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La “diplomazia della misericordia” contro il rischio della guerra

A Roma, un convegno sulla difficile situazione geopolitica che minaccia la pace. Relatori: il presidente del Senato Grasso; il direttore di Civiltà Cattolica, padre Spadaro, e Lucio Caracciolo, direttore di Limes

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Diplomazia della misericordia: questo il titolo del convegno svoltosi il 7 marzo a Roma, presso lo storico palazzo Maffei Marescotti, per approfondire la difficile situazione geopolitica che minaccia la pace. Promotori: mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, e Carlo Colomba, presidente dell’accademia di formazione Infor-Elea.
Occasione dell’evento è stata la pubblicazione di un volume del periodico Limes, caratterizzato da un titolo che pone un interrogativo inquietante: “La terza guerra mondiale?”. Sono intervenuti in qualità di relatori: il presidente del Senato Pietro Grasso, padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, e Lucio Caracciolo, direttore di Limes. Il giornalista Piero Schiavazzi ha coordinato il dibattito.
L’analisi svolta dal presidente del Senato ha preso le mosse dalla constatazione che “è già in atto una Terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. L’azione diplomatica di misericordia – a giudizio di Grasso – è l’unico strumento per opporsi efficacemente ai conflitti che rischiano altrimenti di diventare incontrollabili. È necessario contrastare lo scontro di civiltà “generato anche dalle fobie occidentali”, creando ponti e avvalendosi di personalità autorevoli capaci di sviluppare il dialogo. Papa Francesco possiede questa capacità che esercita “nelle direzioni impervie e nei posti più lontani” proprio nel momento in cui assistiamo “alla dissoluzione dei luoghi politici e alla crisi delle diplomazie, di cui è segno evidente la situazione in cui versa l’Unione Europea”.
Nell’esortare ad un atteggiamento di “prudenza e cautela” riguardo a possibili interventi militari da parte dell’Italia, il presidente Grasso ha definito l’accoglienza dei profughi un “dovere giuridico” finalizzato all’integrazione e alternativo alla cultura dell’indifferenza. Espliciti i riferimenti – nelle conclusioni di Grasso – al magistero del Papa e alle iniziative sviluppate dalla Chiesa per incentivare le modalità di accoglienza.
L’intervento di Antonio Spadaro è stato incentrato sul magistero e le azioni di Papa Francesco, volte a portare nella diplomazia internazionale un contributo di misericordia, per valorizzarne il potenziale dirompente di solidarietà: “La misericordia, per Francesco, si colloca in un percorso drammatico e, al tempo stesso, terapeutico – ha detto padre Spadaro –. La sua visione militante del mondo quale campo di battaglia induce ad identificare la Chiesa come ospedale da campo”. La radicalità di Francesco propone il valore salvifico della misericordia contro l’assenza di giustizia e di libertà. Di conseguenza, anche nei contesti più difficili e nelle situazioni fisicamente più lontane, si può agire positivamente in difesa dei deboli e della pace: “l’oceano di misericordia che, nonostante tutto, inonda il mondo, può avere ragione dei fiumi di miseria che opprimono la realtà”.
“Il realismo non deterministico” del Papa induce a considerare che tutto resta possibile e nulla è perduto”. Questa consapevolezza e questa speranza – ha continuato il direttore de La Civiltà Cattolica – sospingono l’agire di Francesco “senza progetti precostituiti, in un’incompiutezza che viene efficacemente rappresentata dalle immagini delle porte sante che sono sparse nel mondo”.
Il Papa non dà torti né ragioni, ma resta sgomento di fronte alle tragedie, “attento ai segni oscuri dei tempi, per poterli sovvertire”. Francesco invoca un “servizio universale della Chiesa in difesa dei più deboli”. Nulla di più lontano dagli integralismi, ha concluso Spadaro: “La rinuncia a costruire la città di Dio sulla terra porta a conseguenze anche di natura politica con il superamento dei partiti di matrice cristiana. La misericordia scorre come un fiume carsico nello sguardo del Papa e non necessita di muri o dighe difensive”.
Anche per Lucio Caracciolo bisogna ribellarsi all’idea della guerra come necessità storica: “occorre superare le ideologie apocalittiche”, andando oltre gli schematismi ideologici e persino “oltre l’Occidente”. L’azione del Papa va appunto in tale direzione. “Abbiamo aggiunto un punto interrogativo nel titolo del nostro volume (La terza guerra mondiale?) perché – ha sottolineato Caracciolo – la guerra può essere evitata e dipende solo da noi. Questo è l’insegnamento di Papa Francesco, che coinvolge credenti e non credenti e ha molta presa sui giovani”, ha concluso il direttore di Limes.
Un approccio diverso e tuttavia coincidente è stato offerto da Carlo Colomba: “la misericordia può tradurre la compassione in azione e anche in attività aventi rilievo economico, capaci di diventare strumenti di sviluppo e di miglioramento della vita di moltissime persone. Un’adeguata attività di formazione può spingere in tale direzione”.
Al termine dell’incontro, mons. Liberio Andreatta, nel rendere gli “onori di casa” a nome dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che ha sede nel palazzo Maffei Marescotti, ha donato al presidente Grasso un mattone della porta santa di San Giovanni in Laterano quale simbolo e auspicio per chi “detiene particolari responsabilità”.
Oltrepassare i confini attraverso la misericordia può, e deve, essere opera di tutti, ha ricordato mons. Andreatta citando la bolla di indizione del Giubileo straordinario. La misericordia, nel trasmettere un “valore che va ben oltre i confini della Chiesa”, può essere in grado di spronare una diplomazia profetica. Contro la rassegnazione alla guerra valgano le ispirate parole di Papa Francesco pronunciate durante la recente visita nello stato messicano del Chiapas: “L’alba sopraggiunse sopra tutte le tribù riunite. La faccia della terra fu subito rischiarata dal sole”.

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Giuseppe Castelluzzo

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