Un abate chiamato Solmirè, era rigido osservante delle regole monastiche e famoso educatore e formatore di giovani religiosi. Alle 10.30, ogni mattina, dava ai novizi la possibilità d’uno spuntino a base di frutta o marmellate.
Quella mattina, essendo lui assente, i giovani religiosi affamati non videro né frutta né marmellata. La fame però, anche in quel mattino, si era presentata con tutta la sua forza.
Alberico, decano del gruppo e per fortuna intelligente e furbo, avvertendo dallo stomaco suo e di tutti la musica della fame insistente e crescente, chiamò gli altri sette a raccogliersi all’ombra del pero del giardino.
Raccontò che un santo bacchettava, pur delicatamente, certe piante fiorite dicendo: “Tacete, tacete…perché mi rimproverate con i vostri fiori e con la vostra bellezza profumata”. Tanto batteva che i fiori cadevano e da terra venivano raccolti per l’altare.
Turino, imparata la lezione, con una lunga asta in mano si girò di scatto verso i rami del pero, grondante di pere mature. Sapeva bene che il maestro permetteva di mangiare i frutti solo se raccolti da terra.
Si mise a percuotere i rami ripetendo le parole del santo: “Tacete, tacete perché…”. Non aveva ancora finito la frase che tutti e sette i novizi già avevano raccolto da terra le pere necessarie per lo spuntino.
L’educatore, sopraggiunto nel frattempo, vide la scena e sentenziò: “Bella la lezione del pero, caro Turino. Ti rivela il modo cristiano di amare il prossimo: lui ti percuote? Tu gli rispondi con il perdono, che è il tuo frutto migliore”.
Ciao da p. Andrea
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Il pero cristiano
Il modo cristiano di amare il prossimo: lui ti percuote? Tu gli rispondi con il perdono, che è il tuo frutto migliore