“L’unità si fa in cammino”, così ha commentato Papa Francesco dopo aver abbracciato l’amico Giovanni Traettino, pastore della Chiesa evangelica della riconciliazione, ricevuto ieri pomeriggio nella Domus Santa Marta, in Vaticano, insieme ad altri sei pastori. Dà notizia dell’incontro L’Osservatore Romano, informando che erano presenti i pastori: Geoffrey Allen (Brescia), Mauro Adragna (Palermo), Ernesto Bretscher (Torino), Franco Bosio (Caserta), Salvatore Interlandi (Marcianise) e Rino De Felice (Salerno).
“Per ricambiare la visita che il Pontefice ci fece due anni fa a Caserta — ha spiegato Traettino al quotidiano vaticano – abbiamo pensato di crescere nel dialogo dando un orizzonte comunitario ai nostri incontri, alzando cioè il profilo della nostra risposta e venendo a trovare il Papa come famiglia spirituale”.
L’incontro si è svolto in un clima di grande semplicità e fraternità: prima di sedersi sui divanetti del salottino adiacente all’ingresso della Domus, i sette ospiti con il Pontefice si sono raccolti in preghiera, tenendosi tutti per mano e recitando il Padre Nostro. Quindi il pastore Traettino ha preso la parola per ringraziare il Papa dell’occasione e per come, grazie a questi incontri, il dialogo tra le Chiese abbia avuto “negli ultimi anni un’accelerazione insperata”.
Del resto, ha sottolineato il pastore pentecostale, l’intento precipuo della Chiesa evangelica della riconciliazione è proprio “riconciliare i perduti, riconciliare i cristiani e riconciliare il mondo”. E in questo dialogo sempre più serrato e amichevole, ha aggiunto, “abbiamo riconosciuto la mano sovrana del Signore. Nel cammino intrapreso sarà fondamentale riconciliarci grazie alle nostre radici comuni”, in particolare gli insegnamenti della Chiesa degli apostoli e dei padri. Certi e grati, ha concluso, di avere in ciò il Papa “come fratello e alleato”.
Da parte sua, Bergoglio ha confidato che certi passi — così come quelli intrapresi, ad esempio, con i valdesi o l’incontro con il patriarca di Mosca Kirill — “sono cose che ho sentito nel cuore”, compiute quindi con grande spontaneità. Sono “passi”, ha rimarcato, perché “l’unità si fa con i passi” in un cammino paziente e continuo. Il Pontefice ha quindi aggiunto che se si chiede quale sarà il giorno preciso in cui ci sarà piena unità, la risposta prevede un giorno esatto: “Il giorno dopo quello della venuta del Figlio dell’Uomo”.
Ai cristiani nel frattempo, dopo che nella storia sono accadute tante cose che li hanno allontanati fra loro, spetta di “pregare, pentirsi delle cose che non stanno facendo bene e camminare insieme”. In tal senso è essenziale, ha sottolineato il Papa, la disponibilità al perdono: “Quando ci sono cose brutte alle spalle si deve chiedere perdono”; un perdono però che abbia “lo stile di Dio” che “dimentica tutto”.
“Per noi tutto questo è una grazia”, ha commentato Traettino a fine incontro a L’Osservatore Romano. “Sono convinto che Papa Francesco abbia fatto fare alla Chiesa un salto in avanti di qualche secolo. Questo rapporto privilegiato, e direi provvidenziale con lui, ha fatto crescere moltissimo la sensibilità al dialogo nella Chiesa evangelica. Una sensibilità che era cresciuta alla scuola dello Spirito, ma che Papa Francesco ha favorito incarnandola nella realtà di oggi”.