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Egitto, aggredito in carcere il consulente della famiglia Regeni

Ahmed Abdullah, arrestato l’aprile scorso, ha dichiarato di essere stato picchiato dalle forze di sicurezza egiziane

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La scia di violenza e sopraffazione che sta avvolgendo il Medio Oriente sembra non avere fine. La tragica vicenda di Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso il 25 gennaio di quest’anno (durante il quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir), il cui corpo è stato ritrovato il 3 febbraio, non ha rappresentato la fine di un incubo ma appena una sua tappa, che getta ombre pesantissime sull’attuale regime de Il Cairo e sugli apparati di sicurezza egiziani.
Dopo i numerosi tentativi di depistaggio, cui vanno parallelamente aggiunte le omissioni britanniche (tra tutte l’indisponibilità dei professori di Cambridge a collaborare con la magistratura italiana), il quadro dell’ingiustizia all’ombra delle Piramidi si è ulteriormente “arricchito” con il deplorevole trattamento riservato ad Ahmed Abdullah, capo della Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà (ECRF: “Egyptian Commission for Rights and Freedoms”).
Abdullah, leader dell’organizzazione non governativa, è stato incarcerato il 25 aprile scorso, con l’accusa di aizzare le proteste contro il Governo, in particolare avversando la svendita all’Arabia Saudita delle isole egiziane di Tiran e Sanafir nel Mar Rosso. Ahmed Abdullah, oltre all’opposizione ad Al Sisi, si è macchiato di un’altra “colpa”: quella di fornire consulenza legale alla famiglia di Giulio Regeni.
Nonostante la stessa famiglia Regeni abbia fatto pressioni sulle autorità egiziane perché correggessero tale vulnus di legalità, il regime ha continuato sulla strada intrapresa: il mese scorso il tribunale de Il Cairo ha infatti bocciato il ricorso dei legali di Abdullah, confermando la custodia in carcere dell’attivista arabo.
L’ennesimo atto iniquo si sarebbe verificato questo giovedì alla stazione di polizia del Nuovo Cairo. Abdullah ha infatti denunciato, tramite l’ECRF, di essere stato vittima di un’ aggressione nella propria cella ad opera di due ufficiali della Sicurezza Nazionale. Gli assalitori avrebbero gettato per terra il pasto del detenuto, colpendolo poi ripetutamente sul volto e confiscandogli gli effetti personali, libri inclusi. Gli avvocati dell’aggredito hanno chiesto che il dipartimento di Medicina Legale effettui subito un controllo per confermare l’accaduto.
Negli anni precedenti molte erano state le speranze che il governo di Al Sisi potesse contribuire alla stabilità della regione ed alla lotta al terrorismo, tanto da rinforzare ulteriormente lo strettissimo rapporto che legava il Paese arabo all’Italia. Il 2016 ha invece destabilizzato radicalmente questa convinzione, portando il legame italo-egiziano ai minimi storici e offuscando oltremodo l’immagine internazionale de Il Cairo.

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Marco Valerio Solia

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