Dio non è morto 2 

Il coraggio di una insegnante che spiega la non violenza e la rivoluzione sociale di Gesù in classe

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Una professoressa, accusata ingiustamente, difende con coraggio la sua fede, anche se rischia di venir espulsa dalla scuola, è la storia del film God’s not dead 2. attualmente disponibile in DVD in lingua inglese
Grace, insegnante di storia di una high school dell’Arkansas, cristiana devota, cerca di confortare Brooke, una delle sue alunne, per la morte prematura del fratello. Conversando con lei in un bar; le suggerisce di cercare conforto in Gesù e nella lettura della Bibbia.
Nei giorni successivi, mentre in aula si discute delle figure del Mahatma Gandhi e Martin Luther King, Brooke chiede alla professoressa se il principio della non violenza di questi due grandi personaggi possa esser messo in connessione con la virtù, espressa da Gesù di porgere l’altra guancia ai nostri persecutori.
Grace risponde affermativamente ma viene ben presto convocata dal Consiglio scolastico e invitata dal preside a porgere le sue scuse per aver trasformato la sua lezione di storia in un sermone religioso.
Grace non accetta questa interpretazione e non chiede scusa; la disputa verrà risolta nell’aula di un tribunale. Solo il giovane avvocato Tom si offre di difenderla…
Dopo il successo di God’s not dead, ecco arriva il sequel, stesso regista (Harold Cronk) e stessi sceneggiatori (Cary Solomon e Chuck Konzelman) per parlare ancora una volta dei pericoli emergenti intorno alla libertà religiosa negli Stati Uniti, cioè della volontà, in certi contesti universitari o scolastici, di vietare qualsiasi riferimento a tematiche religiose.
Se nel primo film, la disputa si svolgeva fra uno studente di fede cristiana e un professore di filosofia che voleva derubricare dal suo corso tutti I filosofi cristiani perché ”Dio è morto”, ora, in questo sequel, assistiamo al processo intentato  contro una professoressa perché accusata di non avere tenuto separata la storia dalla religione.
Il film non è piaciuto a tanti critici americani perché è stato accusato di eccesso di vittimismo: invece di occuparsi di denunziare le vere persecuzioni che i cristiani debbo subire in tante parti del mondo, il film si è preoccupato di imbastire una storia ritenuta pretestuosa, dove è chiaro fin dall’inizio che le accuse alla professoressa cadranno perché infondate.
Lo stesso prestigioso servizio di revisione cinematografica del Consiglio dei Vescovi cattolici statunitensi ha riconosciuto che le premesse su cui si basa lo sviluppo della storia sono poco plausibili.
E’ lecito a questo punto domandarsi se questa pretesa di laicismo emergente abbia un serio fondamento o se sia il frutto di una mania di persecuzione. Se in Europa abbiamo visto tutti, questa estate, la foto di un agente di polizia di una località balneare francese che invitava una signora a togliersi il burkini (gesto per fortuna giudicato illegale dal Consiglio di Stato) e se brucia ancora in Italia l’impossbilità, per Benedetto XVI, il 20 novembre del 2007, di parlare all’università La Sapienza (fondata da papa Bonifacio VIII nel 1303), anche in U.S.A. ci sono stati dei casi oltremodo spiacevoli
Lo stesso film fa un chiaro riferimento a quanto è accaduto di recente a Houston (Texas): un giudice  ha emesso un mandato di comparizione nei confronti di 5 pastori evangelici di quella città intimando di portare in tribunale i testi dei loro sermoni degli ultimi tre mesi per controllare se si erano espressi contro la legge dello stato che determinava delle aggravanti in caso di atti o parole discriminatorie nei confronti delle comunità LGBT.
Anche in questo caso si sono sollevate le proteste delle comunità cristiane e lo stesso sindaco di Houston è dovuto intervenire per calmare gli animi.
Dobbiamo concludere che se è vero che si stanno moltiplicando in USA e in altre parti del mondo i casi di intolleranza religiosa, il film non ha trovato la soluzione giusta per denunciare il problema: nell’ansia di “vincere facile” ha finito per passare dalla parte del torto, sviluppando un certo manicheismo secondo il quale chi ha fede è poco meno di una creatura angelica, mentre chi non crede ha lo sguardo torvo del prosecutor (Ray Wise), impegnato a  dimostrare, anche lui, che “Dio è morto”.
Se questi due film hanno una chiara impronta dettata dalla Chiesa Evangelica, personalmente preferiamo i lavori dei fratelli Alex e  Stephen Kendrick , entrambi pastori della chiesa battista di Sherwood in Albany, Georgia. Fondatori della Sherwood Pictures channo conseguito finora significativi  successi come Flywheel, (2003), Facing the Giants (2006),  Fireproof (2008) e Courageous (2011) a cui va aggiunto October Baby, sul tema dell’aborto.
In questi film i due pastori si concentrano sul tema delle virtù umane, come la comprensione, l’altruismo e il perdono e hanno portato avanti i valori della fede cristiana senza alzare la spada contro qualcuno.
Le parti migliori di questo God’s not dead 2 sono i momenti in cui i protagonisti pregano e il racconto di due conversioni: quella del ragazzo cinese che decide di diventare pastore e di Brooke, che alla morte dell’amato fratello, scopre che era un ragazzo di fede che aveva l’abitudine di meditare con l’aiuto della Bibbia.
Il film è attualmente disponibile in DVD in lingua inglese
Titolo Originale: God’s not dead 2
Paese: USA
Anno: 2016
Regia: Harold Cronk
Sceneggiatura: Chuck Konzelman, Cary Solomon
Produzione: Elizabeth Hatcher-Travis, Brittany Lefebvre, Michael Scott, David A. R. White, Russell Wolfe, Nathan Wenban
Durata: 120
Interpreti: Melissa Joan Hart, Jesse Metcalfe, David A. R. White, Hayley Orrantia, Sadie Robertson
Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it/
 
 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Franco Olearo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione