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Gareggiate nello stimarvi a vicenda

La stima reciproca dona a ciascuno la molla per sviluppare e mettere in gioco i doni e le qualità che Dio ci ha dato

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Orfeo era un ragazzo intelligentissimo. In quarta elementare non se la cavava se non a stento. Ha arrischiato di ripetere la classe. Scriveva male, arrivava in ritardo, vestiva in maniera trasandata, non tratteneva i pugni con chiunque lo molestasse. Si comportava, per così dire, da figlio di nessuno. Tutti, compreso il maestro, lo deridevano.
L’anno seguente cambiò l’insegnante. Fu subito una gara. “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”. È l’esortazione di San Paolo. Fin dal primo giorno il nuovo educatore, pur vedendolo arrivare in ritardo, gli fece un complimento per il bel modo con cui salutava.
Una mattina, in classe, Orfeo si mise a piangere perché canzonato da alcuni compagni. Finita la bufera il maestro gli si avvicina e ad alta voce: “Pochi di voi hanno gli occhi così celesti”.
Era ritenuto un monello anche perché, in assenza del maestro, fischiava in maniera inopportuna. Durante l’ora di ginnastica, il maestro stava spiegando le regole del gioco e del fischio dell’arbitro, a Orfeo scappò un fischio potente. Dalla cattedra partì un complimento: “Questo è un esempio di fischio acuto e prolungato, esclamò, il maestro. Provateci.” I ragazzi ci provano. Ma nessuno riesce a fischiare bene come lui.
Rianimato da questa stima, il “monello” divenne ben presto il primo della classe. Sciolto, disinvolto e sorridente con tutti. Pronto ad aiutare qualche compagno in difficoltà. Con la stima il maestro e poi tutti gli alunni avevano meritato e riguadagnato un dono: Orfeo. Gli avevano dato il clima giusto per sviluppare e manifestare, a favore degli altri, tutta la sua intelligenza e le sue doti. È nata così la gara della stima vicendevole.
Doriana, una ragazza, svogliata e… demotivata, che andava a ripetizione di filosofia, meravigliata della stima e dell’interesse con cui la sua professoressa la trattava, le chiese: “perché questo grande interessamento proprio a me che sono svogliata e vanesia?”
L’insegnante rispose: “Io mi curo di te perché stimo Gesù che è in te”.
Ricordo anch’io quel giorno in cui il maestro mi lodò davanti a tutti per la pronuncia esatta d’una parola francese. Come reazione si scatenò in me la passione per quella lingua.
“Gareggiate nello stimarvi a vicenda”. La stima reciproca dona a ciascuno la molla per sviluppare e mettere in gara i doni e le qualità che Dio ci ha dato.
Ecco perché Dio ha per ciascuno una stima immensa. Ci invita a donarcela l’un l’altro perché venga in luce tutto il positivo di ciascuno.
 

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Andrea Panont

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