Un messaggio di Natale che è in primo luogo un appello alla pace, non come “mera assenza di guerra” ma come segno della “unione” e di “riconciliazione con Cristo, fonte di pace per il mondo intero”.
L’arcivescovo maggiore di Kiev, monsignor Sviatoslav Shevchuk, capo del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, si è soffermato sulle “grandi sofferenze” che sta patendo il suo paese, ricordando che “la pace è una delle espressioni principali dell’amore di Dio per il suo popolo”.
Commentando la fine del secondo anno di guerra, Shevchuk ha ricordato come esso sia trascorso “con l’aiuto di Dio”, tra “pene incommensurabili, sangue e lacrime”.
La tragedia che si sta consumando in Ucraina, ha indotto il popolo a “ripensare il valore ed il significato delle parole pace, misericordia, coraggio, umanità e responsabilità”.
Un atteggiamento, ha aggiunto l’arcivescovo, che “si trova radicato nella preghiera, con la quale, tutti insieme, continuiamo ad implorare Dio perché ci doni la pace”.
Shevchuk ha poi denunciato la “corruzione” e la “mancanza di un’efficace gestione politica” nel paese, che, però, non devono scoraggiare la solidarietà e la “compassione nei confronti del prossimo”, a partire dai “soldati al fronte” e da coloro che “hanno perso familiari ed amici a causa del conflitto”.
Un appello è infine rivolto affinché nell’Anno Santo della Misericordia, “le porte di ogni casa possano diventare le porte della misericordia del Signore” e gli ucraini accolgano “i rifugiati, i poveri ed i sofferenti”, dando così “il benvenuto nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità al Figlio di Dio, fonte della pace”.