“L’espressione Colui che è […] – afferma San Tommaso – è il nome più proprio di Dio”1. Infatti Dio è propriamente l’Essere assoluto, che, in quanto tale, è capace di donare l’essere agli enti, cioè di essere la causa efficiente dell’ente comune, perché “l’ente nella sua universalità – scrive il Filosofo – è l’effetto proprio della causa suprema, cioè Dio”2.
Dio, essendo colui che dona l’essere agli enti non dipende da nessuno, è “causa di se stesso” (causa sui)3, a differenza degli enti il cui essere dipende dalla loro composizione, ma Dio essendo assolutamente indipendente non è composto, quindi è semplice.
Scrive in proposito il Filosofo:
“Colui che conferisce l’essere a tutti gli altri, per quanto concerne l’essere stesso non può dipendere da nessun altro; infatti chi per esistere dipende da un altro, deve ricevere l’essere da lui, e non può certamente essere colui che dà l’essere a tutti gli altri. Ma Dio è colui che conferisce l’essere a tutti; quindi il suo essere non dipende da altri. Ma l’essere d’ogni composto dipende dai suoi componenti: togliendo i componenti viene meno il composto sia come idea sia come cosa. Quindi Dio non è composto. Inoltre, colui che è il principio primo dell’essere lo possiede in modo eccellentissimo, perché ogni cosa è presente in maniera più eccellente nella causa che nel causato. Ma il modo più eccellente di possedere l’essere è quello per cui una cosa è identica all’essere. Quindi Dio è l’essere, mentre nessun composto è l’essere, perché il suo essere dipende dai componenti e nessuno dei componenti è l’essere stesso. Dunque Dio non è composto. Ciò dev’essere ammesso assolutamente”4 .
Il concetto di Dio, cioè di Essere assoluto, è quindi semplice a differenza da quello di ente che, come abbiamo visto5, è composto da due significati distinti e connessi tra loro: “ciò che” e “è”.
Ciò che denota la cosa e l’essenza di questa, mentre l’è si riferisce all’esistenza o all’atto di essere della cosa.
Negli enti mondani si riscontra una distinzione reale tra la sostanza, l’essenza e l’atto di essere di un ente: un albero è una sostanza, che viene determinata dalla sua essenza di albero e attuata dal proprio atto di essere, e sostanza, essenza, atto di essere non si identificano tra loro, ma si diversificano realmente.
In Dio, invece, essendo l’Essere assoluto, quindi puro Essere, c’è perfetta identità di sostanza, essenza, atto di essere, per cui si deve affermare che Dio è l’Essere per sé sussistente, Ipsum esse per se subsistens.
I nomi che si possono attribuire a Dio, cioè i suoi attributi, sono dedotti logicamente da questo attributo fondamentale: Essere per se sussistente.
L’Essere per sé sussistente, escludendo ogni forma di composizione, è , come è stato detto prima, assolutamente semplice.
L’Essere assoluto è semplice, Egli è l’assoluta semplicità; è quindi impossibile che sia presente in Lui alcuna forma di composizione, prima fra tutte la composizione di atto e potenza: l’Essere assoluto, assoluta semplicità, è Atto puro.
Essere assoluto = Essere per sé sussistente = Semplicità assoluta = Atto puro.
Gli enti del mondo sono composti, e ogni “composto – scrive Barzaghi – implica potenzialità”6, infatti il legame esistente tra la forma sostanziale e la materia prima che costituisce gli enti corporei è un rapporto di atto e potenza, in quanto la materia, di per sé indeterminata, è in potenza rispetto alla forma che la determina e fa sì che un ente sia quello specifico ente: un albero sia un albero, un gatto un gatto.
Lo stesso discorso si può fare riguardo al rapporto essenza-atto di essere, che è costitutivo di ogni ente reale. L’essere non fa parte dell’essenza di nessun ente, perché ogni ente non è l’essere, ma ha l’essere, cioè lo riceve, e lo può ricevere perché ha la capacità cioè la potenzialità di ricevere, quindi l’essenza sta all’atto di essere come la potenza sta all’atto.
Dio essendo assolutamente semplice, o, meglio, essendo la Semplicità per sé sussistente, non è composto di materia (potenza) e forma (atto), quindi è pura Forma e ed è assolutamente incorporeo7. Inoltre, la sua essenza si identifica con il suo essere, perché non è composto di essenza (potenza) e di essere (atto) come negli enti mondani8.
Dio, afferma San Tommaso, “è del tutto semplice. […] Infatti, dato che in Dio non vi è composizione alcuna – non quella di parti quantitative, non essendo egli un corpo; né quella di forma e materia; né distinzione tra natura e supposito; né tra essenza ed essere; […] né di soggetto e di accidente -, è chiaro che Dio non è composto in alcun modo, ma è del tutto semplice”9.
Dio, in quanto Semplicità assoluta, oltre a non essere composto in se stesso, non entra in composizione con il mondo, per cui è la Trascendenza10.
Scrive in proposito Van Steenberghen:
“Egli non è l’anima del mondo,[…] né il principio formale di tutte le cose […], né la materia prima universale […]. Egli è perfettamente distinto dalle sue creature come la causa è distinta dai suoi effetti. In breve, tutte le forme di panteismo sono rigettate”11.
L’attributo della semplicità, anche se espresso con termine positivo, è concettualmente di carattere negativo, infatti semplice significa non-composto.
Come vedremo, hanno un significato negativo anche i seguenti attributi: perfezione, infinità, unità, unicità, bontà, immutabilità, eternità12.
Dio, essendo la Semplicità assoluta, l’Atto puro, l’Essere per se sussistente, è totalmente realizzato in se stesso, “non perfettibile, non in potenza”13, quindi è assolutamente perfetto, conseguentemente tutte le perfezioni che si ritrovano negli enti mondani sono presenti in lui in modo assoluto.
Afferma in proposito San Tommaso:
“[…] Dio è lessere stesso per sé sussistente: da cui la necessità che egli contenga in sé tutta la perfezione dell‘essere. È chiaro, infatti, che se un corpo caldo non ha tutta la perfezione del caldo, ciò avviene perché il calore non è partecipato in tutta la sua perfezione; se però il calore fosse per sé sussistente non gli potrebbe mancare nulla di ciò che forma la perfezione del calore. Ora, Dio è lo stesso essere per sé sussistente: quindi nulla gli può mancare della perfezione dell‘essere. Ma le perfezioni di tutte le cose fanno parte della perfezione dell‘essere, essendo le cose perfette a seconda che partecipano dell‘essere in una data maniera. Dal che segue che a Dio non può mancare la perfezione di alcuna cosa. E anche a questa ragione accenna Dionigi [De divinis nominibus, 5] quando dice che Dio «non è esistente in una qualche maniera, ma in modo assoluto e illimitato precontiene in sé uniformemente tutto l‘essere». E poco dopo aggiunge [ibidem., 5, 1, 8] che «Egli è l‘essere di quanto sussiste»” .
(La sesta parte seguirà l’anno prossimo. La quarta puntata è stata pubblicata sabato 19 dicembre)
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NOTE
[1] San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I, q. 13, a. 11.
[2] Ibidem, I-II, q. 66 a. 5 ad 4.
[3] Causa di se stesso significa che Dio è l’Assoluto, e non dipende quindi da nessuno, e non vuol dire, contraddittoriamente, che è causa e effetto di se stesso.
[4] San Tommaso d’Aquino, I libro del Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, d.8, q. 4, a. 1.
[5] Vedi articolo Dal mondo a Dio. L’originalità della metafisica di San Tommaso d’Aquino.
[6] G. Barzaghi, Dio e ragione, cit., p. 94.
[7] Cfr. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I, q. 3, a. 2.
[8] Cfr. ibidem, I, q. 3, a. 4.
[9] Ibidem, I, q. 3, a. 7.
[10] Cfr. F. Van Steenberghen, Le thomisme, cit., p. 37.
[11] Ibidem, p. 37-38.
[12] Cfr. ibidem, pp. 37-40.13]
[13] Ibidem, p. 38.
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Dal mondo a Dio (Quinta parte)
I nomi di Dio. Semplicità, Perfezione