Lettura
Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che ciò che li unisce, nonostante le loro diversità, è l’essere stati battezzati in un solo Spirito, e svela che le differenze non sono un limite, perché ognuno ha un suo posto particolare nella comunità. Nel Vangelo, Gesù si lascia toccare dalle lacrime di una madre.
Meditazione
Alla porta della città si incontrano due “cortei”: da una parte, Gesù con i suoi discepoli e molta folla e, dall’altra, un morto che viene accompagnato da sua madre e da molta gente. Possiamo provare a immaginare la scena: il vociare della folla e dei discepoli che chiacchierano tra loro e con Gesù; il silenzio interrotto dalle lacrime e da grida di dolore. Il testo dice che il Signore, vedendo la donna, provò compassione. La prima cosa strana è che il soggetto non è chiamato con il suo nome, Gesù, ma con il titolo di Signore, che gli è attribuito dalla comunità cristiana dopo la risurrezione. Inoltre, ciò che desta la sua attenzione non è la salma: il Crocifisso Risorto guarda la donna, vedova e madre, a cui è morto l’unico figlio, e prova compassione per lei. Il verbo greco tradotto con “avere compassione” rimanda alle viscere del grembo materno: “avere compassione” significa provare una stretta alle viscere che non ci permette di andare oltre, ignorando ciò che vediamo. La prima cosa che fa è invitare la donna a cessare di piangere, a smettere di dar sfogo al proprio dolore: parole che non hanno lo scopo di consolare la donna, ma che acquistano la loro vera forza ricordando che sono pronunciate dal Signore Risorto, da colui che ha vinto la morte, la quale, quindi, non può più avere la meglio sulla vita. Poi, compie un gesto inaudito per la mentalità dell’epoca: tocca la bara, rendendo così visibile la sua compassione e il suo desiderio di entrare in contatto con le realtà di morte presenti nella nostra vita. Infine, si rivolge al ragazzo ordinandogli di alzarsi: parole che rivelano il suo essere il vincitore della morte. L’immagine ci ricolma di consolazione: il Crocifisso Risorto, anche in mezzo a noi, è colui che vede il nostro dolore, le nostre sofferenze, e prova compassione, lasciandosi toccare da esse.
Preghiera:
«Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere» (Sal 103,13-14): ringrazio il Signore, perché si lascia toccare dalla mia fragilità e vince le mie situazioni di morte.
Azione:
Provo a scoprire chi è Gesù per me, e cosa racconterei di lui ad un’altra persona.
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Meditazione a cura di Marzia Blarasin, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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Provò compassione per lei
Meditazione della Parola di Dio di martedì 13 settembre 2016 – XXIV settimana del Tempo Ordinario