Poesia per la pace

Giancarlo Castagna, Riccardo Scano, Bianca Maria Simeoni, Clarissa Vokan tra i finalisti del premio poetico “Il linguaggio dell’anima”

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Il grande folksinger e poeta Bob Dylan compose, nel 1963, un brano intitolato Masters of War (Padroni della guerra). Erano gli anni del conflitto in Vietnam e la bandiera del pacifismo ancora sventolava alta: “…avete causato la peggior paura / che mai possa spargersi / paura di portare figli / in questo mondo”, scriveva Dylan rifiutando l’ideologia della guerra.
Erano trascorsi non molti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e i ricordi angosciosi dei suoi tragici eventi erano ancora una cicatrice impressa nella memoria collettiva. Mentre una generazione di attivisti, intellettuali ed artisti (Martin Luther King, Joan Baez, John Lennon…) dava linfa agli ideali della “non violenza”.
Poi, via via, la memoria storica ha iniziato ad affievolirsi, obliterata dall’emergere dell’individualismo e dei nuovi idoli del consumo, e una serie di guerre più o meno “giuste” hanno continuato ad imperversare nel mondo. Senza che un’opinione pubblica distratta o inconsapevole fosse in grado di far udire una voce compatta di condanna.
Si è diffusa così, in modo strisciante, la “globalizzazione dell’indifferenza”, che oggi convive in modo precario con la “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” e il dilagare di una paura che contamina ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
La declinazione più recente e inquietante di questa paura, di questa indifferenza, è la “guerra di religione”, la “guerra di civiltà”: che vorrebbe rispondere alle tragedie innescate dalla follia del terrorismo (per le quali il mondo occidentale condivide pesanti responsabilità) con una ulteriore escalation di violenza. Alimentando lo scontro fra l’Occidente e l’Islam.
Ma per intercessione di Dio, oggi è presente sulla scena del mondo un uomo, un pontefice coraggioso che non ha paura di testimoniare la verità di fronte ai popoli: “Non esiste la guerra di religione – ha detto Papa Francesco durante la Giornata Mondiale della Gioventù –, ci sono guerre per interesse, per soldi…”. Una posizione ch’era già stata affermata dal suo grande predecessore Giovanni Paolo II, “il quale, durante la guerra dell’Occidente contro l’Iraq di Saddam Hussein, nel 2004, si oppose fermamente al conflitto e alle ragioni religiose accampate, pretestuosamente, dall’Occidente cristiano” (come ci ricorda il prof. Massimo Borghesi, docente della Pontificia Università Urbaniana, in un’intervista concessa a ZENIT).
Miracolosamente le parole di Papa Francesco hanno avuto un’eco imprevedibile, con la presenza di migliaia di imam e di rappresentanti islamici nelle chiese cattoliche italiane e francesi per ripudiare il fondamentalismo e la violenza. Un punto di svolta che riaccende la speranza.
Il tema della pace era fra quelli proposti agli autori partecipanti al Premio letterario Il linguaggio dell’anima, dedicato alla memoria del poeta Giuseppe Jovine. E i poeti l’hanno interpretato con sensibilità e consapevolezza, focalizzando la loro attenzione su due dimensioni convergenti: l’esigenza di giustizia legata all’insopprimibile dignità dell’uomo e la vocazione di trascendenza legata ad un più alto principio metafisico e morale.
Ecco dunque quattro belle poesie, liberamente ispirate al tema della pace, tutte finaliste al Premio di poesia Il linguaggio dell’anima, nonché pubblicate sull’antologia omonima, edita da IF Press (www.if-press.com/it/).
IDEALI CHE NON MUOIONO (dedicata a Papa Wojtyla)
di Bianca Maria Simeoni
Ho visto un uomo
peregrinare per il mondo
predicare pietà e tolleranza
contro le inquietanti urla di vendetta;
ho sentito la sua forza straripare
attraverso gocce di se stesso
lanciate verso l’umanità.
Ho visto un padre,
un padre vero, un mito,
un eroe capace di tracciare
un percorso di appartenenza
per migliaia di giovani che scelgono la vita.
Ho visto un vecchio incerto,
stanco e tremante
eppure sorridente,
ancora depositario di quella forza
che non ha soffocato la speranza
seminando l’indifferenza
ma ha corroborato un ideale
che non morirà mai.
*
CIMITERO
di Riccardo Scano
Tu che sei vivo
e che di qui passi
abbi memoria di me.
Se non la muta tomba
nemmeno il nome
lasciai al mondo:
il tempo l’ha preso
scavando il marmo
e me che il silenzio
ascolto coi fratelli.
Ma ogni dì le campane
suonano per me solo.
Ignoto viandante che
su di me sosti, dimmi:
puoi sentire la pace?
*
LE FOGLIE DEI PIOPPI
di Giancarlo Castagna
Son le foglie dei pioppi verdi e bianche
a seconda del vento che le muove
e sembran salutar con dita stanche
il giorno che si muore.
Il sole tutto il giorno ha dardeggiato
la lombarda pianura: il caldo e l’afa
tregua non danno al passegger fugace
che fresco ed ombra cerca ma dispera
pace trovar, finché non giunga sera.
Allora forse un venticel soave
potrà portar ristoro al corpo
esausto e chino:
e in quest’attesa il giorno si trascina
col pensier della notte ormai vicina.
Potesse questo vento desiato
anche all’anima triste toglier pena,
all’afa del peccato
donar brezza leggera,
alla smorta speranza ridar lena
e fresca luce al cuore.
Allora, allor potrà nel Tuo ristoro
trovare alfine la ragion di vita
che solo l’amor Tuo le può donare.
Nelle Tue mani alfine riposare
e come bimbo che, d’angoscia il pianto
alfin quietato s’abbandona e giace,
anch’io trovar la pace.
*
L’UNICO DESIDERIO
di Clarissa Vokan
L’unico desiderio rimasto
è tornare per sempre
nel mio mondo.
Oh voi non sapete com’è.
È un mondo pieno di arcobaleni,
di fantastici paesaggi
che emanano sconosciute fragranze
dove gli uccellini ed altri animali
si fermano per salutarvi,
dove la luce gialla
si espande in ogni angolo
dove la musica
suona soavemente
dove non esiste il dolore
la sofferenza
dove non si conosce il denaro
dove la natura è prodiga
vi dona i suoi frutti
e dove c’è tanta pace
pace e pace
ho bisogno soltanto
di tanta forza per arrivare
in quel mio mondo.
***
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Massimo Nardi

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