Sulla malattia e sugli angeli

Sono i sorrisi, i gesti e i toni di voce, a sorreggere le nostre gambe, per permetterci di non cadere

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Tutto è cominciato nella camera di mia madre, in un’estiva domenica pomeriggio. Improvvisamente tutta la stanza si è riempita di paura, flebo, siringhe, tre medici, due infermieri e gesti carichi di emergenza.
Ora mamma sta bene ed i dottori, ogni volta che la rivedono, dicono sempre: “La sera in cui è arrivata all’ospedale l’abbiamo ripresa per i capelli!”.
Ma fin dal giorno in cui lei ha iniziato la sua lotta contro la morte, io ho cominciato a vedere angeli dappertutto.
Il primo angelo era travestito da Guardia Medica, ma io l’ho riconosciuto. È stato lui ad intuire subito e con chiarezza il problema ed allertare immediatamente i soccorsi. Nelle ore e nei giorni successivi, più di una volta mi ha ritelefonato per avere notizie sullo stato di salute di mia madre ed ogni chiamata era un piccolo festeggiamento per i miglioramenti che accadevano.
Altri angeli sono stati gli infermieri ed i medici che sono accorsi, con grande professionalità, a casa di mamma.
Uno di loro, appena mi ha visto, ha esclamato: “Prooof!!!”. In pochi secondi una valanga di ricordi mi ha travolta. Chiacchierate, passeggiate, lezioni, i suoi progetti per il futuro… ed ora eccolo qui a cercare di salvare mia madre.
L’osservo muoversi con professionalità e velocità. La stima che avevo per lui quando era mio studente, mi rassicura per tutto il tempo e penso: “Comunque finirà questo momento, mia madre avrà avuto il massimo dell’aiuto”. Il suo sguardo si fissa su di me per raccontarmi, in silenzio, la gravità della situazione. Gli sono grata per questa schietta e “riservata” comunicazione.
Quando arriviamo al Pronto Soccorso c’è un altro angelo che ci chiama. Questa volta ha le sembianze di una giovane e bella dottoressa.
Ci spiega… ci chiede… approfondisce…tutto con grande gentilezza.
Quando ci si trova sotto shock per un’emergenza grave ed improvvisa, la gentilezza è come un bicchiere d’acqua nel deserto: serve per ritrovare le forze per andare avanti.
Ad un certo punto noi familiari veniamo chiamati in una stanza; è lì che ci aspetta un altro angelo. Anche lui si è travestito da dottoressa ma non mi incanta: lo so che è un angelo. Per tutto il tempo che mia madre sarà ricoverata, quest’angelo ci sarà sempre vicino. Con la semplicità di chi fa le cose con passione, più di una volta questa dottoressa ci è venuta a cercare, regalandoci sorrisi e rassicurazioni.
Se c’è una scena brutta da vedere in un ospedale, è l’altezzosità di alcuni medici di fronte al timore reverenziale dei deboli che desiderano la guarigione dei propri familiari. La dottoressa Brunettini, con la sua spontaneità e professionalità, mi ha ricordato i bravissimi medici che, anni fa, all’Ospedale di Torrette ad Ancona, salvarono la vita a mio marito per un’emorragia cerebrale causata da un aneurisma.
Ricordo la mia paura di allora, le mille domande che mi torturavano dopo il rischiosissimo intervento chirurgico e la loro affettuosa professionalità nel dirmi: “Venga a prendere un caffè con noi, così ci fa tutte le domande e noi le risponderemo…le va?
Umiltà e professionalità, semplicità e bravura; solo gli angeli sono capaci di avere queste unioni tattiche che lasciano il meglio, dietro di loro.
Ho visto angeli travestiti da giovani infermiere, brave, sorridenti ed allegre.
Quanto è importante l’allegria in un ospedale! Potrei dire che è dall’allegria che si riconosce la vera vocazione nello stare con i malati.
Patch Adams ha detto: “Lo scopo di tutte le nostre azioni è portare umanità a chi soffre, aggiungendo un po’ di sano umorismo” e Teresa di Lisieux ha scritto: “Attorno agli ammalati bisogna essere allegri”.
Possono bastare due testimonial di questo calibro, per essere certi che l’allegria è essenziale e non un “di più”?
E poi altri angeli nella scuola dove lavoro: i miei meravigliosi colleghi.
Durante gli scrutini, io ero lì…. ma con la mente ero là.
Era talmente evidente la cosa, che mi hanno circondata di protezione.
Cri, mi metto vicino a te mentre lavori al pc. Se hai bisogno di qualcosa, ti basta farmi un cenno ed io ti sostituisco”.
Cri, come sta tua madre? Mi raccomando: qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiedi senza timore”.
Cri, io sono certa che tutto andrà bene. Comunque ti voglio raccontare una cosa. Quando mia madre si è ammalata sai cosa mi ha aiutata?…”  e via con parole piene di vita!
Tutti noi diventiamo forti, grazie agli appoggi degli altri.
E poi gli amici, radicati come querce, nella mia vita; i parenti pieni di delicatezze date gratis; la tantissima gente traboccante disponibilità…
Messaggi a tutte le ore e vicinanza in tutti i minuti.
Ma una mia collega, prima di addormentarsi, mi ha scritto una cosa che mi ha particolarmente toccata.
“Cri, quello che mi fa incavolare di più è che nella vita, ci si arrabbia e si sta male per le minchiate…tu dirai: cosa c’entra? Nulla, è semplicemente un flusso di coscienza che mi fa riflettere sulla insensatezza della commedia umana che si recita sul vero, spesso tragico, palcoscenico della vita…notte Cri”
Il libro della saggezza tibetana dice che “La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale”. La mia collega, con il suo sms, me l’ha spiegato ancora meglio.
Anton Cechov ha scritto: “Perfino essere malato è piacevole quando sai che ci sono persone che aspettano la tua guarigione come una festa”.
È proprio così. Sono i tanti messaggi che riceviamo dagli altri, a tenerci piacevolmente compagnia, in attesa della festa della guarigione. Sono i sorrisi, i gesti e i toni di voce, a sorreggere le nostre gambe, per permetterci di non cadere.
Sono gli esseri umani con le sembianze degli angeli, a farci volare.
Nel Talmud c’è scritto: “Ogni filo d’erba ha un proprio Angelo che lo incoraggia sussurrandogli: Cresci!”.
Se ce l’ha ogni filo d’erba, figuriamoci ogni essere umano!
“Dio, sommo bene, comunica la sua bontà a chiunque è buono e diffonde la sua bontà su tutto ciò che esiste. Tutto ciò che c’è in cielo, come gli Angeli, e tutto ciò che c’è in terra e sotto terra, ciò che vi è nell’aria e nell’acqua, e tutto ciò che è dotato di ragione e di intelligenza, ciò che si muove, vive ed esiste, proviene da lui, sommo Bene, causa e sorgente di tutto il bene. A lui dunque onore e gloria per i secoli eterni. Amen” (Sant’Antonio da Padova).
[Fonte: www.intemirifugio.it]
 

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Maria Cristina Corvo

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