Il Vangelo di oggi apre le pagine sul “capitolo della misericordia”, con il quale “Gesù risponde alle mormorazioni degli scribi e dei farisei”. E lo fa con tre parabole piuttosto note – la più celebre delle quali è quella del Figliol Prodigo – che mostrano quanto Dio Padre sia “il primo ad avere verso i peccatori un atteggiamento accogliente e misericordioso”.
Lo ha ricordato papa Francesco durante l’Angelus di oggi, sottolineando quanto – sia con il pastore in cerca della pecora smarrita, sia con la donna in cerca della sua moneta, sia con il padre che riaccoglie in casa il figlio ribelle – spicchino i verbi “gioire insieme, fare festa” (cfr vv 6, 9, 32).
Mentre nelle prime due parabole, “l’accento è posto sulla gioia così incontenibile da doverla condividere con «amici e vicini»”, nella terza è enfatizzata, in modo particolare, la “festa che parte dal cuore del padre misericordioso e si espande a tutta la sua casa”: una festa più che mai “intonata all’Anno giubilare che stiamo vivendo”.
In tutte e tre le parabole, “Gesù ci presenta un Dio dalle braccia aperte, che tratta i peccatori con tenerezza e compassione – ha proseguito il Pontefice -. La parabola che più commuove, perché manifesta l’infinito amore di Dio, è quella del padre che stringe a sé e abbraccia il figlio ritrovato”.
A colpire, nella vicenda del Figliol Prodigo, non è tanto la sua iniziale degradazione morale, ha osservato il Santo Padre, quanto la sua volontà di riscatto e le sue parole decisive: «Mi alzerò, andrò da mio padre» (v. 18). Egli si è rimesso in cammino lungo “la via della speranza e della vita nuova”, ovvero verso la casa dove il Padre “ci attende con pazienza, ci vede quando ancora siamo lontano, ci corre incontro, ci abbraccia, ci perdona” e, così facendo, “cancella il passato e ci rigenera nell’amore”. Inoltre, quando un peccatore si converte “non lo attendono rimproveri e durezze, perché Dio salva, riaccoglie a casa con gioia e fa festa”.
La facilità al perdono e alla dimenticanza del passato è la “debolezza di Dio”, il quale “non ha memoria del nostro peccato”, ha aggiunto Bergoglio, rivolgendo una domanda ai fedeli: “avete mai pensato che ogni volta che ci accostiamo al confessionale, c’è gioia e festa nel cielo? Avete pensato a questo? E’ bello!”.
In sintesi, il Vangelo di oggi ci ricorda che “non c’è peccato in cui siamo caduti da cui, con la grazia di Dio, non possiamo risorgere; non c’è un individuo irrecuperabile, perché Dio non smette mai di volere il nostro bene, anche quando pecchiamo”. Ognuno di noi che ha peccato, quindi, potrà sempre fare sua la speranza e la fiducia del figliol prodigo: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato» (v. 18).
Dopo la recita della preghiera mariana e poco prima dei saluti, Francesco ha invitato i fedeli ad una “speciale preghiera per il Gabon, che sta attraversando un momento di grave crisi politica”.
Il Papa ha affidato al Signore “le vittime degli scontri e i loro familiari”, associandosi ai vescovi del paese africano “per invitare le parti a rifiutare ogni violenza e ad avere sempre come obiettivo il bene comune”. Ha infine incoraggiato i gabonesi, “in particolare i cattolici, ad essere costruttori di pace nel rispetto della legalità, nel dialogo e nella fraternità”.
Papa, Angelus del 19 giugno 2016 - CTV
Angelus: il Papa prega per la crisi in Gabon
Commentando la parabola del Figliol Prodigo, Francesco ricorda: “Non c’è peccato da cui non possiamo risorgere, nessuno è irrecuperabile”