Una nuova significativa testimonianza di dialogo interreligioso e di condanna dei fondamentalismi è arrivata stamattina dal Meeting di Rimini, grazie all’intervento di Aziz Hazanovic, Gran Muftì della Croazia, sul tema Quale Islam in Europa?.
Il rappresentante islamico è stato presentato al pubblico da Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, e da Wael Farouq, docente di lingua e letteratura araba all’Università Cattolica di Milano, principale interlocutore musulmano del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli, nonché uno degli iniziatori del Meeting del Cairo.
Quello di Gran Muftì è il più importante incarico tra i leader religiosi musulmani, trattandosi di una autorità riconosciuta da tutti i governi del mondo. Forte di questa posizione, Hazanovic ha spiegato la sua visione sulla violenza religiosa che, ha ribadito, più volte è completamente inconciliabile con i principi del Corano.
Originario di Srebrenica, località tristemente famosa per il genocidio dei musulmani bosniaci, Hazanovic è fuggito in Croazia più di vent’anni fa, non prima di aver patito il massacro di ben 38 membri della sua famiglia.
È proprio da questo tremendo lutto che ha origine lo sforzo per la pace del Gran Muftì, secondo il quale è innanzitutto necessario “eliminare le ambiguità sull’Islam” e altri pregiudizi negativi sulla religione di Maometto.
Il fondamentalismo e il terrorismo, ha sottolineato Hazanovic, rappresentano una deformazione dell’Islam a scopi che di religioso non hanno nulla e che danneggiano in primo luogo i musulmani stessi.
L’Islam, quindi, diventa una scusa per accendere focolai di guerra, eppure, ha osservato il Muftì, di tutte le 1763 censite nella storia del mondo, soltanto il 7% è scoppiato per motivi religiosi e solo il 3% di queste ha riguardato il mondo musulmano.
“I secoli di convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani – ha proseguito il leader musulmano – hanno determinato un patrimonio positivo comune che oggi, purtroppo, taluni mirano a disperdere”.
Il vero Islam, ha puntualizzato Hazanovic, è una “religione di pace”, proibisce le conversioni forzate e condanna l’uccisione degli innocenti, eppure la percezione in gran parte dell’Occidente è diversa, per una pluralità di fattori.
Vi è, ad esempio, il fattore legato all’abbigliamento: molti musulmani rifiutano i costumi occidentali, perché li ritengono contrari alla loro fede, altri invece li indossano, nonostante la medesima contraddizione. Un discorso simile si riscontra per quanto riguarda i valori familiari e la concezione della donna.
Missione di ogni musulmano è “divulgare la pace e la sicurezza sulla terra” e se uno di loro “uccide un’anima innocente è come se avesse ucciso tutto il mondo”, ha ricordato il Muftì, riecheggiando lo speculare principio del Talmud: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.
La violenza omicida o suicida, in nome dell’Islam, ha aggiunto, non ha nulla di religioso ma rappresenta solo una forma di “ribellione” o di “fuga dalla realtà”. Con riferimento alla strage di Nizza dello scorso 14 luglio, Hazanovic ha detto: “Chi l’ha commessa non può essere definito musulmano”.
Riguardo invece al barbaro assassinio di padre Jacques Hamel, il Muftì ha sottolineato che dovere dei musulmani è “proteggere i luoghi di culto”, senza alcuna distinzione.
Sono seguite una serie di videotestimonianze di immigrati islamici in Italia, che raccontano la loro felice convivenza ed amicizia con i cristiani. Tra di essi spicca quella del senegalese Abdoul, che, in difficoltà economiche, è stato aiutato a tornare al suo paese dal suo amico Marco.
Questo episodio è stato indicato da Wael Farouq come il vero esempio di integrazione da imitare e seguire, di modo che l’immigrato – sulla scia del tema del Meeting – sia sempre “un bene per me”.
Farouq ha anche indicato l’esempio di papa Francesco, da lui recentemente incontrato: “Le sue parole mi hanno fatto sentire ascoltato, un essere umano. Per lui la mia stessa presenza è importante. Lui è uno che ti guarda e che non ti dimentica”.
Pur non avendone riferito nel suo intervento, anche Hazanovic è un grande estimatore di Bergoglio: come ricordato da Farouq, il Gran Muftì di Croazia, durante l’ultimo Ramadam ha proposto ai paesi arabi di seguire l’esempio del Papa davanti alle emergenze dei migranti.
Tra i leader musulmani, Hazanovic è anche uno dei più convinti difensori delle minoranze cristiane, avendo intrapreso viaggi in almeno 18 paesi islamici per affermare tale principio, invitando alla pace e alla tolleranza.
“Uno che ha sofferto il massacro di 38 membri della sua famiglia, può andare perdonare ed andare avanti, solo se ha la certezza del bene dell’altro”, ha commentato ancora Farouq.
Il vero problema, ha aggiunto il docente egiziano, è nella distinzione tra un Islam buono e un islamismo, che ne è la degenerazione ideologica e fanatica. Mentre il musulmano sente di “dover essere protetto da Dio”, l’islamista ha la presunzione di “dover essere lui a proteggere Dio”; se il musulmano vero ha cura innanzitutto della fede propria, l’islamista si preoccupa solo della fede degli altri.
Farouq ha poi ricordando – come il cristianesimo – l’Islam ha “il dovere di pensare e di usare la ragione”, in quanto essa è il “centro” di questa religione, sebbene, ad oggi, questo principio sia stato sempre “delegato ad una élite”.
Se i musulmani, da anni, sono “silenziosi” o “assenti” al dibattito democratico e ai principi di libertà occidentali, è perché “molti di loro vengono da paesi dove c’è la dittatura”, quando poi essi stessi si ritrovano a che vedere con una civiltà occidentale “svuotata del suo significato”, con i “parenti di Caino” che comprano o vendono “petrolio ed armi dall’Isis”.
Gran Muftì di Croazia: “L’Islam è per la pace”
La testimonianza al Meeting di Rimini di Aziz Hazanovic, grande estimatore di papa Francesco e difensore dei cristiani perseguitati