I nuovi mezzi di comunicazione di massa, il cyberspazio, la rete, i social… Tecnologie avanzate che rischiano di stravolgere il quadro della comunicazione. Questi temi sono stati discussi ampiamente a Cracovia nei giorni dal 12 al 14 maggio, nel corso di un seminario sulla giornata mondiale della Gioventù. Per saperne di più ZENIT ha intervistato don Michel Remery, vice Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), segretario della Commissione CCEE per le Comunicazioni Sociali, nonché research fellow di Liturgia e Architettura presso la Scuola di Teologia Cattolica di Tilburg University. Padre Remery, nato nei Paesi Bassi nel 1973 e per molti anni attivo nel servizio alle parrocchie soprattutto con i giovani, è anche fondatore del progetto multimediale Tweeting con Dio. Di seguito l’intervista.
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Come si è svolto il Seminario di giornalisti europei in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù? Era la prima volta che si riusciva a mettere insieme così tanti giornalisti e portavoce cristiani europei, vero?
Il seminario a Cracovia per i giornalisti, uffici stampa e portavoce da tutta Europa, organizzato dal CCEE, in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, può essere definito un successo. Il seminario intendeva raggiungere un obiettivo concreto: raccogliere e condividere le informazioni in merito alla copertura stampa della Giornata Mondiale della Gioventù che avverrà nel mese di luglio. Abbiamo lavorato a stretto contatto con l’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù e con il Comitato Organizzatore Locale a Cracovia per ottenere tutte le informazioni necessarie per una buona preparazione della copertura mediatica di questo evento da tutta Europa.
Il seminario ha raggiunto anche un secondo obiettivo, strettamente connesso a un livello più profondo della comunicazione: lo scambio tra i giornalisti e i portavoce delle Conferenze episcopali di tutta Europa, nel senso che è servito per creare i contatti tra le persone che lavorano nello stesso campo, e non sempre si conoscevano precedentemente. Così tra le pause dei lavori, le sessioni plenarie e le gite in autobus, i partecipanti hanno fraternizzato tra loro. Si tratta del primo seminario di questo tipo organizzato dal CCEE, e siamo molto soddisfatti del doppio successo della riunione di Cracovia. Anche durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, la CCEE sarà presente per offrire il suo aiuto in vari modi, in particolare alle delegazioni e ai giornalisti provenienti da tutta Europa.
Quali sono, secondo lei, i limiti della comunicazione in campo cattolico? Spesso si è costretti a rispondere alle critiche ed alle accuse. Il mondo secolarizzato sostiene che la Chiesa cattolica è troppo moralista e dogmatica. Cosa bisognerebbe fare per essere più efficaci e brillanti nei confronti della modernità?
Le possibilità di comunicazione oggi sono praticamente illimitate. Come cattolici, abbiamo molti mezzi di comunicazione a nostra disposizione, e credo che abbiamo bisogno di continuare a cercare nuovi metodi e tenere il passo con gli sviluppi tecnologici e sociali al fine di diffondere il messaggio che abbiamo ricevuto da Gesù. Il messaggio cristiano è un tesoro per il mondo intero! Anche se non tutti sono in grado di ammetterlo a se stessi, ognuno vuole sentire buone notizie, un messaggio positivo di speranza, sostegno, conforto, prospettiva, anche al di là della vita che viviamo qui sulla terra.
Spetta a noi diffondere il messaggio positivo della nostra fede, che può cambiare la vita delle persone e portarle dalle tenebre verso la luce. Ovviamente, la comunicazione è più importante degli strumenti che utilizziamo. In ogni caso è rilevante il modo in cui impieghiamo questi mezzi nella diffusione del messaggio cristiano. Sono convinto che il modo migliore per contrastare il modo negativo in cui a volte il messaggio della Chiesa viene ricevuto dalla nostra società europea secolarizzata, risiede nel contenuto del messaggio stesso.
Se non si conosce il grande amore di Dio, è molto difficile capire i precetti morali o dottrinali insegnati dalla Chiesa cattolica. Naturalmente abbiamo il dovere morale di contrastare ciò che sappiamo essere moralmente sbagliato. Ma spesso iniziamo col dire “no” anche prima di parlare del grande “sì” alla vita in tutti i suoi aspetti. Gesù stesso ha iniziato a raggiungere le persone, costruendo un rapporto con loro, andando là dove erano, invitandoli ad abbracciare l’amore di Dio per cambiare la loro vita. Troppo spesso si parte con il messaggio che vogliamo raccontare, invece che con le persone a cui vogliamo comunicare. La vera rivoluzione di cui abbiamo bisogno nella nostra comunicazione è che dovremmo cominciare con la situazione dell’altra persona, con le loro domande, con le loro esigenze, con i loro desideri. Questo è un approccio veramente cristiano!
Dio ama ogni essere umano. Il messaggio cristiano è profondamente umano e può essere compreso da tutti coloro che cercano onestamente di capire la sua origine. Al fine di annunciare e spiegare il messaggio della fede con successo, abbiamo bisogno di iniziare dove stanno le persone. Tutti noi che lavoriamo per la comunicazione del Vangelo sappiamo che nella società contemporanea il messaggio della Chiesa è spesso accolto con scetticismo, critiche e anche accuse. Tuttavia, non vi è alcuna necessità di scoraggiarsi da questo. Abbiamo bisogno di fare ammenda dei nostri errori e cambiare il nostro approccio alla comunicazione. Non dobbiamo avere paura di continuare a diffondere la Parola di Dio a tutti.
Da questo punto di vista Papa Francesco è un grande esempio di come fare. Spesso inizia il suo discorso con un valore comunemente condiviso. Esprime la sua attenzione verso il prossimo, per i poveri, per i senzatetto, per i profughi, o per tutti coloro che sono emarginati in altri modi. E non si ferma qui! Papa Francesco parla continuamente dell’amore di Dio e della necessità per le persone di cambiare il loro modo di vivere. Il Pontefice parla al mondo intero. La nostra sfida come comunicatori cattolici è quella di accogliere le parole del Papa e di comunicarle alle persone che incontriamo nella situazione locale.
In che modo la rivoluzione della rete sta influenzando il mondo della comunicazione? E cosa pensano di fare i cattolici per non subire la potenza del mezzo?
Le novità nella comunicazione on-line possono essere indicate come una rivoluzione. Credo che sia una rivoluzione che può essere di grande aiuto per il nostro desiderio di comunicare il Vangelo. Certo, come accade con tutti gli strumenti che utilizziamo, ci sono alcuni rischi di cui dobbiamo essere consapevoli, e in questo caso dobbiamo limitare le minacce il più possibile. Tuttavia, proprio così come non smetto di guidare la macchina perché potrei un giorno essere ferito in un incidente, non dobbiamo avere paura di usare il grande e il positivo che è offerto da servizi online e Internet. Se vogliamo essere là dove le persone sono, abbiamo anche bisogno di essere presenti nelle diverse piattaforme on-line con il messaggio cristiano. E quando riusciamo a trovare un linguaggio che le persone che frequentano queste piattaforme possono capire, possiamo cominciare a dialogare con loro su ciò che conta veramente nella vita. Sto parlando del messaggio di amore di Dio che è eterno e non cambia. Così come i mezzi di comunicazione e le parole cambiano continuamente, dobbiamo anche cambiare il modo in cui diffondiamo il messaggio eterno. Se non vogliamo essere emarginati, dovremo tenere il passo con gli sviluppi della comunicazione moderna e di farne un buon uso.
Lei è ideatore del progetto di comunicazione Tweeting con Dio attraverso il quale cerca di far conoscere la storia e l’essenza del cristianesimo in maniera moderna, brillante, gioiosa. Può illustrarcelo?
Il progetto Tweeting con Dio intende avviare una comunicazione della fede andando là dove le persone sono, sia offline che online, e di utilizzare un linguaggio e un’argomentazione moderna che possano capire. Si basa su 200 domande sulla fede e la vita dei giovani nell’Europa secolarizzata. Le brevi risposte, i tweet sono state formulate insieme ai giovani, tenendo conto della ricerca, delle ragioni e delle argomentazioni che la teologia e la filosofia hanno da offrire. Il progetto si propone di utilizzare i mezzi che lavorano su più piattaforme. Così abbiamo scritto un libro intitolato Tweeting con Dio, creato una APP, un sito web www.tweetingwithgod.com, brevi video, e una presenza su diverse piattaforme di social media come Twitter, Facebook, Instagram e Snapchat.
L’obiettivo è sempre quello di impegnarsi in un dialogo sulla fede, sulla base delle domande da parte delle persone coinvolte. Quando si avvia una ricerca comune per arrivare una risposta a queste domande, si può essere certi che i partecipanti saranno molto più interessati e coinvolti rispetto a quando le persone devono sedersi ad ascoltare una lezione. L’idea è quella di cogliere il senso delle risposte in modo da scoprire l’amore di Dio per gli umani e per la creazione. E’ come comporre un puzzle: più pezzi avete e maggiori sono le possibilità di vedere l’immagine completa. Ognuna delle 200 domande o Tweets del progetto è come un pezzo del grande puzzle della nostra esistenza umana alla luce di Dio.
Il progetto sta avendo un successo sorprendente. Abbiamo iniziato nel 2014 nei Paesi Bassi e oggi Tweeting con Dio è seguita da persone in oltre 100 paesi. Il libro è attualmente in fase di traduzione in più di venti lingue in tutto il mondo. Il progetto è stato avviato insieme con i giovani, e quelli che gestiscono il progetto sono quasi tutti giovani. E’ interessante vedere che il linguaggio giovanile che usiamo per parlare della fede si rivolge anche a persone di altre generazioni: abbiamo seguaci di tutte le diverse fasce di età. Recentemente abbiamo preparato un programma di preparazione e follow-up per la Giornata Mondiale della Gioventù. Nella mia esperienza, la GMG è un grande successo quando i giovani partecipanti sono ben preparati, e soprattutto quando c’è un progetto di follow-up per quando tornano nei loro paesi. Tweeting con Dio è stato scoperto da un certo numero di paesi, come una soluzione per rispondere in modo adeguato alle tante domande formulate dai pellegrini di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù.
Inoltre, si tratta di un grande aiuto nel collegare l’esperienza unica della GMG alla pastorale quotidiana e della vita ordinaria. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù, saremo presenti con iniziative per il discernimento delle vocazioni, ed altre iniziative che diffonderemo anche nei social network. Facciamo tutto questo con lo scopo di aiutare le persone a conoscere Dio, e provare a collaborare con Tweet con Dio (http://www.tweetingwithgod.com/en/content/author).
Don Michel Petrus Remery - CCEE
Il messaggio cristiano è un tesoro per il mondo intero!
Don Michel Petrus Remery, vice segretario generale del CCEE e fondatore del progetto “Tweeting con Dio”, spiega la comunicazione cristiana