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M5S: alleato inaspettato contro le unioni civili?

Il Pd propone ai “centristi” un’alternativa alla controversa “stepchild adoption”. E si guarda anche a convergenze extra-coalizione di Governo, ma i 5Stelle potrebbero riservare sorprese…

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L’adozione di minori. Il nodo intorno al ddl Cirinnà sulle unioni civili, che il 26 gennaio sbarcherà al Senato, si stringe intorno a questo tema. La conferma emerge anche dal Consiglio dei Ministri che si è tenuto stamattina, il primo del 2016. Il Nuovo Centrodestra, per bocca del suo leader, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ha espresso una posizione chiara sul tema: “Vogliamo che l’utero in affitto diventi un reato universale. E che venga punito con il carcere. Proprio come succede per i reati sessuali”.
“La stepchild adoption – ha rincarato la dose Alfano in un’intervista ad Avvenire – rischia davvero di portare il Paese verso l’utero in affitto, verso il mercimonio più ripugnante che l’uomo abbia saputo inventare”. Ma non c’è solo il Nuovo Centrodestra a scagliarsi contro lo stepchild adoption. Pure all’interno del Partito Democratico non mancano i pareri discordanti riguardo l’art. 5 del ddl Cirinnà, che consente anche alle coppie omosessuali di adottare il figlio, sebbene adottivo, del compagno.
È per questo che al Nazareno si sta lavorando al fine di trovare una soluzione mediana, di compromesso. Gli indizi portano al cosiddetto “affido rafforzato”. Si tratta di un affido che verrebbe disposto in una forma speciale, non per due anni come previsto dalla legge attualmente in vigore ma fino al compimento della maggiore età. L’affido rafforzato sarebbe disposto dal Servizio Sociale e diventerebbe esecutivo per decisione del giudice tutelare. Cambiano dunque i termini e alcuni aspetti di contorno, ma anche in questo caso verrebbe concesso agli omosessuali di adottare un minore.
La conduzione della trattativa su questo punto – come emerso stamattina – potrebbe essere affidata a Maria Elena Boschi, la quale si è più volte espressa a favore del ddl Cirinnà. Accogliente nei confronti della soluzione “affido rafforzato” si è detto Fabrizio Cicchitto, di Ncd,  dicendo che “vanno approfonditi e non escluse pregiudizialmente” gli “accenni fatti da alcuni senatori del Pd su ipotesi dell’affido”. Non la pensa così il suo collega di partito Maurizio Sacconi, che ha già fatto recapitare ai vertici di Governo il suo “no” all’affido rafforzato ricordando che “il nodo divisivo, prima che negli istituti formali, è nel diritto del minore a crescere in un contesto di differenza di genere”.
Dello stesso avviso è Carlo Giovanardi, fuoriuscito di Ncd ed oggi senatore di Popolari per l’Italia, il quale ritiene che nella maggioranza di Governo si stiano proponendo “imbrogli e bugie” per “spalancare la porta a quanti andranno a comprarsi il figlio all’estero”. Il presidente del suo partito, Mario Mauro, va giù ancora più duro. Come riferisce Il Giornale, Mauro ha fatto appello ai parlamentari di Ncd a “far cadere il governo prima” dell’approvazione del ddl Cirinnà, rigettando così ogni ipotesi di compromesso.
Per ora, però, a Palazzo Chigi proseguono le trattative. Un’idea più chiara sulle strategie del Pd si avrà forse il 18 gennaio, dopo la direzione nazionale del partito convocata da Matteo Renzi. Lo stesso presidente del Consiglio si è già espresso in modo eloquente, facendo sapere che una soluzione va trovata, perché “mi vergogno – ha detto – di stare in un Paese che non ha una legge del genere”.
Ad oggi, vista la posizione oscillante del Ncd e la netta chiusura di Popolari per l’Italia all’affido rafforzato, nel Pd si sta pensando anche a convergenze su questo ddl che siano estranee alla maggioranza di Governo. Si guarda persino in Forza Italia, dove si andrà al voto “secondo coscienza”, ribadiscono da Palazzo Grazioli. È così che una parte degli “azzurri”, Maurizio Gasparri in testa, è nettamente contraria alle unioni civili. Al contrario, una fazione liberal capitanata da Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, si dice favorevole.
Favorevole è senz’altro tutta la pattuglia di Sel-Sinistra italiana, così come teoricamente lo sono gli esponenti del Movimento5Stelle. Non è da escludere, tuttavia, come sta trapelando in queste ore, che sfruttando il segreto dell’urna, i “grillini” possano decidere di votare contro. Ma non per un moto di coscienza a favore dell’unicità del matrimonio naturale, bensì per un mero calcolo politico. Votando contro questo ddl, promesso a più riprese dal Pd ai suoi elettori, il M5S infliggerebbe senz’altro un duro colpo al Governo.

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Federico Cenci

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