Ogni vera profezia deve compiersi. Così è stato per Zaccaria, profeta vissuto nel VI secolo avanti Cristo, ai tempi della costruzione del tempio di Gerusalemme. La sua profezia si compie con l’entrata nella città santa del Messia seduto su un puledro, mentre annuncia la pace tra gli uomini. La vita di Cristo si svolge di continuo in aperta unità con il Padre. Scrive il teologo Costantino Di Bruno: “Vi sono parole che devono essere portate a compimento dal Padre e parole alle quali è Gesù che deve dare piena attuazione nello Spirito Santo. La vita di Gesù scorre in questa mirabile sinergia tra Lui e il Padre nella comunione dello Spirito di verità e grazia”.
A Gerusalemme diventano realtà le parole di Zaccaria, strumento di Dio nell’annuncio dell’unica verità che può salvare il mondo. Parole che stravolgono la storia del tempo, ma che giungono fino ad oggi come un monito severo, verso un uomo che predilige la guerra nelle sue possibili forme. Si tratta di una profezia che, ancora oggi, si presenta come il punto di riferimento più solido, per la riconciliazione tra gli uomini di ogni fede e nazione.
È l’essere umano che ritarda la pace e il benessere comune, pilastri imponenti del pensiero cristiano e del disegno di Dio sull’umanità, impedendo di fatto il compimento del volere del Signore sulla terra. Basta guardarsi attorno! È tutto un ricorso alle armi, siano esse “classiche” o di altra natura; mezzi coercitivi e ufficiali di quel pensiero umano sempre pronto alla prepotenza e all’annessione comunque dell’altro. Ci dimentichiamo spesso che senza il compimento della Parola, tutta la storia risulta falsata.
È la Parola compiuta che rivela la verità del cielo e con essa permette lo svolgersi delle azioni umane rivolte al bene comune. Chi entrerà oggi al posto di Gesù nelle tante città cavalcando l’idea della vera pace e della giustizia sociale? Quale esponente di Stato o magnate dell’economia sarà discepolo del Signore, assieme a Papa Francesco e a tutti quei sacerdoti e laici credenti che, giorno dopo giorno, costruiscono in silenzio ponti per unire le comunità nella perfetta concordia? Troppe persone muoiono per colpa della guerra. Troppi bambini perdono il sorriso. Troppe donne hanno gli occhi senza lacrime. Troppi uomini si sentono incapaci di proteggere la propria famiglia. Siamo in guerra.
Lo siamo attraverso la speculazione dei mercati. Lo vediamo nella disperazione di milioni di profughi in fuga verso l’ignoto. Lo tocchiamo con mano nel gioco strategico di quelle grandi nazioni che non riescono a salire sul quel “puledro per le vie di Aleppo in Siria”, nemmeno per una tregua umanitaria. È veramente così difficile portare cibo e acqua dove si muore oltre che sotto le bombe, anche per la fame e per la sete? Si continua a sparare e si pensa solo al potere che si riuscirà a conquistare, mentre intere generazioni perdono il diritto di vivere la loro vita.
Ma sul quel puledro sarà difficile salire senza la conversione del cuore. Chi porta la pace e l’equità tra la gente rischia, come il Figlio dell’Uomo, di essere prima osannato, ma poi offeso e perseguitato. La croce è sempre sullo sfondo della verità, ma se necessita a salvare l’altro non è mai portatrice di vera morte. La resurrezione che sempre ne consegue, non sarà altro che il sigillo impresso tra il cielo e il cammino personale di chi avrà avuto la gioia di proclamarsi discepolo nel vangelo, al di là del suo ruolo privato o pubblico.
Illuminanti ancora le parole di mons. Di Bruno:“Entrando in Gerusalemme seduto su un asinello, Gesù si rivela come vero uomo di pace. Lui non viene per mettere l’uomo contro l’uomo. Viene per portare Dio in tutti i cuori, perché solo portando Dio e lo Spirito Santo, l’uomo vedrà la sua verità e non agirà più secondo falsità e menzogna su se stesso. È questo il solo vero problema da risolvere: la visione che l’uomo ha di se stesso”. È proprio qui che il gioco di Satana diventa centrale e pesante. L’essere umano è accecato dalla mania di grandezza in qualunque settore e in qualsiasi ambito sociale e politico.
Se ognuno continuerà a non riconoscere nessuno sopra di sé, pensando di sostituirsi a Dio sulla terra, i margini per giungere ad un mondo di pace e di benessere collettivo diventeranno sempre di più una chimera. Solo nell’obbedienza al Signore è possibile aprire un varco di autentica rigenerazione delle relazioni umane. I rapporti tra le persone sono purtroppo spesso usurati dalle menzogne, dalla corruzione, dalle finzioni, dalla falsa spiritualità e della violenza attuale. Tutto questo porta sempre a porre se stessi sopra gli altri, aprendo nel quotidiano ad una guerra, come dice il Santo Padre, “a pezzettini”.
Un nuovo scontro bellico che offre abilmente l’illusione di vivere in una realtà in cui una terza guerra mondiale appare quasi impossibile. Di fatto non è così! Lo scontro globale tanto temuto è già in atto con mezzi, tempi e modalità che nessuno riesce o non vuole fermare. Se manca all’uomo la verità su cui costruire la propria esistenza, come potrà mai contribuire a ridimensionare le vessazioni altrui, piccole o grandi che siano? Non lo saprà fare in famiglia; a scuola; sul lavoro; nella sua religione; nello scrivere; nelle relazioni giornaliere; nel fare politica, economia, amministrazione, imprenditoria; nel costruire gli angoli del suo futuro.
La pace non è una invenzione o una convenzione. Essa va cercata nel suo luogo di origine e fatta assumere negli articolati aspetti della dimensione umana. Non si può non sapere che solo nella Parola è la pace iniziale. Lì è la sua fonte a chiunque, se nella fede, percettibile. L’uomo, in sintonia con la conversione del suo cuore, sarà così capace di indirizzare ciascuno elemento di pace nei vari campi in fermento attorno a lui. Lo farà verso una buona cultura di governo di ogni cosa e di un nuovo stile di vita del singolo e delle comunità. Bisogna perciò passare dai proclami ai fatti. Questi ultimi sono ovunque il frutto delle proprie convenzioni formative e del percorso spirituale intrapreso.
Gesù su quel puledro non illustrò alla folla il programma da svolgere nei mesi seguenti. A testimoniare la natura della sua missione al servizio dell’uomo, nella più piena obbedienza al Padre, è stato sempre il suo modo di porsi dinnanzi alla socialità e alla spiritualità che lo circondavano. Si è in grado oggi di capire quanto sia urgente passare dal fare all’obbedire? Dal proclamare all’ascolto di ogni Parola del Signore? Non si possono ignorare queste verità se si pensa alla costruzione di un mondo di pace. Le cose fatte nell’obbedienza saranno “colossi d’amore” dinnanzi alla storia e quelle ascoltate dalla sapienza divina, motivo di autentico sostegno per la realizzazione di un tempo migliore.
Giotto - Ingresso di Gesù a Gerusalemme - Cappella degli Scrovegni (Padova)
La sconvolgente attualità dell’entrata di Gesù a Gerusalemme
La pace non è una invenzione o una convenzione: essa va cercata nel suo luogo di origine e assunta negli articolati aspetti della dimensione umana