Bresaola con rughetta e formaggio; due assaggi di ricotta e spinaci e trofie al sugo; tacchino con fagiolini e crostata di frutta. È stato un pranzo all’insegna della semplicità francescana quello di Papa Francesco nel Sacro Convento di Assisi con i capi religiosi e le personalità partecipanti all’incontro “Sete di pace”.
Oltre 500 persone erano riunite nella stretta sala del refettorio – la parte più ‘moderna’ dell’antico Convento – disposti su quattro tavoli che guardavano al tavolo centrale dove era seduto Papa Francesco. A fianco a Bergoglio erano seduti il patriarca siro-ortodosso Efrem, il rabbino David Rosen e il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman; alla sua destra c’era Bartolomeo I.
Proprio al patriarca ecumenico di Costantinopoli è stata dedicata buona parte del pranzo: con una torta e una bottiglia di champagne tutti gli ospiti hanno festeggiato il suo 25° anniversario di patriarcato.
Il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha poi fatto dono al primate ortodosso, a nome della Comunità, di un quadro di un artista umbro raffigurante un albero di pace, “perché lei Santità – ha spiegato – è stato definito ‘il patriarca verde’”. Lo stesso Impagliazzo ha pronunciato un breve saluto in cui ha ricordato i 30 anni dell’incontro interreligioso di Assisi e i frutti che esso ha portato in questi decenni. Non c’è stata alcuna preghiera prima di iniziare il pranzo.
Nella sala, seduti al tavolo di sinistra, c’erano anche 25 profughi provenienti da diverse parti del mondo, soprattutto territori feriti come Siria, Pakistan, Afghanistan, Eritrea, Mali, Nigeria. Musulmani e cristiani, cattolici e copti, i rifugiati avevano già incontrato il Papa nel Chiostro di Nicolò V dove Francesco aveva salutato, per quasi un’ora, tutti i suoi ospiti personalmente scambiando qualche parola, una stretta di mano, un abbraccio.
Il menu è variato in base alle tradizioni religiose: ad esempio, ai musulmani non è stato versato il vino e sono stati serviti formaggi al posto della carne, nonostante si trattasse di carni bianche; agli ebrei sono state servite pietanze della cucina kosher e via dicendo. Le differenze culinarie, tuttavia, non hanno intaccato la buona riuscita di questo momento conviviale che i frati e Sant’Egidio hanno voluto organizzare con il Papa. Perché la pace passa anche per questi piccoli gesti.
[Dal nostro inviato ad Assisi]