momento di grande fraternità e condivisione per le famiglie francescane e per tutti gli uomini di pace presenti alla cerimonia con Papa Francesco e i leader religiosi provenienti da tutto il mondo”, ha proseguito il portavoce del Sacro Convento, rivolgendo poi “un ringraziamento particolare, ha permesso anche ai malati, agli anziani e ai cittadini sintonizzati da ogni parte del mondo di seguire gli incontri di pace attraverso dirette televisive e radiofoniche”, oltre che “al Corpo della Gendarmeria Vaticana, a tutte le Forze dell’Ordine dello Stato Italiano, ai Vigili del Fuoco, alla Città di Assisi e a tutti i volontari per la fattiva e costante collaborazione per la riuscita dell’evento sulle orme di Francesco d’Assisi uomo di pace e dialogo”.
Per il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, si è trattato di “un evento straordinario che ha dimostrato la forza dello Spirito di Assisi”.
“Il Santo Padre e tutti gli altri capi religiosi hanno condiviso il percorso da seguire per raggiungere la pace, un percorso – ha proseguito il vescovo – che si basa sulla preghiera e sul dialogo, sul rispetto dell’altro e sulla giustizia. Il nostro impegno come Chiesa di Assisi continuerà in questo senso e proprio il 27 ottobre, giorno effettivo del trentennale celebreremo l’anniversario dello Spirito di Assisi con un momento di preghiera interreligiosa con i nostri fratelli delle fedi abramitiche”.
A conclusione dell’incontro, monsignor Sorrentino ha donato al Pontefice il libro del Sinodo diocesano. “Il Santo Padre aveva benedetto nel 2013 l’inizio del nostro cammino sinodale – ha sottolineato il presule – ora ha lasciato la sua benedizione per la Chiesa di Assisi proprio sul libro del Sinodo che è il frutto di questo cammino”.
Tra i delegati ecumenici presenti alla tre giorni, spicca il commento di Heiner Bludau, Decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia che ha apprezzato “ancora una volta, il valore non solo simbolico, anzi sostanziale, di iniziative come quella della Comunità di Sant’Egidio, sia dal punto di vista dell’ecumenismo che del dialogo interreligioso”.
Il decano ha poi citato alcuni “momenti significativi” della sua partecipazione all’evento di Assisi, come “il dibattito sull’Iraq cui hanno partecipato esponenti dell’islam, sia sciita che sunnita, del cristianesimo e delle popolazioni curda e yazida”, o l’incontro con Audish Basa Rebwar, religioso della Chiesa caldea in Iraq: “Un incontro che mi ha colpito anche a livello personale, anche in ragione delle mie origini, visto che sono nato a Baghdad”, ha commentato.
“Credo che, come CELI, il nostro impegno per la pace debba crescere ulteriormente”, ha proseguito Bludau, menzionando la partecipazione delle chiese evangeliche e luterane ai corridoi umanitari ed auspicando infine “all’interno delle nostre comunità, un confronto sul significato della Pace che, non dimentichiamolo, è anche un tema biblico che meriterebbe probabilmente maggiore attenzione”.
[Servizio a cura di Luca Marcolivio]
 

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ZENIT Staff

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