“Nonostante tutti i mutamenti in atto, è fondamentale che la Chiesa resti al proprio posto accanto ai malati, soprattutto nell’assistenza di coloro che oggi sono più emarginati o abbandonati”. Lo ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin visitando nei giorni scorsi l’Istituto Pio XII di Misurina, che da quasi 70 anni accoglie soprattutto bambini asmatici “coniugando virtù cristiane e arte medica con le qualità naturali di un luogo particolarmente indicato per la cura delle malattie respiratorie”.
Il segretario di Stato – informa L’Osservatore Romano – vi si è recato in occasione della firma di una convenzione tra l’ospedale romano Bambino Gesù e questa struttura della diocesi di Parma situata nel territorio di quella di Belluno-Feltre, centro d’eccellenza in Italia per la diagnosi, la cura e la riabilitazione in alta quota. Attraverso l’accordo è così nata sul lago veneto la prima rete italiana per lo studio, l’educazione e la formazione nella cura in alta quota dei disturbi respiratori in età pediatrica.
Il cardinale è stato accolto dai vescovi delle due Chiese locali, Enrico Solmi e Renato Marangoni, dal presidente dell’Opera parmense San Bernardo degli Uberti (proprietaria della struttura), don Luciano Genovesi, dalle suore delle piccole figlie dei Sacri cuori di Gesù e Maria, che sin dalla fondazione vi prestano il loro servizio, e da numerose personalità del mondo sanitario e scientifico. Subito dopo ha visitato i locali dell’ex Grand hotel di Misurina, trasformato nel dopoguerra da centro di villeggiatura di casa Savoia in “preventorio antitubercolare” per più di cento bambini su iniziativa del benedettino Paolino Quattrocchi.
A lungo il porporato si è intrattenuto con il personale e con i piccoli ospiti e i loro familiari; nel suo intervento ha poi sottolineato che “di fronte ai tanti cambiamenti in ambito socio-sanitario, dove criteri di tipo organizzativo e finanziario politicamente determinati vengono a influire non solo sulle procedure burocratiche, ma sulle modalità di offerta delle prestazioni cliniche-assistenziali”, bisogna interrogarsi sull’importanza del “rilevante patrimonio umano e professionale, offerto e consumatosi tra queste pareti in tanti anni di attività scaturita da una sorgente squisitamente cristiana, oltre ogni mero calcolo economico”.
Infatti, “in termini di umanità e di socialità” l’istituto Pio XII merita una maggior valorizzazione nel presente e investimenti nel futuro, ha affermato il Segretario di Stato, auspicando un’assistenza sanitaria socialmente sostenibile. Il porporato ha poi richiamato le teorie di uno dei padri della bioetica, Warren Thomas Reich, il quale, riflettendo sul tema della nursery, ovvero dell’assistenza dei malati, distingueva due modalità diverse: il “curare” e il “prendersi cura”.
“Le sue argomentazioni prendevano spunto dal racconto del mito di Cura” – ha spiegato Parolin – per giungere alla conclusione che “una competenza professionale senza la qualità morale della vita è vuota”. Di conseguenza, “l’esercizio della professione in ambito sanitario ha senso soltanto se è sostenuta da un’adeguata qualità morale della vita dell’operatore” e “ciò significa che la capacità tecnica deve essere accompagnata dalla responsabilità per quelle che sono le conseguenze dell’esercizio della professione sulla vita e la persona del paziente”.
“Un conto – ha sottolineato il cardinale Parolin – è curare una persona, diverso invece è prendersene cura. La differenza sta nel valore aggiunto della qualità morale della vita del professionista, il quale pur concentrandosi sulla patologia di sua competenza, si rivela capace di farsi carico di tutte le esigenze della persona che vive una particolare condizione di fragilità”. E in proposito ha individuato un’evidente “convergenza della bioetica laica con il Vangelo della misericordia proprio della parabola del buon Samaritano”.