La paura indebolisce, il dubbio acceca… la fede illumina

Troppe volte non apriamo la porta a Gesù, nel timore di fare ‘brutta figura’. Anche quando è Lui ciò che più desideriamo

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Quando ero piccola, avevo paura del buio. Entravo nella mia camera e accendevo subito la luce per il timore che, sotto il letto, qualcuno potesse essersi nascosto. Poi, una volta sotto le coperte, mi coprivo fin sopra la testa ed il leggero peso della trapunta mi rassicurava.
Ora che sono grande, ho paura del buio che è dentro di me. Quel buio che mette in risalto solo le tue mancanze. Capita solo a me?
Vorrei essere sempre generosa, ma poi mi assale quell’egoismo ancestrale che mette dei muri che non desidero.
Vorrei essere serena riguardo al futuro, ma poi il timore di ciò che potrebbe accadere si fa largo nella mia mente, senza chiedere neanche il permesso di entrare.
Vorrei riuscire a portare a termine i propositi fatti ma poi la mia fragilità li interrompe nel bel mezzo.
Mi ero ripromessa di essere un po’ “più”… e mi ritrovo ad essere un po’ “meno”.
Il buio, quando siamo grandi, è quell’oscura onda nera che entra nel nostro mondo interiore, togliendoci il sonno tranquillo e la forza rigenerante.
Ma la vigilia di Natale, a casa di mia madre, ho letto un libriccino piccolissimo.
Era appoggiato sul tavolo della cucina ed ho iniziato a sfogliarlo. Così, giusto per fare. Ma aneddoto dopo aneddoto, non sono riuscita più a staccarmene.
Si intitola Detti e Aneddoti; è una raccolta di storie vere capitate a Madre Speranza ed a chi ha avuto la fortuna di starle vicino.
Racconta una ragazza che un giorno, turbata per alcuni pensieri che le erano venuti in mente, non era andata a fare la Comunione e diceva tra sé: “Gesù, quanto mi dispiace, oggi non ti posso venire a ricevere, però chiederò alla Madre il permesso per andare in Parrocchia, lì mi confesserò e farò la Comunione.
All’improvviso Madre Speranza le si avvicina dicendo: “Vai pure a fare la Comunione, che Gesù vuole venire in te.
Dopo la Comunione la Madre la chiama e le dice esattamente quello che aveva pensato.
E la ragazza, piena di stupore e di gioia, esclama: “Madre, nella mia vita, dopo lo sguardo di Gesù c’è quello suo che mi segue. La Madre prontamente risponde: “No, prima c’è quello della Madonna e poi il mio.
Leggevo e pensavo all’intenso desiderio di Gesù di “venire in noi”.
Gesù vuole… noi un po’ meno. Non perché non lo vorremmo. Anzi.
Chi rifiuterebbe di aprire la porta di casa al Gran Re dell’universo che dice da dietro l’uscio: “Stasera vorrei cenare con te. Posso? Se libero?.
Libero Signore? Liberissimo!
È che poi… poi è una frazione di secondo. In men che non si dica, l’entusiasmo iniziale viene sopraffatto dalla preoccupazione: “Oddio! Ho la casa che è un macello. Ed ora che figura ci faccio?”.
Allora cominciamo ad urlare verso la porta: “Arrivooo! Ecco che apro la porta!”, mentre, correndo come pazzi, iniziamo a mettere a posto i cuscini rimasti per terra, le tazze della colazione ancora sul tavolo, i panni da stirare ammucchiati in cucina…”.
E mentre noi siamo prigionieri dell’ansia da prestazione, Gesù è lì che attende sull’uscio della nostra anima, pazientemente consapevole delle nostre preoccupazioni fuori luogo. Vorrebbe gridarci: “Guarda che lo so che la tua casa è in disordine. Stai tranquillo: apri che per me non ci sono problemi”, ma sa che noi non lo prenderemmo comunque in considerazione. A quel punto, infatti, siamo indeboliti dal timore di far brutta figura, il dubbio di non essere degni ci acceca e non ci accorgiamo che stiamo togliendo tempo prezioso a ciò che vorremmo di più; cenare con Lui.
Noi avvertiamo il buio che è in noi e lo vorremmo perennemente nascondere; Gesù invece non lo teme e vi entra. Anzi, cerca qualsiasi via per farsi largo e portare la sua Luce.
Noi siamo istintivamente portati a vedere Gesù nei santi, nelle vite che anelano alla perfezione, negli ambienti spiritualmente promossi come “buoni” e facciamo una grande fatica ad immaginarLo dove luce non c’è. Eppure è proprio lì che Lui è.
Così ieri pomeriggio, immersa nelle parole di Gesù per quella ragazza timorosa di fare la comunione (“Io voglio venire dentro di te”), ho pensato: “Non devo temere il buio!”.
Ognuno di noi ha qualche “buio” che teme. Gesù nasce proprio lì.
Quando siamo angosciati, preoccupati, indifesi, soli, tristi… lì Gesù vuol venire!
Quando ci sentiamo disgustati da noi stessi o dalla vita… proprio in quel buio Gesù vuole entrare.
Dove l’ingiustizia prevale, la povertà avvilisce gli animi, la violenza trasforma in bestie, dove i più deboli fra i deboli sono stati lasciati soli ed indifesi, dove i benpensanti guardano e giudicano disgustati senza alzare un dito… Gesù lì nasce con ancor più desiderio divino.
Madre Teresa ha detto: “È natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza”.
E quindi non temiamo il buio in noi. La notte che vorrebbe non andarsene mai.
Oggi, 28 dicembre, dopo il Natale di Gesù, è arrivato il tempo del nostro Natale.
Durerà altri 362 giorni.
Prima di essere la fragile, contraddittoria, insicura donna che vedo tutti i giorni, sono figlia di Dio.
Siamo figli di Dio.
[Fonte: www.intemirifugio.it]

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Maria Cristina Corvo

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