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Senza bambini l’Italia non ha futuro

Il crollo demografico non è dovuto solo a fattori economici. Sono ancora molte le coppie giovani non ricche che mettono al mondo più di due figli

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Il 22 settembre prossimo in Italia si celebra il Fertility Day (Il Giorno della Fertilità), lanciato dal Ministero della Salute per sensibilizzare donne e uomini che dopo i 35 anni c’è un drastico calo delle capacità riproduttive. Le coppie rischiano di perdere la possibilità di avere un figlio, pur desiderandolo. Ottima l’iniziativa del ministro Beatrice Lorenzin, che ha suscitato interesse e dibattiti. È venuto alla ribalta il tema che sembrava un tabù: in Italia nascono sempre meno bambini. Al recente Meeting di Rimini, il demografo Gian Carlo Blangiardo, dell’Università Milano-Bicocca, ha presentato questi dati dell’Istat: nel primo trimestre del 2016, rispetto al primo trimestre del 2015 (il quinto anno consecutivo di diminuzione delle nascite), i nati sono ancora diminuiti del 3% e i morti sono anch’essi diminuiti dell’11%. Questa “la strana demografia italiana”, siamo sempre più un paese di vecchi e di pensionati. Nel 2008 i nati per donna in Italia erano in media 1,47; nel 2015 1,35. Ogni anno noi italiani diminuiamo di circa 100-120.000 unità. Per fortuna abbiamo circa 5 milioni di stranieri legali che ancora hanno molti bambini.
Senza bambini, l’Italia non ha futuro. È vero, il governo italiano non ha mai fatto politiche familiari per sostenere le giovani coppie ad avere dei figli (le ha fatte il governo Berlusconi col ministro della salute Giovanardi). C’è un grosso problema economico. Eppure, anche in questa situazione ho conosciuto famiglie cristiane con più di 4 figli e genitori non anziani e non ricchi.
Anna e Nicola Celora (questa la situazione del 2012) abitano a Meda vita (Milano), insegnanti in scuole medie superiori, si sono sposati nel 1993 e hanno avuto nove figli: Gabriella (nata nel 1994), Veronica (1996), Marco (1999, in Cielo), Carolina (2000), Tecla (2002), Stefano (2003), Matilde (2006), Davide (2007) e Benedetto (2011, anche lui in Cielo). La signora Anna racconta: “Siamo persone comuni, ma educati alla vita cristiana dai nostri genitori e vissuta in parrocchia e in Comunione e Liberazione. Ai tempi dell’Università è nato il nostro amore e dopo due anni di insegnamento precario ci siamo sposati senza fare troppi calcoli, con il poco che avevamo (il viaggio di nozze fatto con l’auto dei genitori). A nove mesi dal matrimonio è nata la prima figlia, poi tutti gli altri. Prediamo i figli che Dio ci manda, pregando e fidando nella Provvidenza, che non ci è mai mancata. Abbiamo cambiato casa due volte, scegliendo appartamenti per una famiglia in continua espansione, anche questo con l’aiuto misterioso ma reale della Provvidenza. Cerchiamo di offrire ai figli la possibilità di fare esperienza della vita cristiana: preghiera, condivisione dei bisogni, vita di comunione con gli amici, poca televisione e tanti libri. Grazie a Dio i nostri figli crescono senza pretese, grati di quello che offriamo loro, che non si riduce solo ai beni materiali. Per i più piccoli si impegnano anche i più grandicelli, si aiutano a vicenda in grande allegria: l’atmosfera della nostra famiglia è di gioia e di ottimismo nella vita. Con due soli stipendi, facciamo una vita spartana, il necessario non manca ma non c’è molto di superfluo, anche i bambini capiscono questo e vengono educati al risparmio, al sacrificio; dormono in letti a castello, i più piccoli crescendo riprendono i vestitini dei più grandi, ecc. Per i primi figli è dura, poi molti aiutano”.
I coniugi Susanna e Michele Rizza della parrocchia di Niguarda (Milano), impiegati al catasto di Milano (situazione del 2010), hanno avuto sette figli e 21 nipoti, ma altri sono ancora in arrivo. La signora mi dice: “Quando ho avuto i figli uno dopo l’altro, le amiche mi dicevano: “Poverina!”, nessuna diceva: “Che bello!”. Adesso tutte dicono: “Siete stati fortunati! I molti figli vi hanno mantenuti giovani”. Certo abbiamo fatto una vita austera, ma i figli si educano molto meglio se sono tanti e si abituano a fare a meno di tante cose”.
È vero che bisogna insistere affinché lo Stato assista le famiglie numerose (esiste un’Associazione delle famiglie numerose con 4 o più figli!), ma i coniugi cristiani che si fidano della Provvidenza, pregano assieme e prendono i figli che Dio manda. Vivono meglio di altre famiglie e danno una forte testimonianza di vita cristiana. Il 9 maggio 2014, a Buccinasco (Mi) è nata Carolina Maria, l’ottava figlia di Davide Bertani e Marta Ciacci, nati nel 1977 e nel 1978, laureati nel 2001 e sposati nel 2002, che hanno fin dall’inizio deciso di prendere tutti i figli che Dio manda. Eccoli: Benedetta (2003), Giuditta (2004), Maria Chiara (2006), Maddalena (2007), Miriam (2010), Cecilia (2011), Riccardo (2012) e Carolina di quasi due mesi. Anche solo vedere la foto di questi genitori con le 7 bambine e un maschietto allarga il cuore e commuove.
Com’è possibile? Ho parlato con la signora Elisabetta, mamma di Marta. Dice: “Non hanno avuto veri aiuti economici da nessuno, eccetto dai genitori che hanno dato loro una mano per l’acquisto della casa. E poi hanno imparato a usare bene i soldi ed educato i figli ad una vita senza il superfluo verso cui il mondo e il consumismo sfrenato di oggi spingono. Una vita che però è piena di gioia, di affetti e di amore vicendevole. Pregando, si sono fidati di Dio, si sono sacrificati loro e hanno abituato i bambini, fin da piccoli, alle rinunzie e ad una vita di famiglia cristiana che sa andare contro corrente rispetto alle mode mondane. Da anni fanno parte del movimento di Comunione e Liberazione all’interno del quale hanno costruito una rete di amicizie che è un vero sostegno quotidiano”
La signora Marta mi dice: “Ci siamo sposati a 24 anni, esattamente un anno dopo la laurea. Io ho insegnato sei anni poi ho smesso quando ho avuto la quarta bambina. Mio marito è giornalista e viviamo del suo stipendio. Quattro anni fa eravamo già in sette in un appartamento di 100 metri quadri quando sono rimasta incinta di Cecilia. Stringendo la cinghia e con un altro mutuo (ne abbiamo ancora per vent’anni), siamo riusciti a cambiare casa. Ora abbiamo 4 camere da letto, una cucina bella grande dove possiamo mangiare tutti insieme e una sala accogliente. Per il parto di Carolina ho avuto tante difficoltà e temevo di perderla. Abbiamo fatto una novena a Rosetta e Giovanni Gheddo e Carolina è nata bene, con un mese di anticipo, ma sta crescendo bene. Le nostre figlie sono più autonome di altre della stessa età, hanno imparato presto a cavarsela da sole. I capricci li fanno anche loro (quando piangono tutte insieme vorrei scappare) a volte, bisticciano e se le suonano di santa ragione. Hanno imparato a fare a meno del superfluo, ad aiutare gli altri e poi in casa ci danno una mano con le piccole cose: rifanno il letto, preparano la tavola, buttano l’immondizia e aiutano le più piccoline a lavarsi e prepararsi. Le più grandi a volte vogliono qualcosa di particolare e, se possibile cerchiamo di accontentarle. Le cose nuove si comprano soprattutto con i saldi. Non ci riteniamo affatto diversi dagli altri. Qui attorno ci sono altre famiglie che hanno tanti bambini. Una ne ha dieci (e uno in affido) più grandicelli dei nostri e anche i loro sono molto più vivaci e maturi dei coetanei”. Il parroco di Buccinasco, don Maurizio Braga, mi dice: “Buccinasco è una città giovane. Hanno incominciato le famiglie di CL a fare tanti figli, adesso anche altre, a poco a poco, imitano il loro esempio”.
Il marito e papà Davide mi dice: “I vicini di casa ci aiutano in tanti modi, per portare le bambine alla scuola statale, vengono volentieri da noi qualche ora per darci una mano. Le mie figlie danno spazio alla loro creatività, creano piccoli oggetti (orecchini, collanine, braccialetti). Benedetta è un pesciolino e a settembre inizierà a fare nuoto a livello agonistico. Giuditta è vicecampionessa regionale di ginnastica artistica e Maddalena lo è a livello provinciale. Stanno trasformando anche casa nostra nella loro palestra… Miriam e Cecilia al momento si accontentano di giocare con libretti, bambole e passeggini, ma già promettono bene anche loro. L’entusiasmo delle sorelle le sta già travolgendo. In questa famiglia praticamente tutta al femminile vogliamo che Riccardo abbia il suo spazio. Il papà lo farebbe giocare sempre a calcio… Siamo una famiglia normalissima. Forse di diverso abbiamo una grande fede e un profondo amore l’uno per l’altro. E soprattutto sappiamo molto bene che noi siamo strumento della volontà di Dio. Il modo migliore per educare i figli è farne più di uno o due, almeno tre o quattro. Nella nostra famiglia, lo dicono tutti, c’è la gioia che è educativa del carattere. Abbiamo sempre pregato assieme. Se non si cerca la comunione con Dio, non è possibile affrontare la vita e rimanere sereni e pieni di speranza, nelle grandi difficoltà e sofferenze d’oggi”.

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Piero Gheddo

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