A poche ore dall’apertura dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, c’è una giovane atleta che ha già vinto la sua simbolica medaglia d’oro. La 18enne Yusra Mardini, nella speranza, come tutti di diventare campionessa olimpica, è già una campionessa di vita.
Ieri sera, durante la cerimonia di inaugurazione dei Giochi, Yusra ha sfilato nello specialissimo team dei rifugiati, comprendente due siriani, due congolesi, tre etiopi e tre sudsudanesi, radunati sotto un unico vessillo: quello olimpico dei cinque cerchi.
La sua gara più straordinaria, però, Yusra, l’ha già vinta la scorsa estate. Profuga a Lesbo assieme alla sorella – come lei fuggita dalla Siria – ha soccorso e salvato la vita ad un’altra ventina di rifugiati, sfruttando i suoi talenti natatori.
Nata nei presso di Damasco il 5 marzo 1998, Yusra Mardini è attualmente residente a Berlino. È cresciuta in una famiglia cristiana che l’ha incoraggiata da subito a praticare il nuoto. Nel 2012, all’età di 14 anni, ha rappresentato il suo paese ai campionati mondiali di nuoto in vasca corta di Istanbul, cimentandosi in tre specialità: 200 metri individuali, 200 metri stile libero e 400 metri stile libero.
Nell’agosto 2015, dopo la distruzione della casa di famiglia, Yusra e sua sorella Sarah hanno intrapreso il viaggio della speranza, sconfinando in Libano, poi in Turchia, infine in Grecia, dove sono arrivate con altri 18 profughi a bordo di un’imbarcazione omologata per sole 7 persone.
È stato in questa circostanza che la giovane atleta ha evitato una tragedia: nel cuore della notte e con la terra ancora invisibile, il motore si era improvvisamente fermato. Yusra e Sarah, aiutate da altri due profughi, si sono tuffate in acqua e hanno spinto e sorretto il gommone per tre ore, fino all’approdo sulla spiaggia di Lesbo.
“Dovrò comunque morire un giorno. Dovevo provare”, ha raccontato mesi dopo Yusra, che, in quell’occasione, impressionata dal terrore nel volto di un piccolo profugo di sei anni, ha cercato con tutte le sue forze di dissimulare la sua altrettanto grande paura, pur di tranquillizzare il bambino.
Dopo essere state accolte in Germania lo scorso settembre, come rifugiate politiche, le due ragazze sono state raggiunte dai genitori poco tempo dopo. Yusra ha quindi iniziato ad allenarsi presso il prestigioso club Wasserfreunde Spandau 04, inaugurato in occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936.
A Rio, Yusra Mardini gareggerà stasera nei 100 metri farfalla e mercoledì prossimo nello stile libero. “Sarà davvero cool”, ha dichiarato la nuotatrice siriana, che ha appreso di essere stata ingaggiata nel team olimpico dei rifugiati, da un gruppo di giornalisti, giunti ad intervistarla presso il suo appartamento berlinese. È successo così, “perché davvero non apro mai le e-mail”, ha dichiarato candidamente Yusra, che preferisce mandare messaggi via cellulare come tanti teenager di oggi.
“Quand’ero ragazzina, un giorno mi hanno letteralmente immerso in acqua”, ha raccontato, rievocando i suoi primi approcci con il nuoto, con il papà a farle da primo allenatore, all’età di tre anni.
Oggi tutta la famiglia Mardini è finalmente riunita. La tragedia della guerra sarà difficile da dimenticare ma i prossimi giorni, qualunque sarà l’esito delle sue gare a Rio, per Yusra e i suoi cari saranno momenti di gioia. A dimostrazione che, a volte, le favole si realizzano, se ci sono eroi o eroine pronti a mettersi in gioco.
Rio 2016 ha già la sua eroina: è una rifugiata siriana
La 18enne Yusra Mardini lo scorso anno salvò altri 19 profughi nei pressi di Lesbo. Alle Olimpiadi gareggerà nei 100 metri farfalla e nello stile libero