Christ Pantocrator in the Cathedral of Cefalù

Gesù Pantocratore, Cefalù / Wikimedia Commons - José Luiz Bernardes Ribeiro, CC BY-SA 4.0

Il Cristianesimo nella storia e nel nostro tempo

Riflessioni della professoressa Renata Salvarani, al Convegno internazionale “Storia del Cristianesimo e studi storico religiosi: percorsi e apprendimenti”.

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“Riflettere oggi sulla peculiarità della Storia del Cristianesimo, sul suo statuto e sui suoi metodi significa chiedersi qual è il ruolo di questa disciplina nell’università e nella società, di fronte alle sfide del pluralismo e delle dinamiche identitarie nel nostro tempo”.
È la riflessione proposta da Renata Salvarani, docente del’Università Europea di Roma, nel Convegno internazionale “Storia del Cristianesimo e studi storico religiosi: percorsi e apprendimenti”. L’incontro, promosso dalla Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo e delle Chiese e dal Vicariato di Roma, si è tenuto nella Pontificia Università Laternanense.
“Ci chiediamo – ha detto la prof. Salvarani – che cosa può fare emergere, alla luce di eventi e memorie, una analisi storico religiosa dei percorsi seguiti nei secoli dalla società europea, che cosa il Cristianesimo abbia dato a questa società e come lo specifico europeo abbia contribuito a definire una declinazione storica del Cristianesimo stesso”.
“Le ricerche in corso nel contesto internazionale pongono una serie di questioni quanto mai importanti”, ha proseguito, “prima fra tutte si colloca la dialettica fra identità e pluralismo, nelle sue declinazioni storiche, sociologiche, culturali e politiche”. Poi “si pone il grande tema dell’avvicinamento degli studi cristianistici al contesto storico religioso, esposto, da una parte, a resistenze in senso settoriale e, dall’altra, al rischio di riduzionismi comparativistici”.
Il Cristianesimo – ha quindi chiesto Salvarani – “è, in qualche modo, una religione assimilabile alle altre? L’esperienza cristiana si può ridurre al piano religioso sic et simpliciter? O, piuttosto, la sua novità e complessità teologica e, nello specifico, la sua articolata intrinseca dimensione storica rendono necessarie categorie interpretative precipue?”.
Al suo interno è aperta la questione teologica, “non soltanto rispetto al rapporto fra idee di Dio e società, ma anche rispetto a una definizione delle relazioni fra Teologia e teologie, nel loro sviluppo storico”. Altrettanto rilevante, secondo la docente, “è il nodo critico storiografico dell’inculturazione del Cristianesimo nei diversi contesti e quello del suo contraltare: il ruolo del Cristianesimo nella storia dell’Europa e la definizione di un rapporto bilaterale di ‘feconda estraneità’, per cui l’una non può dirsi tale se non riconoscendo l’altro sia come fondamento, sia come corpo estraneo, agente di trasformazione e di rinnovamento nelle diverse epoche”.

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ZENIT Staff

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