Dopo la riconquista di Ramadi, l’esercito iracheno sta lanciando la sua offensiva a Mosul. Il premier Al Abadi ha promesso che il 2016 sarà “l’anno della vittoria finale”. Auspicio condiviso, sia pure con cautela, dal vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni.
La pace, però, ha puntualizzato il presule in un’intervista alla Radio Vaticana, dovrà essere fatta “per il bene degli iracheni” ma anche per quegli “sciocchi” che hanno lasciato il loro paese “e sono venuti qui a uccidere la gente”.
Augurandosi che i cristiani iracheni possano tornare “in pace nei loro villaggi”, monsignor Warduni ha preso atto che a Mosul e nella Piana di Ninive, la situazione è “più difficile” che a Ramadi.
La provincia di Mosul, ha denunciato il vescovo ausiliare, è stata conquistata “in poche ore” dallo Stato Islamico “perché c’erano tanti traditori”. Di fronte a tale scenario “ci vorrà un miracolo oppure una grande forza che venga in aiuto da parte di altre nazioni, dall’Europa o dall’America”, ha detto.
Attualmente gli abitanti di Ramadi, di Falluja e di altre località sono dispersi “qua e là nei campi, in una situazione terribile” che “viene da piangere solo a guardare”, ha commentato Warduni, che due settimane fa ha fatto visita ai rifugiati.
“La guerra è del diavolo, quelli che vogliono la guerra sono diavoli, non hanno coscienza, non hanno intelletto, non hanno spirito!”, ha affermato il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad.
Il timore di monsignor Warduni, condiviso da molti, è che a Ramadi possa consumarsi una vendetta contro quanti hanno collaborato con lo Stato Islamico: “Speriamo che il governo mandi persone veramente sagge”, ha detto a tal proposito.
“Un altro problema – ha aggiunto – è che Ramadi è stata quasi distrutta e anche per sostenere le persone che hanno perso la casa, che hanno perso tutto, ci vuole una saggezza fondata certamente su Dio”.