“Credo sia anche molto importante che avvenga in Panama, perché Panama non è un Paese che ha un grande popolazione, ma che ha 4 milioni di giovani”. L’euforia di un ragazzo panamense traspare tutta in questa breve dichiarazione rilasciata alla Radio Vaticana, in quel di Cracovia, a margine dell’annuncio del Papa che la prossima Giornata mondiale della gioventù, fra tre anni, si svolgerà nel Paese centro-americano.
Euforia tale da indurre a confondersi con le cifre (Panama ha una popolazione complessiva di poco superiore ai 3 milioni e mezzo), ma che non scalfisce il senso delle parole di questo ragazzo: Panama è un Paese giovane, vivace, con un indice di 2,49 nascite per donna, dove la cultura della vita ha solide radici.
Queste caratteristiche i panamensi le hanno messe in mostra un paio di settimane fa, quando in oltre 100mila sono scesi nelle strade della capitale per esprimere il proprio dissenso nei confronti di una legge nazionale, che introdurrebbe delle linee guida per le scuole statali sulla “educazione integrale della sessualità”.
Secondo la popolazione locale, questa legge sdoganerebbe l’ideologia gender. “È un tentativo di colonizzazione”, afferma senza giri di parole Juan Francisco de la Guardia, presidente dell’Alleanza per Vita e la Famiglia, associazione tra le organizzatrici della manifestazione. Ha spiegato all’agenzia Friday Fax che tale misura “è stata scritta e imposta a Panama dall’Unfpa (fondo delle Nazioni Unite che promuove la “uguaglianza di genere”, ndr) e non è il frutto della volontà del nostro legislatore”.
Benché non sia frutto della volontà dei politici, il presidente del Parlamento di Panama, Rubén de Leon Sanchez, ha detto che l’enorme protesta non fermerà l’iter legislativo. Ha assicurato che proseguirà la discussione in Commissione Salute e che, una volta licenziata da lì, la legge verrà votata in Parlamento.
Il disegno di legge, introdotto dal deputato di sinistra Crispiano Adames, segue le direttive del Comprehensive sexuality education, una traccia elaborata dalle Nazioni Unite sull’educazione dei minori che si basa sul loro “diritto” alla “salute sessuale”.
I panamensi si oppongono a questi programmi educativi, rei di promuovere la sessualizzazione dei bambini, di invitarli a sperimentare relazioni omosessuali, di denigrare i ruoli sociali “tradizionali” considerandoli “stereotipi di genere”.
Al termine della riuscita marcia di protesta, de la Guardia ha rilasciato delle dichiarazioni ufficiali a nome dei partecipanti. Davanti a una delegazione di parlamentari, ha sottolineato il diritto prioritario dei genitori ad educare i propri figli secondo la religione o il credo propri, e ha accusato il progetto di legge di avere un “carattere ideologico”.
Al contempo, de la Guardia ha chiesto ai politici perché sia stato abbandonato un modello di formazione che aveva raccolto il consenso dei genitori ed era stato giudicato efficace. Il suo riferimento è al progetto “Escuela para padres” (Scuola per i genitori), lanciato a Panama nel 2014 e che prevedeva la partecipazione attiva dei genitori a scuola una volta al mese, insieme ai loro figli, agli insegnanti e a degli specialisti in grado di intervenire con dei consigli in caso di problemi di vario tipo.
Sugli scudi anche la Conferenza episcopale panamense, che ha chiesto espressamente al Parlamento di riconsiderare la promozione di una tale legge, facendo notare come “non possiamo accettare esperimenti che hanno già fallito altrove”.
È nell’agosto 2014, ossia due anni fa, che questo progetto è stato presentato. Soltanto nel marzo 2015 è iniziato il dibattito in Commissione, che si è tuttavia arenato a seguito delle feroci polemiche che stanno coinvolgendo l’opinione pubblica di Panama.
La fiumana di persone che ha attraversato le strade del Paese per opporsi al progetto di legge è un chiaro segnale del fatto che il livello d’attenzione intorno a questo tema resterà ancora altissimo. I panamensi non vogliono arrendersi all’agenda delle Nazioni Unite, che calpesta l’unico vero diritto dei bambini: quello a crescere in serenità con una madre e un padre.
I timori del popolo panamense sono stati fotografati da Papa Francesco proprio nel corso del suo viaggio in Polonia, in occasione della Gmg, davanti ai vescovi polacchi: “In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche – ha ripetuto – E una di queste, lo dico chiaramente con ‘nome e cognome’, è il gender”.
Francesco ha quindi riportato a tal proposito le parole che gli ha riferito Benedetto XVI in un recente incontro tra i due: “Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”.
Peccato a cui il popolo panamense vuole opporsi. Panama, cerniera tra le due Americhe, è anche una trincea a difesa della verità dell’uomo.
Flickr - CCEW - Mazur, CC BY-NC-SA 2.0
Panama: la sede della prossima Gmg in trincea contro il gender
Oltre 100mila panamensi sono scesi in strada per contestare un progetto di legge sulla sessualizzazione dei bambini