La pubblicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia avviene in un momento particolarmente critico per la famiglia in tutto il mondo. In modo particolare in Europa e in Occidente, segnati da un turbolento spartiacque antropologico.
In questo contesto, il punto di vista della Chiesa di papa Francesco e quello del laicato cattolico, delle realtà associative e dei giuristi sono stati illustrati ieri sera presso l’Università Europea di Roma, in occasione di uno degli appuntamenti promossi dai Circoli Giovanni Paolo II.
Primo a intervenire nella tavola rotonda Ripartire dalla famiglia per un cammino di speranza, moderata dal rettore dell’UER, padre Luca Gallizia LC, il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il porporato ha subito preso in esame il discusso capitolo 8 della Amoris Laetitia, una ventina di pagine piuttosto impegnative “sia per le tematiche che per la forma espositiva”.
Già il titolo, Accompagnare, discernere e integrare la fragilità, è rivelativo dell’“atteggiamento molto positivo” e costruttivo che il Santo Padre ha mostrato verso le coppie o le famiglie in situazioni “irregolari”, alle quali i pastori sono chiamati ad accostarsi “al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza” ed “identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale” (AL 293).
Si tratta, dunque, di un passaggio che recepisce pienamente la Relatio Synodi, mentre altri aspetti emersi durante l’assemblea sinodale sono stati evidentemente accantonati dal Santo Padre: ad esempio, ogni riferimento alle unioni omosessuali.
Verso le unioni di fatto o nozze civili che seguono il fallimento di matrimoni sacramentali, la Chiesa assume “grande realismo” e tende a “comprendere la situazione”, avendo già alle spalle “una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti” (AL 301).
Vi sono quindi, ha spiegato Coccopalmerio, situazioni in cui chi vive un’unione irregolare non è necessariamente in “peccato mortale”, in quanto possono esservi fattori che “limitano la capacità decisionale”, dovuti all’“ignoranza della norma” oppure dall’impossibilità – nonostante la consapevolezza della bontà di quella stessa norma – “di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa” (AL 301).
D’altra parte, già San Giovanni Paolo II, che pure nella Familiaris consortio, aveva raccomandato alle coppie di divorziati risposati civilmente o conviventi, qualora non fosse stato possibile separarsi per ragioni gravi (es. l’educazione dei figli), l’astensione dai rapporti intimi, propri del matrimonio, ammettendo però quest’ultima era una scelta coraggiosa.
L’esortazione apostolica di papa Francesco esplicitamente afferma: “A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” (AL 305).
Nella relativa nota (351), il Pontefice poi specifica che tale aiuto può essere anche di natura sacramentale, precisando comunque che il confessionale non deve mai essere “una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore”, mentre l’eucaristia “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (Evangelii gaudium 47).
Non potrà mai ricevere i sacramenti, invece, chi, pur consapevole della sua situazione oggettiva di peccato grave, persiste nel non “mostrare alcuna intenzione di cambiare vita”.
In definitiva, la grande “luce” che scaturisce dalla Amoris laetitia è la “conquistata visione della coscienza in linea con l’ermeneutica della persona”, ha quindi concluso il cardinale Coccopalmerio.
È poi intervenuta Emma Ciccarelli, vicepresidente del Forum delle Associazioni Familiari, che ha accennato alle sfide antropologiche in atto, con particolare riferimento alla situazione italiana, dove, ancor più che altrove, si registra un forte scollamento tra “paese reale e virtuale” ed il rischio di una vera e propria “schizofrenia sociale”, con una grande confusione e incomprensione sul tema della famiglia.
Da un lato, si registrano fattori indubbiamente confortanti, quali la possibilità di “riconoscere quanto di bello e di buono c’è in una famiglia” e il desiderio del 60% giovani di mettere su famiglia, confermato peraltro da uno studio dell’Istituto Toniolo. Dall’altro lato, persiste una crisi demografica, cagionata non dalla crisi economica ma soprattutto dalla fragilità delle relazioni affettive. È come se i giovani dovessero fare i conti con gli “aborti dei loro sogni e progetti”, ha osservato la Ciccarelli.
Questo scenario sconfortante è favorito dalla totale inerzia delle istituzioni, a partire dal Welfare che destina ben il 95% delle sue risorse alle pensioni e appena il 5% al sostegno alla famiglia e alla natalità.
Quanto alla politica in senso stretto, è evidente quanto essa sia sbilanciata verso il “paese virtuale” e che, invece di guardare ai numeri e alle autentiche esigenze del paese, vada a rimorchio di mode e tendenze, come quella del gender.
Le stesse unioni civili sono state presentate come una grande urgenza per il paese, quando in poco meno di vent’anni dalla prima simbolica istituzione dei relativi registri nei comuni, appena 2000 coppie di fatto in tutta Italia ne hanno usufruito.
La miglior risposta a questa sfida, ha concluso la Ciccarelli, sarà proprio nel “cominciare a riconoscere quanto c’è di bello nelle nostre famiglie”.
Ha chiuso il giro di interventi il professor Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea di Roma, dove insegna Istituzioni di Diritto Privato. Soffermandosi sulle sfide più propriamente giuridiche nel campo della famiglia, Gambino ha posto in luce l’offensiva alla famiglia così come concepita all’articolo 29 della Costituzione, sia da parte del Parlamento (ddl Cirinnà) che da parte dei tribunali.
Sta sorgendo, ha rilevato il docente, una dottrina esplicitata dalla Carta Europea che tende a “scindere matrimonio e famiglia”, eppure lo stesso ddl Cirinnà, anche dopo lo stralcio della stepchild adoption, è stato unanimamente descritto da giuristi di tutti gli orientamenti come una equiparazione alla famiglia vera e propria tutelata dalla Costituzione.
Con un parlamento che si sta dimostrando molto più legato a “interessi economici ed imprenditoriali” che non agli interessi della famiglia e un contesto culturale palesemente ostile, è ora che, ha concluso Gambino, anche le università inizino ad attivarsi per elaborare “soluzioni” alle sfide antropologiche, evitando così di “subirle”.
Famiglia: perché abortire i sogni dei giovani?
In una tavola rotonda all’UER si studiano soluzioni alle sfide antropologiche attuali. Il cardinale Coccopalmerio dà una chiave di lettura per la Amoris Laetitia nel suo dibattuto capitolo 8