“Retrogrado!”. È questo l’appellativo più in voga tra i sacerdoti dell’incedere inesorabile del progresso nei confronti di chiunque osi manifestare un pensiero controcorrente al loro. Basta coltivare qualche dubbio rispetto alle rivendicazioni del singolo assurte a unico criterio dell’agire umano, per essere tacciati di appartenere ad epoche del passato avvolte da un’aura funesta, di non essere in grado di stare “al passo coi tempi”.
Un passo, s’intende, che è quello libero e spedito dei più giovani. E che si contrappone a quello appesantito e lento degli anziani. Ma è proprio vero che l’adesione ai miti del progresso dipenda solo ed esclusivamente dall’età anagrafica? È così scontato che le giovani generazioni siano tutte appiattite all’idea che ogni desiderio del singolo debba inevitabilmente tradursi in un diritto da rivendicare nella società senza alcun interesse del bene comune?
Sembra proprio che la risposta sia no. Non un giornalino parrocchiale, ma il laicissimo ed attendibile Times ha delegato la società di consulenza Gild a svolgere un’ampia inchiesta su quella che viene definita la Generazione Z, composta da persone nate dal 1995 al 2010.
Ebbene, la più digitale generazione che la storia umana abbia mai conosciuto, a dispetto delle attese, è quella – commentano gli autori dell’inchiesta – “più socialmente conservativa e parsimoniosa dalla fine della seconda guerra mondiale”.
Sono oltre 2mila i ragazzi britannici (tutti dai 14 anni in su) che hanno preso parte al sondaggio. Matrimoni omosessuali, diritti dei transessuali, legalizzazione della cannabis: su questi tre argomenti, i giovani e i giovanissimi di oggi assumono una posizione tutt’altro che di apertura.
Posizione – si ricava dall’inchiesta del quotidiano londinese – che è distante persino da quella delle generazioni precedenti: dei Millenials (nati tra il 1980 e il 2000), della Generazione X (1964 – 1980), dei figli del “Baby Boom” (1946-1964).
Quando è stato chiesto ai nuovi giovani di dare una risposta su scala da uno a cinque (da molto liberale a molto conservatore) su alcune questioni sociali, il 59% di loro ha optato per le cifre che si trovavano sul lato conservatore della tabella (4 o 5).
La stessa domanda ad appartenenti ai Millenials e alla Generazione X ha prodotto risultati agli antipodi: rispettivamente l’83 e l’85 per cento ha scelto di definirsi più liberale.
Un giovane della Generazione Z su sette (circa il 14%) è “molto conservatore” rispetto al tema del matrimonio omosessuale, considerando dunque non opportuno riconoscere una legittimazione istituzionale a una coppia dello stesso sesso che decide di vivere sotto il medesimo tetto. Approccio che è molto meno diffuso tra i Millenials (2%) e tra la Generazione X (1%).
La cartina di tornasole di una rediviva sobrietà tra i giovani di oggi è data anche dall’atteggiamento rispetto ad altre questioni, come la droga libera, i tatuaggi, gli orecchini e il valore del denaro. Oltre il 10% degli adolescenti ha affermato al Times di “odiare” tatuaggi e piercing, contro il 2% dei Millenials.
Una maggior parsimonia la si evince chiaramente leggendo i risultati relativi alle domande sui soldi. Un quarto della Generazione Z ha affermato di non voler spendere soldi che non si possiedono, cioè di non aver intenzione di indebitarsi. Il 22% ha dichiarato che non acquista mai “cose inutili e frivole”.
E pensare che quasi la metà dei figli del “Baby Boom”, tra i quali è lecito pensare che ci siano diversi nonni di questi giovani, ha risposto che i soldi “sono fatti per essere spesi”. Ma è proprio da quest’assunto che nasce lo squilibrio tra patrimonio e indebitamento che è alla base delle gravi crisi finanziarie degli ultimi anni. Recessioni che, forse, sono servite da lezione ai giovani affinché non ripetano gli errori di chi li ha preceduti. Retrogradi, anche sul tema del risparmio.
Teens - Wikimedia Commons
Matrimoni gay e droga libera: i giovani sono i più tradizionalisti
Un’inchiesta del “Times” svela che gli adolescenti sono meno aperti verso i “nuovi diritti” rispetto a chi li ha preceduti. E danno anche più valore ai soldi