Aleluya - Fernando De Haro

"Aleluya": uno sguardo sulla Nigeria dove fiorisce il cristianesimo nonostante le persecuzioni

Presentato al Meeting di Rimini il reportage del giornalista Fernando De Haro sul paese africano, dove andare a Messa è una scelta di vita o di morte

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Ieri, al Meeting di Rimini, i volti erano attenti e attoniti durante la presentazione e proiezione del reportage del giornalista Fernando De Haro dal titolo AleluyaLa Sala Neri Conai era gremita di gente. “La Nigeria è un mondo che viviamo poco – ha introdotto il giornalista Roberto Fontolan – De Haro ha indagato ed esplorato i grandi luoghi delle persecuzioni dei cristiani”.
Parte il video. Colpisce il canto di sottofondo Aleluya, da cui deriva il nome del reportage. Cominciano le emozionanti testimonianze: una donna, fuggita dalle persecuzioni dei musulmani e rimasta vedova, mostra la sua abitazione e spiega l’uccisone del marito. Avvilita, ma lieta in nome di Dio, unica salvezza. Un uomo, fuggito perché perseguitato mostra il suolo dove i suoi cari gli sono stati tolti. Affranto, ma pieno di gioia in Cristo.
“Più attacchi e persecuzioni ci sono e più fiorisce il cristianesimo – spiega il vescovo – se si pensa di eliminare il cristianesimo in Nigeria si sbaglia. È impossibile”. Come ha testimoniato uno dei molti ragazzi nel reportage: “Non accetto di rinnegare il nome di Gesù, poiché Egli dice ‘Se rifiuti il mio nome, io ti rifiuto davanti al Padre”.
La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa occidentale. La popolazione dal punto di vista religioso si divide tra cristiani e musulmani, anche se questi ultimi sono in maggioranza nel Nord. Nel Sud, invece, dopo le varie persecuzioni i cristiani hanno trovato rifugio e qui sembra esserci un miglior equilibrio. La Nigeria è una terra tormentata, ma lieta.
Tanti degli intervistati nel video affermano: “Per voi cristiani occidentali è possibile decidere liberamente la domenica se andare o meno a messa, per noi questa scelta è una questione di vita o di morte”.
Affermare la propria appartenenza cristiana può significare non solo la morte, ma anche la violenza, lo sfruttamento e il rapimento in massa.
È quello che fanno gli aderenti al gruppo di Boko Haram (che significa “no all’educazione occidentale”), i quali spesso provengono da situazioni di estrema povertà e di fatto servono un progetto politico che ha istituzionalizzato la sharia nel 1999, come ha ricordato il giornalista Gian Micalessin, intervenuto nel corso dell’incontro e specializzato in reportage di guerra.
Tanti sono gli esempi di pacifica convivenza che contrastano con questo uso politico della religione islamica. Nel video vengono mostrate le iniziative educative che i cristiani propongono nelle loro comunità insegnando ai loro figli l’amore per il prossimo, anche se nemico.
“Per me è stato un dono professionale e umano stare in mezzo alla gente semplice, che riesce a non aver paura di mostrare la propria fede a costo della vita stessa. Solo uno che dà la vita rompe la catena di male che vuole fare il terrorismo”, ha concluso De Haro.

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ZENIT Staff

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