Everyday family

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Il Parlamento tra la famiglia di carta e la famiglia di Dio

L’equiparazione di qualsiasi unione civile, omosessuale o eterosessuale, rischia di colpire al cuore l’equilibrio sociale del paese, aprendo la strada a false attese umane

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Il titolo e i temi di fondo di questa odierna riflessione sulla famiglia, in un tempo in cui il parlamento italiano rischia di snaturare la sua origine vocazionale, trae spunto dalle dichiarazioni del Pontefice all’incontro con i giudici della Sacra Rota e dalla lettura dell’interessante recente libro, Tau editrice, scritto dal giovane sacerdote calabrese, Giuseppe Comi, La famiglia: verità di carta o verità di vita?.
Il tutto alla luce della centralità che la Dottrina Sociale della Chiesa assegna all’unione in matrimonio tra uomo e donna. Dopo le parole di Papa Francesco sulla famiglia i margini, per presentare il ddl Cirinnà come un normale atto parlamentare, in linea con il sentimento del Paese, credo si siano ridotti al lumicino.
Chiariamo subito che oggi non sono in discussione i diritti individuali di chi liberamente voglia vivere forme di convivenza anche tra persone dello stesso sesso, ma il concetto essenziale che sta alla base della famiglia naturale. Il Santo Padre, senza mai entrare nel dibattito in corso, rispettoso della dinamicità del confronto democratico, è stato tuttavia chiaro e diretto nel proclamare la verità biblica e di natura in riferimento alla disputa in questione: “…non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione. La precisazione è arrivata a ridosso della settimana in cui si discute al Senato il DDL Cirinnà e a Roma si attendono circa un milione di persone per il Family Day di sabato prossimo.
La libertà individuale e collettiva, la volontà umana, le leggi licenziate e le nuove attestazioni di diritto non possono non tenere conto della verità oggettiva dell’universo, pilastro ontologico dell’armonia del creato e di ogni relazione personale e sociale. Qualsiasi nuova forma di diritto non può e non deve trasformare la realtà obiettiva, specie se riguarda temi etici sensibili, nel sottotitolo di una qualsiasi volontà dell’uomo, magari assunta a colpi di maggioranza.
Minare la natura della famiglia è un atto profondamente sbagliato, che tende a rafforzare la continua immersione dell’uomo nel mare non certo limpido del relativismo attuale. La Dottrina Sociale, punto di riferimento per noi cattolici sulle articolate questioni esistenziali, apre la mente e il cuore di ognuno indicando la famiglia come prima e unica società naturale. Al punto 211 si legge: “Illuminata dalla luce del messaggio biblico, la Chiesa considera la famiglia come la prima società naturale, titolare dei diritti propri e originari e la pone al centro della vita sociale.
Considerare qualsiasi forma di unione civile, omosessuale o eterosessuale, alla stregua della famiglia naturale, come tra l’altro è sancito dalla Costituzione Italiana, all’art. 29 (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”), significa da una parte colpire al cuore l’equilibrio sociale del Paese; dall’altra sostituirsi alla volontà eterna di Dio, aprendo la strada a false attese umane. La partita in Parlamento non è quindi solo politica, ma va oltre, perché si presta a snaturare il disegno di Dio e impone, specie con l’apertura alle adozioni a coppie dello stesso sesso, strade pericolose.
All’orizzonte conseguenze reali che, nel prossimo futuro, potrebbero aprire ad una stagione sociale ambigua, annullando di fatto, tramite l’uso del laboratorio, l’impegno stabile e disponibile alla procreazione, vissuto dal rapporto d’amore tra un uomo e una donna unitisi in matrimonio. I figli, ha affermato il cardinale Bagnasco, non sono un diritto per nessuno. Ci troviamo tra l’altro un momento delicato per la famiglia, che già vive per responsabilità diretta di noi credenti un tempo di malessere diffuso. Nella prefazione del libro citato in apertura, curata dal teologo Mons. Costantino Di Bruno, si parla in proposito della ormai concreta possibilità di legare la famiglia ad una verità di carta, stralciando la sua diretta provenienza da una essenziale verità di vita.
Già da tempo, con un cristiano che sempre di più opacizza la sua fede, ricorda il teologo, ogni azione umana si predispone a perdere il suo sigillo originale. “Se il cristiano è di carta, anche la famiglia non può essere che di carta. Si cura magari all’inverosimile la parte burocratica, le cosidette carte matrimoniali, ma si omette spesso di prepararsi al senso alto che un’unione consacrata rappresenti per la propria esistenza e per la collettività che la riceve. Prosegue il sacerdote: “Infatti le carte sono perfette, nulla manca. I registri attestano che tutto è stato fatto secondo le regole della carta. Poi è il fallimento, lo sfacelo, il divorzio, l’adulterio, la frantumazione del progetto di Dio.
Se oggi, al danno che noi cristiani cagioniamo alla natura del matrimonio, si affianca il tentativo, non troppo velato, di dare un colpo mortale all’ordinamento originario della famiglia, significa che l’essere umano si arroga ormai il diritto di intaccare la sacralità della vita, attraverso norme dettate da una pura volontà personale e da una verità esclusivamente soggettiva. Continuando a scorrere tra i capitoli della DSC leggiamo al punto 216: “Nessun potere può abolire il diritto naturale al matrimonio, né modificarne i caratteri e le finalità. Il matrimonio, infatti, è dotato di caratteristiche proprie, originarie e permanenti.
È chiaro il riferimento ad una istituzione, quella matrimoniale, non puramente umana, nonostante i mutamenti subiti nel tempo, ma iscritta nella natura stessa dell’uomo e della donna, come sono venuti fuori dalla mano del Creatore. Nessuna legge dell’uomo, e mi auguro che lo capisca il Parlamento italiano, espressione tra l’altro di una maggioranza che a parole si professa cattolica, si può permettere il lusso di non rispettare tale dignità nelle sue caratteristiche specifiche. Esse vanno ben salvaguardate di fronte ad ogni tentativo di stravolgimento. Il ddl Cirinnà va, perciò, profondamente modificato, perché non custodisce la famiglia, ma ne cambia i connotati essenziali.
Il Parlamento non si discosti dal dettame del Libro della Sapienza, tutto proteso a portare alla somma grazia, saggezza, verità, giustizia, tutto ciò che ci è stato affidato, senza deturparne il significato costitutivo. Con un po’ di buona volontà, si potrà approvare una legge che consenta, a chi per libera scelta decida di formare una unione diversa dalla famiglia naturale, il riconoscimento di quei diritti individuali, necessari a scongiurare ogni forma di discriminazione sociale corrente. Nello stesso tempo sarà “cosa buona e giusta” evitare di mettere in discussione il ruolo della famiglia, quale cellula vitale e insostituibile per l’equilibrio e l’armonia della società nel suo insieme. Una famiglia non di carta, ma una famiglia così come voluta da Dio rimane la sola autentica garanzia, per il progresso di tutti gli uomini credenti e non, di destra, sinistra o centro.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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