Padre Vincenzo Idà, il primo santo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi  

Monsignor Francesco Milito racconta la figura del fondatore delle Missionarie del Catechismo e dei Missionari dell’Evangelizzazione

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In occasione dell’anniversario della nascita di p. Vincenzo Idà (26 aprile 1909), fondatore delle Missionarie del Catechismo e dei Missionari dell’Evangelizzazione, ZENIT ha voluto intervistare monsignor Francesco Milito, vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi che ha introdotto la causa di Beatificazione e Canonizzazione, la prima nella diocesi calabrese. Partito dalla Calabria per andare ad evangelizzare in Messico, nonostante le precarie condizioni di salute, padre Idà, ha lasciato un segno profondo ed indelebile. Attualmente le sue spoglie si trovano ad Anoia Superiore (RC), nella cappellina interna dell’Istituto delle Missionarie del Catechismo, luogo di continuo ed ininterrotto pellegrinaggio.
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Eccellenza, lei ha introdotto per la prima volta nella Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, una causa di beatificazione e canonizzazione il 15 dicembre 2014. Si tratta di padre Vincenzo Idà, fondatore delle Missionarie del Catechismo e dei Missionari dell’Evangelizzazione.  Una data storica, quindi, per la diocesi e per le comunità fondate dal sacerdote Idà. Come ha vissuto quel giorno?
Con grande trasporto interiore e con molta partecipazione emotiva. Avere in Diocesi una figura così bella e profetica per la quale, nei disegni del Signore per l’introduzione della causa, i tempi mi sono sembrati maturi, è stato molto piacevole. È auspicabile che possa diventare una memoria di santità per la nostra Chiesa. È stata frutto di riflessione e confronto con le fondazioni idaiane. Se è stata un’ispirazione, alla base ho raccolto anche valide convergenze come quella della Conferenza Episcopale Calabra e del Consiglio Presbiterale Diocesano, per non dire la diffusa fama di santità del Padre.
Aveva conosciuto il Fondatore quando ancora non era Vescovo o lo ha scoperto in occasione dell’apertura della Causa di Beatificazione?
Padre Idà m’è sembrato essere non un volto nuovo. Probabilmente l’avrò visto al seminario regionale “S. Pio X” a Catanzaro, in occasione di qualche incontro regionale del Clero calabrese. Però mi sono avvicinato a lui in occasione di un convegno organizzato a Terranova S.M. nel 1994, al quale avevo partecipato. Allora scoprii due realtà eccezionali: l’Effigie lignea del SS. Crocifisso “nero” di Terranova S.M., e la figura di P. Idà. Quando l’attuale Superiore Generale dei Missionari dell’Evangelizzazione, p. Rocco Spagnolo, mi fece pervenire a Catanzaro una copia del libro da lui scritto “Padre Idà Profeta dell’evangelizzazione” nel 2006, gli risposi ringraziandolo ed assicurandogli che l’avrei segnalato nella bibliografia di riferimento agli studenti nelle lezioni di “Storia della Chiesa di Calabria”. Arrivato nella Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, ho potuto conoscere meglio le due Congregazioni (il ramo femminile e il ramo maschile), sentire cose belle da quelli che lo avevano conosciuto e ne servavano ancora vivo il ricordo e poi vedere opere concrete. Così quella conoscenza, prima embrionale, è diventata più ricca e consapevole.
Cosa ha notato nel sacerdote Idà di così eccezionale da essere considerato in odore di santità?
Il profumo di santità si sente quando una persona è viva. Ma lo stesso si propaga anche dopo. Un roseto, come i santi, non smette mai profumare. Utilizzo una frase, a me molto cara, tratta da un antico codice agiografico senese che dice: “i santi imparadisano i luoghi dove passano”. Tanti ricordano p. Idà molto bene, avendo vissuto accanto a lui quando era ancora in vita. Essi avvertono ancora oggi questo profumo per il vivo ricordo che conservano, confermando quella che viene definita “fama di santità”.
Qual è il carisma principale del religioso?
La cosa che mi ha maggiormente colpito è la carica profetica del suo messaggio. La Chiesa ha cominciato a parlare di “nuova evangelizzazione” con S. Giovanni Paolo II, agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, P. Idà molto prima, già negli anni ’50. Ma la cosa bella e portentosa è che la sua storia parte da un’esperienza locale, come sempre, e si estende a livello universale, come il Vangelo. Ed in particolare il fatto che il suo operato è legato alle classi più bisognose della società. Tutto ciò è splendido. Come Gesù che va per i villaggi. Lo Spirito Santo ha soffiato nella terra di Calabria, P. Idà lo ha recepito e per questo la sua figura è “profetica”.
La corona del rosario, l’adorazione, il cilicio, l’ubbidienza alla Chiesa, la passione evangelizzatrice hanno caratterizzato la vita di padre Vincenzo. Queste attitudini sono ancora oggi attuali per seguire Cristo? Possono essere ancora indicate anche ai sacerdoti ai seminaristi e laici impegnati nella Chiesa?
Oggi il cilicio – quello sulle carni – non so se sia ancora portato o consigliato. Certo è che nel nostro tempo esistono cilici mortificanti la carne e lo spirito non meno di quelli che si adoperavano come penitenza volontaria. Resta, invece, un esercizio di pietà per molti è la recita del Rosario, come meditazione quotidiana dei misteri della salvezza, e l’adorazione eucaristica, come prolungamento del sacrificio della messa, nonché l’ubbidienza alla Chiesa, fondamento di ogni autentico operare nella verità. Chi non ubbidisce alla Chiesa fondata da Cristo, si estromette da se stesso dalla Chiesa. Vediamo ora la passione evangelizzatrice. Gesù non ha detto «Ci siamo conosciuti, restate e vivete dei ricordi di me», ma «Andate in tutto il mondo …». Il cristiano di per sé è geneticamente missionario. I sacerdoti, seminaristi e laici impegnati, devono “intessere” di missione la loro vita spirituale per riversarla in quella concreta dell’evangelizzazione.
Ad Anoia superiore (RC) è presente la culla della fondazione e le spoglie di padre Idà. Un luogo, quest’ultimo, di silenzioso e ininterrotto pellegrinaggio. Lei lo ha mai visitato?
Tante volte. E ti dirò: non vado mai ad Anoia se prima non faccio visita alla cappellina dove si conservano le spoglie di P. Idà. In quel luogo prego sempre sia per le due Congregazioni, che in fondo sono l’eredità del Fondatore, sia per tutti i sacerdoti. Perché noi sacerdoti abbiamo bisogno di alti esempi presbiterali, come P. Idà. I santi non vanno mitizzati. Non sono state persone da considerare privilegiate, ma persone che hanno accolto tutto ciò che il Signore ha mandato loro per santificarsi. Chi scorre la vita dei santi non ne trova uno che non abbia avuto momenti e situazioni difficilissimi: con la propria natura umana, con le autorità, con i confratelli… Ho sempre pensato: «Se questo uomo, se questa donna hanno vissuto tali difficoltà ed hanno saputo governarle, ma ti pare che non possa prenderne spunti per me?». Ecco perché da tale prospettiva, quando prego P. Idà, chiedo di aiutare suore e sacerdoti a capire che qualunque cosa possa capitare, si può sempre superare con l’aiuto del Signore. E lo prego per tutta la Diocesi in quanto egli è nostro patrocinatore in cielo.
A Terranova S.M. è presente il seminario dei Missionari dell’Evangelizzazione. Molti dicono sia un’oasi di pace, una presenza importante per tutto il territorio. Lei il 7 dicembre 2013 ha inaugurato la cappellina interna dell’Istituto. Cosa ci può dire di quel luogo e della Comunità?
Terranova S.M. è un luogo privilegiato, di silenzio e spiritualità. Mi sembra di coglierlo dalle strade quasi deserte e silenti. Il territorio, quindi, aiuta. Ed anche la presenza dell’Effigie del SS. Crocifisso aiuta in tutto ciò. Ma in particolare, nei luoghi in cui la vita spirituale ed apostolica hanno un suo epicentro nella vita comune dei Missionari, tutto ciò non può che propagare quanto osservato precedentemente. La presenza si avverte. Più che di seminario – che comporta un’articolata struttura su diversi piani – è un’oasi di discernimento. Là approda chi, colpito dalla spiritualità di P. Idà, viene accolto per verificare se tale spinta proviene dal Signore. Tale discernimento deve essere fatto in luoghi adatti, e Terranova S.M. per questo si presta. Il giorno dell’inaugurazione della cappellina è stato molto bello. Fu scelta la vigilia dell’Immacolata Concezione, in quanto tutte le congregazioni religiose sono affidate alla Madonna. Era necessario che in quel luogo ci fosse quello specifico per la preghiera. Quando si ha la viva presenza del Signore in casa propria, in qualsiasi ora puoi intrattenerti con Lui. La presenza della comunità per la Diocesi è molto significativa!
Cosa farà la diocesi per valorizzare e far conoscere meglio la figura del sacerdote Vincenzo Idà?
La Diocesi deve continuare a portare avanti, e speriamo in tempi piuttosto congrui, il processo di Beatificazione. Questa la priorità. Ci sarà poi la chiusura della Causa. Da questa prospettiva, in particolare nei luoghi dove sono le Case di P. Idà, si può fare tanto. Ogni Fondatore è presentato e fatto conoscere in diversi modi, ma principalmente attraverso l’Operato delle sue fondazioni. La Diocesi ha nei Missionari dell’Evangelizzazione i primi alleati: essi hanno fortemente voluto e promosso la realizzazione di un documentario su P. Idà, mandato in onda a puntate da Tele Padre Pio. Che, grazie alle attuali tecnologie, permette di raggiungere tutte le persone nel mondo intero. Ma ci saranno ancora delle nuove iniziative, che serviranno a mantenere vivo il ricordo ed a far conoscere la figura e l’Opera. Se poi, dall’alto, al Signore piacerà mettere la sua firma, tutto ciò procederà speditamente.

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Domenico De Angelis

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