Contro la tratta di esseri umani, serve “collaborazione” a tutti i livelli e una cultura capace di dare risposte al problema. Lo ha affermato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti, in una lettera – diffusa dall’Osservatore Romano – invitata ai partecipanti al conferenza internazionale dedicata al tema della tratta e tenutasi ad Abuja (Nigeria) dal 5 al 7 settembre.
Abbiamo a che fare, ha affermato Vegliò, con un fenomeno “multidimensionale”, spesso legato alla “migrazione internazionale”, con tutte le degenerazioni legate al “lavoro forzato”, allo “sfruttamento sessuale”, al “prelievo di organi”, ai “metodi abusivi di adozione”, al “reclutamento di minori negli eserciti e nei gruppi di ribelli”.
Il porporato ha espresso riconoscenza per i soggetti impegnati nel recupero e nel sostegno delle vittime della tratta, in modo particolare le congregazioni religiose femminili, e le chiese africane che lottano contro la piaga dei bambini soldato.
Non basta, però la sollecitudine delle organizzazioni non governative o confessionali. Il cardinale Vegliò ha esortato anche i governi e i parlamenti a fare la loro parte.
Da parte sua, ha ricordato il capodicastero, la Santa Sede, negli ultimi anni, ha incrementato i suoi sforzi contro la tratta, sostenendo tutte le misure adottate da organi come l’OSCE, l’ONU e il Consiglio d’Europa. Per sradicare il fenomeno, ha aggiunto, è necessaria anche una “collaborazione ecumenica ed interreligiosa”.
In conclusione, il porporato ha fatto riferimento al documento finale del vertice di Dar es Salam (settembre 2012), e al simposio internazionale sulla pastorale dei bambini e delle donne di strada – entrambi promossi dal suo dicastero – come possibili orientamenti all’azione.
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Nuove schiavitù. Card. Vegliò: “Serve una collaborazione ecumenica e interreligiosa”
Il capodicastero per i migranti esprime gratitudine per l’impegno delle congregazioni religiose femminili contro la tratta di esseri umani